1995 agosto 5 No ai soldati italiani in Bosnia

1995 agosto 5 – No ai soldati italiani in Bosnia

Ma siamo impazziti? Qua e là si odono in Italia tamburi di guerra, come se fosse dovere dell’Italia
impicciarsi con qualche migliaio di soldati della mattanza post-jugoslava.

Si sentono commenti da anni ’30. Ho letto sul “Corriere” espressioni come “i militari devono tenersi
pronti”, “a quel punto non potremmo più sottrarci senza tradire le nostre alleanze”, “se l’Onu
preferisce fare a meno delle nostre forze di guerra…ne ricaveremmo comunque un pregiudizio
d’immagine”, “il ruolo dello strumento militare senza remore pacifiste e senza complessi
d’inferiorità”.

Se il presidente croato Tudjman legge il “Corriere della sera”, allora si spiega la sua uscita di ieri
contro l’”imperialismo italiano”! Naturalmente la nostra è una battuta, ma figlia più che legittima di
questa corsa a farci perdonare in Bosnia la presunta “democrazia imbelle”.

Premessa. Il Capo dello Stato maggiore dell’esercito ha previsto per fine agosto l’addestramento di
un corpo speciale; ergo, per almeno un mese saremo in braghe di tela, non addestrati. Il generale ha
aggiunto che, su 170 mila uomini, il nostro esercito riesce a “equipaggiarne in maniera dignitosa solo
2-3 mila”. Da notare “dignitosa”, lo stretto indispensabile.

Aggiungiamo che i nostri 8 tornado e 6 caccia Amx sono bersaglio dei missili terra-aria perché a
corto di protezione elettronica. E poi gli interventisti tuonano contro i “complessi d’inferiorità”: ma
dove vivono costoro?

L’Italia non è neutrale, visto che offre alla Nato e all’Onu più basi operative di tutto il resto d’Europa,
ma deve restare tassativamente neutrale almeno per quel che riguarda le truppe. Non un soldato
italiano metta piede nella ex-Jugoslavia che resta il luogo di ogni risentimento. Basti pensare che la
Croazia ha appena vietato per legge ai bimbi “non italiani” di iscriversi alle scuole di lingua italiana.

Già ci danno dei “fascisti” a freddo, anche se ce ne stiamo qui buoni, a casa, sotto l’ombrellone.
Figuriamoci cosa potrebbe capitare inviando in Bosnia i malcapitati 2- 3 mila soldati addestrati
“dignitosamente” in fretta e furia.

Conoscere i propri limiti è la vera prova di forza.