2001 Aprile 23 Il pulpito…
2001 Aprile 23 – Il pulpito…
In odio al Risorgimento liberale, la chiesa ordinò ai cattolici di non votare: il cosiddetto “non expedit”,
divieto che un Papa veneto, PioX, mise in discussione nel 1904 dopo un primo esperimento locale a
Venezia. Qui il patriarca Giuseppe Sarto aveva benedetto l’accordo con i moderati liberali per far
eleggere sindaco il conte Grimani, cattolico, che restò in carica 25 anni.
Sempre in m odi diversi, la Chiesa ha sempre fatto politica, come chiarisce Sandro Magister in un
preziosissimo saggio (“Chiesa extraparlamentare”) da poco in libreria. Per paradosso, pur sparendo
ovunque in Europa i partiti di osservanza, cresce anzi il peso della Chiesa come attore politico.
Non solo. Anche se morta una Dc non se ne fa un’altra, la Chiesa non rimpiange affatto la Dc. Alla
Chiesa, priva del suo partito di riferimento, guardano però tutti i partiti, da destra a sinistra.
Mentre il Papa fa politica in grande “dal pulpito” scrive Sandro Magister, il polpo predilige il
cardinale Ruini, l’ulivo il, cardinale Martini ciascuno ricuperando alla propria necessità politica i
materiali e la tradizione più funzionali. Nel cattolicesimo, come del resto in tutte le grandi religioni,
ce n’è per tutti.
Così il convertito Rutelli ottiene l’imprimatur alla candidatura a premier in un monastero di
Camaldoli, durante un incontro di intellettuali cattolici di scuola-Dossetti, che non amano per niente
il “clericale agonistico” Berlusconi. Il quale a sua volta, fa valere presso la gerarchia i genitori
“cattolici all’antica”, l’educazione presso i salesiani, l’habitat del cattolicesimo ambrosiano, “tutto
casa e fabbrica”, tendenzialmente anti-statalista e incline allo spirito d’impresa.
Nel nome dei “valori”, la Chiesa si chiama fuori dai partiti, ma mai come oggi li marca da vicino:
sulle leggi effettive, in Parlamento, e sui progetti di legge, in campagna elettorale. Simmetricamente,
la scomparsa del “partito dei cattolici” spinge la quasi totalità dei partiti – Radicali esclusi – a lisciare
il pelo del voto cattolico o cosiddetto tale, pseudo-cattolico ormai.
Proprio perché nessuno rappresenta più nessuno, il rapporto tra politica e Chiesa si fa più astuto, più
dissimulato, anche più labirintico. Un utilitaristico do ut des, una partita di giro.
Le contraddizioni del tempo si fanno sentire. La Chiesa, accusata di ostentare ricchezza come
istituzione, lancia la campagna dell’8 per 1000 nel nome dei poveri; la Chiesa, unitaria per dogma,
viene tentata dal bipolarismo dei suoi cardinali.