1995 dicembre 14 Ma io lo capisco in pieno
1995 dicembre 14 – Ma io lo capisco in pieno
Sono con quello studente e con gli studenti che l’hanno applaudito. Fosse stato mio figlio, prima mi
sarei scusato per lui con il padrone di casa, il Papa, ma poi gli avrei dato una pacca sulla spalla,
solidale con la sua sincerità e con il suo disagio.
San Pietro è San Pietro. Poco più che vent’enne, Piero Gobetti, apostolo della rivoluzione liberale,
raccontò in una lettera: “Stamattina sono stato a sentire l’eternità di Roma concretata nella forma
papale. San Pietro col Vaticano sono la vera sintesi della potenza, della tradizione che dobbiamo
continuare”.
L’altra sera lo studente ha scelto il posto sbagliato per la cosa giusta. Ma la cosa è talmente giusta che
non fatico a perdonargli anche la sede sbagliata. I ragazzi con il lievito dentro valgono cento volte i
conformisti; quelli cambiano il mondo, questi lo consumano.
Io non credo a Giulio Andreotti assassino e boss dei boss, sbaciucchiatore di Riina e mandante di
killer. Se le sentenze dimostreranno il contrario, cambierò senza indugio opinione ma fino all’ultima
motivazione rimarrò dell’idea che Andreotti rappresenti un groviglio politico non criminale. Questo
per dire che non amo né auspico la gogna preventiva, per lui o altri.
Detto questo, capisco fino in fondo il malessere dello studente, di tanti ragazzi, di tante persone, ma
soprattutto dei giovani, di fronte a una contraddizione che dà scandalo. Più sono odioso le accuse di
Andreotti, più si allunga la sfilata del senatore a vita, su tutti i canali tv, tra interviste, benemerenze,
attestati, inchini, referenze quando non ovazioni e applausi come accaduto due settimane fa dopo la
stretta di mano con il Papa in Vaticano.
Un Papa che ha cercato la cella il suo attentatore Alì Agca e lo ha perdonato mano nella sua mano,
può cristianamente tutto, in primo luogo con l’imputato Andreotti, innocente fino a sentenza passata
in giudicato. E tuttavia quello studente ci ha ricordato meglio di chiunque che Giulio Andreotti
rappresenta una tragedia nazionale.
Un nido di interrogativi merita prudenza più che scena.