1994 settembre 25 Pronti a tutto per un Tg
1994 settembre 25 Pronti a tutto per un Tg
C’è un governo, espressione di una maggioranza elettorale; su questo non ci piove, Berlusconi, Fini
e Bossi hanno vinto, dunque governano.
I guai cominciano dai contenuti, legge per legge, scelta su scelta, per la semplicissima ragione che
quella maggioranza elettorale non è anche una maggioranza politica. Fenomeno naturalissimo, che
non dovrebbe scandalizzare nessuno se soltanto si riflettesse un centesimo di secondo su quanto
accaduto in pochi mesi.
Questo governo mette assieme tre storie senza parentela alcuna. Berlusconi che raccoglie l’eredità
del vecchio centro imbalsamato dalla Dc e dal Psi. Bossi che proprio quel centro aveva colpito a
morte. Fini che addirittura viveva come in un’altra repubblica.
Fini ha più pazienza di tutti perché è quello che ci ha guadagnato di più, uscendo per la prima volta
dalla storia (un macigno) per entrare nella politica (un battesimo). Bossi diventa matto perché vede
governare troppi Mastella che pensava di aver sconfitto. Berlusconi rischia la crisi di nervi perché,
estraneo tanto all’emarginazione (Fini) quanto alla protesta (Bossi), sogna un consiglio di
amministrazione più che un consiglio dei ministri: è in carne ed ossa l’erede della governabilità con
il piglio di chi ha costruito il successo partendo dal business.
Da ciò deriva il rodeo in atto attorno alla Rai, nonostante la scarsa attenzione degli italiani. Per un
telegiornale si è pronti a tutto non avendo nient’altro su cui contare.
Altro che poteri forti. Oggi i poteri sono soltanto gasati, precari, più in rotta di collisione che attenti
alla bussola. Nella ricerca del consenso popolare imboccano tutte le scorciatoie, immaginando che
cinque giornalisti di fiducia al posto giusto valgano più di una buona legge finanziaria.
Il potere non ama l’informazione; è l’informazione che deve liberarsi del potere. Se non accadrà, sarà
la sana diffidenza degli italiani a punire alla lunga sia il primo che la seconda.