2001 Gennaio 2 I valori

2001 Gennaio 2 – I valori

Rileggo con calma un brano del messaggio di fine anno del capo dello Stato. Sull’immigrazione, ha
detto: “L’equilibrio di una grande democrazia si esprime anche con il rapporto con gli immigrati. E’
giusto facilitare il loro inserimento nella nostra società chiedendo il pieno rispetto dei nostri valori,
delle nostre leggi e delle nostre regole”.

Ha detto “valori”, capito? I nostri valori, e vi ha fatto riferimento prima che alle stesse leggi e alle
regole. E’ il passaggio più forte e meno scontato del messaggio di Ciampi, che va preso alla lettera,
senza manipolazioni e senza mimetismi.

Un Paese, lascia intendere il capo dello Stato, non è una somma aritmetica di codici e di norme né
una partita di giro tra diritti e doveri. E’ tutto questo, naturalmente, ed anzi sta proprio qui il nocciolo
dell’idea di cittadinanza, con la quale si esprime al massimo l’”inserimento” dello straniero.

Però c’è dell’altro, un’idea meno costituzionale e più culturale, un riferimento che fa per così dire
preambolo tanto alle leggi della democrazia quanto alle regole della società. Ciampi li chiama appunto
“nostri valori”, ben sapendo che non si tratta di una formalità da Quirinale o di un rito da Babbo
Natale.

Tutt’altro che a caso, io credo, il presidente ha evitato il termine “identità”, sempre foriero di
travisamenti etnici e di reticolati. Si è appellato ai “valori”, nelle due direzioni; per ricordare a noi
italiani che, in mancanza d’essi, addio società; per avvertire gli stranieri che l’ospitalità, a qualunque
titolo, non è mai neutra.

In fondo, oggi si emigra insieme, noi e loro, in uno spazio nuovo ma non apolide, s-radicato e
puerilmente multietnico e orfano di passato. Siamo già disgregati di nostro, per poter rischiare oltre.

Bravo presidente, 18 minuti spesi bene.