1996 gennaio 16 Svuotare le scatole cinesi
1996 gennaio 16 – Svuotare tre scatole cinesi
Un «fatto straordinario», per il laico Spadolini. Straordinaria era la nomina ad arcivescovo di Milano di
un «semplice prete», il gesuita padre Carlo Maria Martini, rettore dell’università Gregoriana, studioso
della Bibbia. Quella domenica, l’ultima del 1979, i quotidiani riferivano dal Vaticano: «Un biblista non
può essere un miope conservatore e tanto meno un reazionario». Il tempo avrebbe via via confortato il
primo giudizio, e oggi il cardinale Martini consegna a un Paese distratto dai saltimbanchi della politica
una riflessione forte. La via cattolica al federalismo. Lo considero l’evento politicamente più innovativo
da un anno a questa parte. Se per politica s’intende più che mai la capacità di innestare buone leggi su
una cultura e la volontà di suscitare il meglio di una società distratta dai vitelli d’oro di giornata. La Lega
individuò per prima il male storico del centralismo. Poi, fu l’amministrazione negata a far balzare agli
occhi dei cittadini la necessità di autonomia: «Basta fare il sindaco – ha sintetizzato Cacciari – per
diventare federalisti!» Oggi, da Milano, la città italiana più in Europa, la città più tormentata nell’uscita
da Tangentopoli, è da questa Milano che il gesuita Martini ricupera, dal fondo della dottrina sociale della
Chiesa, l’«antica avversione nei confronti della centralizzazione iperburocratica», per usare una
definizione del professor Goisis, di Venezia. Fu don Luigi Sturzo, fondatore del partito popolare, a
contestare radicalmente il «panteismo di Stato» del fascismo. Quello che, nei testi di scuola del ‘41,
proclamava: «Non sovranità di popolo, bensì sovranità dello Stato». Come scatole cinesi, tre tipi di
centralismo – sabaudo, fascista e partitocratico – hanno pesato sul nostro Paese alla fine schiacciandolo.
Il documento dell’arcivescovo le chiama «secolari distorsioni prodotte dall’accentramento burocratico
nelle Istituzioni statali», e parla di fisco, di macroregioni, di Stato che sappia funzionare ed essere
solidale, unitario. Mentre la politica si ubriaca di sé, il federalismo cammina anche sulle gambe di un
grande prete della Chiesa. La buona novella, no?
16 gennaio 1996