1995 dicembre 17 Se la politica tace, vincono solo i furbi
1995 dicembre 17 – Se la politica tace, vincono solo i furbi
Svelo uno stato d’animo: questa politica mi dà il voltastomaco. Perchè falsa, da cima a fondo, oppone
trucchi e umori, non idee e programmi.
Nessuno sa con esattezza chi voglia davvero il voto. Si sa chi dice di voler votare in fretta, ma
ignoriamo le vere intenzioni. Un gioco che dura da mesi.
La pseudo politica prende in ostaggio la legge Finanziaria nel nome dello schieramento non dei conti
dello Stato. Sul tappeto l’Italia ha due colossali questioni: 1) come dare polmoni all’economia;2)
come disboscare l’assistenzialismo senza massacrare lo Stato sociale. Su questo i Poli dovrebbero
esercitarsi a colpi di proposte e di responsabilità, ma accade il contrario: i nuovi poli si muovono con
gli stessi ferri del mestiere dei vecchi partiti.
Una volta imperversavano i franchi tiratori, oggi i cagionevoli di salute. E dunque anche le
maggioranze o le minoranze sono scatole cinesi, la tomba della trasparenza. Chi vince o chi perde
non rappresenta necessariamente chi è più forte o più debole.
Sicchè anche il tecnico Dini, uomo di banca, fa il mandarino. Nemmeno l’Andreotti dei tempi d’oro
avrebbe potuto architettare una mossa come quella di ritirare la fiducia per inchiodare il Parlamento
alle sue migliaia di deliranti emendamenti. Quando trionfa la tattica, tace la strategia.
Il centro-destra chiude gli occhi sul conflitto di interessi che fa inciampare Silvio Berlusconi ogni due
passi. Ne deriva, anche in piena Finanziaria, un latente sospetto di partito-azienda che pensa le leggi
per il proprio fatturato.
E di che cosa discute il centro-sinistra? Del ritorno di Ciriaco De Mita, il teorico della “comblessità”,
simbolo di una stagione archiviata, che soprattutto una sinistra europea dovrebbe temere più di un
abbraccio mortale.
Noi, abituati a ragionare di lavoro, di sindaci, di imprese, di amministrazione, di territorio, di riforme,
di burocrazia, di cittadini in carne e ossa, noi dobbiamo guardarci negli occhi. La rivoluzione non è
finita, forse non è mai cominciata; alleniamoci a resistere a lungo, finchè la politica -tutta- non
riprenderà il cammino.
Sarà dura, ma sarà.