1995 giugno 26 Signor Presidente della Ragione Veneto
1995 giugno 26 – Signor Presidente del Veneto…
Signor Presidente della Regione Veneto, Lei è nato con la camicia. È stato eletto dal centro-destra in un
Veneto conquistato dal centro-sinistra: per la prima volta nel quarto di secolo dalla nascita della Regione,
il colore di Palazzo Balbi non è lo stesso della maggioranza dei Comuni capoluogo e delle Province. Ciò
rappresenta per Lei un alibi e un’occasione: se la sua presidenza risulterà mediocre, Lei sarà tentato
dall’imputarla all’isolamento se non al boicottaggio altrui; se funzionerà, pretenderà forse un monumento
per aver dimostrato sul campo che un conto sono le Istituzioni un conto l’appartenenza politica. Tanto
per fare un esempio, ci fu un periodo in cui il Comune di Venezia, poiché amministrato dai «rossi»,
riceveva da una Regione fino al midollo dorotea soltanto colpi bassi o noncuranza. Noi Le chiediamo di
fare l’impossibile per evitare bassezze di quel tipo. Lasci semmai ad altri la responsabilità di far pagare
il politicume di parte ai cittadini che chiedono invece un’unica cosa: di essere ben amministrati, mettendo
insieme il meglio di Regione e di enti locali, di governo e di opposizione regionali, di centro-destra e di
centro-sinistra. Lei ha a disposizione meno risorse di quanto non creda: su un bilancio di circa diecimila
miliardi, Lei sa meglio di me che il 95 per cento della spesa della Regione Veneto risponde a voci
praticamente automatiche, a cominciare dalla sanità. Se tutto Le andrà bene, forse potrà disporre in piena
libertà di 200 miliardi all’anno, per quattro anni di legislatura. Davvero poca cosa, ma finché avremo a
che fare con lo Stato più burocratico e più centralista d’Occidente, ogni autonomia sarà costretta
all’elemosina. Viviamo a sovranità popolare limitata con Regioni di facciata e Comuni nella ragnatela
dei vincoli. Da oggi in poi tutti Le chiederanno progetti, appalti, cantieri, consorzi, enti, finanziamenti,
patrocini, nomine, sponsorizzazioni, contributi d’ogni tipo. Risponda che non ha una lira, che è tempo di
vacche magre; tenga alla larga i portaborse, la cosiddetta gente introdotta, mediatori, la fauna alla perenne
ricerca dell’osso pubblico per ingordigia privata. Quella roba là porta dritta a Tangentopoli 2, che prevedo
in Italia fra 4/5 anni se non metteremo mano senza esitazione alla riforma dello Stato. Quel poco che Lei
potrà, lo dedichi ai servizi, alla ricerca, alla formazione professionale. Aiuti chi lavora e chi produce a
essere competitivi in Europa non soltanto con la fantasia, la competenza e i prodotti: abbiamo bisogno di
essere europei anche con la macchina dell’amministrazione. Si dedichi ai servizi: a creare ricchezza per
tutti ci penseranno i veneti, da soli, come hanno sempre fatto con il Nordest, diventando leader in Europa
per l’intraprendenza e le radici, non per grazia ricevuta. Se posso consigliarLa, tratti gli imprenditori tutti
alla pari, senza favorire i club e le combriccole dei soliti noti, pronti a uccidere la leale concorrenza per
farsi gli affari in pochi. Il Veneto è la repubblica della media e piccola impresa, lo rispetti per quello che
è, senza consegnarlo in mano alle oligarchie. Il policentrismo è una gran bella cosa, una ricchezza, ma
può disperdere le energie. Sarebbe un bel colpo se Lei si facesse motore di iniziative coordinate, aiutando
sindaci e presidenti di Provincia a trovare intese su progetti comuni. Non spenderà una lira della Regione,
ma farà alta politica regionale e alla fine risparmierà denaro dei contribuenti. Bisogna tentarle tutte, anche
le nozze con i fichi secchi. A questo proposito, il Veneto – proprio perché all’avanguardia per ricchezza
economica e per cultura dell’autonomia – ha più doveri di altri. Assieme al Nordest, è destinato a tirare
la carretta anche delle riforme. Personalmente sono molto scettico sulla voglia di federalismo di Forza
Italia. Dimostri che ho torto marcio e sarò il primo a rallegrarmene pubblicamente. Solo che si unissero
le forze migliori, il Veneto potrebbe diventare da subito il laboratorio della nuova Costituzione federale.
Una Regione civilmente all’avamposto che, dalla Lega a Cacciari, dal riformismo fiscale di Tremonti
alla spinta dei sindaci, lavori per far crescere la cultura federalista in tutto il Paese, dal Brennero a
Pantelleria. Mi dicono che Lei, in Publitalia, era molto bravo a raccogliere pubblicità a pagamento per la
Fininvest; rovesci il suo mestiere e faccia ora pubblicità gratuita al Veneto, investendo nella cultura
politica al servizio delle Istituzioni. Venezia è il luogo ideale per farlo, che si aspetta? Con una legge
dello scorso 25 maggio sono stati stanziati dal Parlamento 4 miliardi per celebrare l’ottavo centenario
della nascita dell’imperatore Federico II di Svevia. Anche se si tratta di una figura straordinaria, che
preferì l’Italia alla Germania e che ci lasciò molto in dote culturale, 4 miliardi mi sono sembrati tanti di
questi tempi, ma ho mitigato l’iniziale sconcerto avendo scoperto che altre due proposte di legge
puntavano a spenderne addirittura 22. Non Le chiedo tanto, né 22 né 4 miliardi. Ma sarà possibile
investire qualche lira della Regione per fare di Venezia la capitale del federalismo per mettere insieme
una ricerca, una biblioteca specializzata, qualche borsa di studio, al fine di rinsaldare il rapporto tra
cittadini e Stato, tra elettori e amministratori, tra Governo e politica? Caro Presidente, mi scuso nel caso
avessi involontariamente usato un tono predicatorio. Se Luigi Einaudi riteneva «inutili» le sue
memorabili «Prediche», si figuri le mie. Però, a dispetto di tanti segnali contrari, credo nel Buongoverno.
Ci provi: è stato eletto per questo, di questo dovrà rispondere ai veneti. Buon lavoro.
26 giugno 1995