2001 Gennaio-Luglio Che lezione dalle matricole del calcio

2001 Gennaio – Luglio – Che lezione delle “matricole” del grande calcio

Cambia la mappa del grande calcio, a cominciare dal Veneto, con il Venezia e il Chievo in serie A!
D’accordo, suona benissimo il nome del Venezia nell’aristocrazia del calcio, una Biennale da
stadio, la città più teatrale del mondo che tiene assieme le pietre patrizie e le plebee passioni del
pallone.

Gaudeamus serenissimamente se San Marco ha fatto gol, ma ne vogliamo parlare del Chievo?

Questo non è un ritorno, ma un battesimo con la storia del calcio spettacolo. Pensa te: se il Verona
resta in A, la città di Giulietta e Romeo sarà alla pari di Roma, Milano, Torino, le sole metropoli in
grado di permettersi il lusso di due squadre d’eccellenza. Roba da non credere, anche perché Chievo
è l’esatto contrario della metropoli: anzi una frazione, un popoloso borgo di Verona. Un po’ come il
Cittadella che, con i suoi 18 mila abitanti, con il sostegno di una famiglia di imprenditori
metalmeccanici e praticamente senza stadio, riesce a sopravvivere con dignità in serie B.

Il che prova l’inattendibilità di ogni modello, nel senso che il calcio offre di tutto. Anche i miracoli
fatti in casa, il “piccolo è bello” dell’economia degli anni ’80 trasferito nello sport più iperbolico
degli anni 2000:con il Chievo in A, saltano un sacco di luoghi comuni, dimostrando che si può
organizzare anche l’impossibile. Chievo-Roma, Chievo-Juve, Chievo-Milan chi l’avrebbe mai detto
soltanto qualche anno fa?

Che domenica strana, senza unità, fatta tutta di flash sovrapposti, che scivola maledettamente sul
bagnato con la 500 di Valentino Rossi e che, al Giro d’Italia, misura un duello a cronometro lungo
più di un’ora e deciso per pochi secondi tra Gilberto Simoni e Dario Frigo. Questo ciclismo faccia a
faccia corre su biciclette marziane ma, in fondo, è il più primitivo: come ogni duello, avendo per
giudice unico il tempo, le sue ineluttabili lancette.

Frigo ha fama di uomo-cronometro, forte di un passo da 48 all’ora di media anche su percorsi
tutt’altro che lineari e, anzi, ventosi. L’ho guardato bene: la bicicletta sembrava la sua protesi. Con
quel fisico, soverchiava il mezzo, infliggendogli sull’asfalto rapporti da togliere il fiato a un leone.
Simoni di Palù di Giovo, della stessa costola del Moser, partiva con la maglia rosa addosso ma
sapendo di doverla cedere a Frigo. Così dicevano almeno gli esperti del ramo, profetizzando che lo
scalatore Simoni si sarebbe arreso all’interminabile rush dello specialista Frigo.

Errore: anche bello a vedersi dal vivo perché Simoni era più resistente di una stella alpina.
Tutt’altro stile, rapporto più leggero, spesso in piedi sui pedali, un’andatura più nervosa: sinfonico
Frigo, rockettaro Simoni. Il primo in linea come una statua, il secondo veloce come un frullatore.
Fatto sta che Simoni è tutt’ora rosa, anche più fresco.

Figuriamoci se so come andrà a finire il Giro: non ne ho la più pallida idea. Senza Pantani c’è
dell’altro, non il nulla: manca il tenore, non la musica, a questo giro senza padroni, ma non senza
bei tipi, come Frigo il buono e Simoni il duro. Tra i due, punto sul trentino.

Punto anche, ma stavolta a occhi chiusi, sull’avvocato Sergio Campana, presidente
dell’associazione calciatori (Aic), il “sindacato dei piedi” lo chiamavamo una volta. Mi chiederete:
che c’entra Campana? Domanda più che opportuna alla quale provo a rispondere con le ultime righe
che ho a disposizione.

Qualche giorno fa, alle 6 del mattino, Campana ha sentito suonare il campanello di casa a Bassano.
Una perquisizione in piena regola su mandato della magistratura che sta indagando su un giro

telematico di scommesse clandestine: soltanto perché in pigiama a quell’ora, sia lui che la moglie
devono aver evitato la perquisizione corporale. L’inchiesta fa il suo mestiere, a caccia di siti internet
e di bookmakers che magari, come nel caso in questione di “Eurobet” fanno bella mostra di sé
persino a pagina 492 di Televideo Rai! Su una cosa sono pronto a scommettere tutto: che l’inchiesta
dimostrerà alla fine che Campana e la Associazione, da sempre in prima linea contro le scommesse
di ogni ordine e grado, non hanno niente, zero, da rimproverarsi. Semmai, sono vittime di altrui
diavolerie, per via informatica.

E’ ben curiosa la vita. Tra un doping e un passaporto falso, tra miliardate e scommesse illegali,
finisce con il bussare alla porta dell’avvocato Campana, il solo vero trappista del calcio. Un uomo
così per bene da sembrare un dirigente d’epoca, come le auto della Mille Miglia storica.