1995 luglio 2 Il momento della terapia d’urto
1995 luglio 2 – Il momento della terapia d’urto
I francesi, che sono gli inventori dell’Iva (la loro «Tva»), si divertono moltissimo a sottolineare le
incongruenze delle aliquote all’italiana: per la farina di mais il 4% ma il 9% per la polenta, che è la stessa
cosa, i 119% per la mortadella con i formaggi al 4%, mentre i ristoranti di lusso, al 9%, rendono meno
delle case di riposo, tassate al 19%. L’elenco potrebbe continuare, divertendo soltanto i francesi. Il fisco
italiano è il più eccentrico, il più iperbolico, il più inefficiente. Nonostante i tartassati, si lascia scappare
un’enormità di rendite. Un mese fa il governatore della Banca d’Italia, Fazio, ha definito «un flagello»
l’evasione fiscale lamentando fra l’altro che l’Iva dà poco. Per numero di balzelli, siamo detentori di un
record che non perderemo nemmeno cancellandone una sessantina. Ci sono tasse che allo Stato non
rendono praticamente nulla, ma che vengono difese con le unghie da piccole corporazioni
dell’amministrazione finanziaria. La tassa esiste perché esiste l’ufficio che se ne occupa: il massimo
dell’autoreferenza burocratica, un servizio che non serve se non a chi ne detiene la titolarità. Ma il fisco
resta soltanto un capitolo, anche se il più carico di violenza sperequativa, del destino che attende la
politica nel nostro Paese. Certe questioni sono a tal punto marcite da esigere una terapia d’urto: riforme
nette, radicali, alla larga dal pantano moderato dei piccoli passi. Incamminandoci per tempo, quindici
anni fa, forse sarebbero bastati: oggi, dopo tanto immobilismo, urge forzare l’andatura, non ci sono santi.
È questa voglia di governare in profondità, con la trivella, che non si vede ancora sul tappeto. Risultano
ardue le stesse regole, cioè i preliminari, la fase che anticipa il momento delle scelte. Sono appannati
entrambi i Poli, da destra a sinistra, rintronati di pura apparenza, di comunicazione virtuale, di
telepolitica. Una grande nube di frasi cammina su di noi, polverosa e perditempo. Prima regola, la più
vitale: riportare in primo piano la realtà. I problemi, la vita da organizzare, lo Stato, cosa vogliamo fare
e come. Gli interessi dopo l’interesse nazionale.
2 luglio 1995