1995 giugno 7 Mostruoso anche il sospetto
1995 giugno 7 – Mostruoso anche il sospetto
Capisco l’osservazione del Pds: l’accusa di “associazione per delinquere” suona malissimo. Se
capitasse a me, non si sa mai, mi sentirei come un verme.
Ma i codici esigono letture di legge, non suoni di parole. Tanto per cominciare, l’associazione per
delinquere non è un reato politico, senza contare che risulta assai meno grave – per stare
all’inchiesta del Pm Nordio – della bancarotta fraudolenta, documentale, per falso in bilancio,
aggravate. Basta confrontare le relative pene: 4-5 anni la prima, 15-20 la seconda.
Ciò premesso, non intendo fare il finto tonto. Sono accuse gravi che, aldilà del diritto, assumono
peso politico soprattutto se riferite a una grande forza popolare come il Pci prima, il Pds poi.
Anche qui sono tuttavia necessarie altre precisazioni. Enrico Marrucci e Alessandra Marinello
risultano inquisiti non tanto come pidiessini, ma in quanto dirigenti delle Coop rosse. Non solo: le
accusa a Osvalda Trupia, Luciano Gallinaro e Walter Vanni ratificano per così dire una circostanza
raccontata dagli imputati. Quale? Quando c’erano contrasti sul tappeto, le riunioni avvenivano nella
sede del Pds, non all’osteria o al tennis club.
Tutto ciò si ricava dagli atti giudiziari, a disposizione di chiunque. E le richieste cautelari del Pm
Nordio sono state accolte dal Giudice per le indagini preliminari, Zen, oltre che essere passate più
volte al vaglio del Tribunale della Libertà, con giudici sempre diversi.
Con questo non voglio concludere nulla, meno di zero, ci mancherebbe. Se ci saranno, decideranno
i processi e le sentenze.
A me interessava soltanto segnalare un’incongruità politica che ribadisco: capire perché il Pds da
sempre in prima linea con la “questione morale” di berlingueriana memoria e con Mani Pulite,
mostri oggi un nervo tanto scoperto sulle inchieste che riguardano le Coop rosse. Per quel che
conta, ad esempio, io metterei la mano sul fuoco per l’onestà di Walter Vanni ma proprio lui –
stando agli atti – definì “un bandito” Alberto Fontana, presidente padrone della Lega delle
cooperative del Veneto.
Allora: il problema erano le Coop in quanto tali o soltanto la gestione, si fa per dire, di Fontana?
Qual’era il rulo del Pds, di gratuito santo protettore o ne traeva in ipotesi vantaggi sanzionabili
anche per legge? E ancora: le Coop si sono distinte dal sistema dell’illegalità diffusa o, alla lunga,
hanno chiuso un occhio e si sono adeguate alla prassi imperante?
Il Pm Nordio deve risposte, non certo teoremi, al Pds ma anche a noi cittadoini. Se le responsabilità
penali sono sempre personali, i riflessi di questo tipo di inchieste sono anche civili riguardando
l’economia, la politica, le regole.
“Mostruose” possono apparire le accuse, ma mostruoso sarebbe il sospetto che siano fabbricate nel
vapore, per pregiudizio politico di un magistrato. Questa, a mio parere, è la strada che non conduce
da nessuna parte.