1995 febbraio 7 Se sono seri si spaccano
1995 febbraio 7 – Se sono seri si spaccano
Una delle teste più brillanti e anticonformiste del Novecento, Giuseppe Prezzolini, negava l’esistenza di
«Stati cristiani» nella storia. Si definivano cristiani o cattolici, ma con il Vangelo non avevano nulla da
spartire: agivano esattamente da pagani, osservando soltanto le leggi della politica così come le aveva
messe a fuoco Machiavelli. Lo scetticismo di Prezzolini calza come un guanto anche con i partiti politici
che si autodefiniscono «cristiani» o «cattolici». Da sempre, ma particolarmente oggi che la politica
consiste soprattutto nel far funzionare una società molto complicata. La Dc era tenuta insieme da un
nemico (il comunismo) e dagli interessi (il potere); non poteva sopravvivere con i secondi senza il primo.
Perduto il nemico, gli interessi sono diventati affari. I cattolici si sono via via dispersi, non hanno più il
«loro» partito perché superfluo. Per testimoniare valori, i cattolici sanno che l’ultimo degli strumenti a
disposizione è proprio la tessera di un partito. Il Partito Popolare è laico, infinitamente più laico della Dc.
Oggi nemmeno la Chiesa osa più predicare l’unità dei cattolici in politica: al massimo, li esorta alla
presenza attiva nel pluralismo delle loro scelte politiche. Proprio perché nel Ppi post-cattolico lo scontro
è molto serio, se sono seri devono spaccarsi. Niente li tiene insieme. Né la Chiesa, molto defilata. Né il
nemico: soltanto per il 40% del partito lo è Berlusconi. Né l’amico: per il 60% del partito non lo è Prodi.
Né i programmi: la sua sinistra giudica un «villaggio selvaggio» (definizione di Prodi) lo Stato di
Berlusconi & Fini con i quali la sua destra aspira ad allearsi. Nel Ppi, come nella Lega Nord, si ha la
sensazione che la base elettorale abbia già chiare alcune scelte tuttora oscure ai loro leader e rispettivi
apparati. Spadolini pensava che in 45 anni il popolo fosse cresciuto più della capacità della politica di
guidarlo: lo pensiamo anche noi.
7 febbraio 1995