2001 Gennaio-Luglio Hakkinen e Schumacher: una grande coppia
2001 Gennaio -Luglio – Hakkinen e Schumacher, una grande coppia
Ha vinto la Ferrari, ha perso la McLaren; ha perso Schumacher, ha vinto Hakkinen, se parliamo di
valori in pista e non soltanto di ordine d’arrivo. Ma c’è qualcosa che ha vinto anche Michael
Schumacher, ed è tutto suo, non regalato dal destino: parlo di fair play, di tatto, di eleganza.
Ovviamente, non mi riferisco all’eleganza di un conte Giannino Marzotto che, al traguardo della Mille
Miglia del 1950, smontò dalla sua Ferrari 195 indossando il doppiopetto, con tanto di cravatta e
gemelli d’oro ai polsini della camicia, da vero gentleman di un automobilismo ancora eroico.
Ieri a Barcellona, presente il Re di Spagna, l’aristocrazia di Schumacher si è manifestata riconoscendo
a gesti e parole, la fottutissima sfiga di Hakkinen, fermato da una nuvola di frizione a cinque curve
dal traguardo. Quando l’ho visto fermo, ha detto il tedesco, mi è dispiaciuto molto. Gli credo, sulla
parola; l’ho trovato sincero. O, meglio, in quel momento è sembrato più pilota-.uomo che uomo-
squadra: capiva che cosa si prova, capiva che non tutto è classifica nella vita. Anche nella vita di un
asso di Formula One.
C’era una novità nell’aria, indipendentemente dall’elettronica: appunto Hakkinen sabato in prima fila,
ieri fino all’ultimo giro. Come uscito dal letargo finlandese, è tornato quello che è sempre stato: il
solo vero anti-Schumacher. Ma per come è andata a finire, nulla di tutto questo risulta agli atti.
Schumacher appare ancora senza avversari mentre Hakkinen conserva i punticini di un esordiente.
Non so cosa diranno gli esperti in proposito. Da inesperto che ama alla follia la Formula Uno, segnalo
un paio di evidenze.
Elettronica o no, la Ferrari resiste meglio della concorrenza, che in un solo pomeriggio ha penalizzato
Coulthard e buttato fuori Hakkinen. Maranello, per tradizione, sta a i motori come San Pietro sta ai
fedeli: per quanto in campi assai diversi, sempre caput mundi è. Però, passa il tempo, passa la
tecnologia, si arriva all’elettronica e alla dittatura delle gomme, e la Ferrari sta lì. Dopo aver sofferto
vent’anni di subalternità, cambi di proprietà, cultura e materiale umano, adesso è più che mai la
basilica della motoristica ma anche qualcosa di definitivamente più completo e più complesso.
E’ una Ferrari totale oggi; a me sembra questo il nuovo che avanza a Maranello, faccia a faccia con
bestioni come Bmw, Mercedes, presto Renault, poi Toyota, il mondo insomma che passa per globale.
Concorrenza globale per la Ferrari totale.
Non dico che la Ferrari abbia già il bis del Mondiale in tasca. Siamo seri: Hakkinen come le betulle
e le renne delle sue parti, resiste anche in condizioni proibitive; quanto a Coulthard, lo scozzese
sbaglia meno da quando ha salvato la pelle in un incidente aereo: forse, vedere la morte in faccia
affina il senso del limite che accompagna ogni metro della Formula Uno.
I tecnici assicurano che anche la Williams rimane in corsa. Vedremo, ma di sicuro non sarà una
formalità per la Ferrari che dimostra di avere in scuderia un solo Schumacher. Barichello non lo è,
sta su un altro podio, il podio dei numeri 2: pur esile, la differenza si vede ad occhio nudo.
Ciò che resta ancora tutta da decifrare è questa benedetta elettronica. Lauda dice: “Oggi può guidare
anche una scimmia”, intendendo banalizzare il ruolo del pilota ed enfatizzare la guida automatica.
Lauda è Lauda, ma sbaglia. Trovo nel giusto l’affermazione di un grande conoscitore delle piste che
ha spiegato: “Il pilota sarà meno volante e pedali, ma più gestore di sistemi”.
L’elettronica non sbuca fuori ieri, all’improvviso. Ne abbiamo anche nelle nostre macchine di serie,
giù in garage, e in Formula Uno bazzica ormai da più di vent’anni, quando si faceva già la distinzione
tra elettronica di prima e di seconda generazione. Solo che adesso vive la sua età dell’oro, fondata su
software sempre più geniali.
Oggi il pilota super è un regolatore della sua macchina, la sente come un animale, la palpa, la ausculta,
la intuisce, la tocca e ritocca, le fa mettere le mani addosso magari all’ultimissimo giro di prova. E
deve sentire le gomme come suoi arti aggiunti: è un pilota sensitivo, atleta, preparato, moderno. E’
un pilota che comincia a guidare da fermo, di sola testa, progredito. Vedremo sempre motori fumare,
gomme sbriciolarsi, uscite di piste, errori e prodezze. Vedremo sempre i numeri 1 e faremo sempre
la conta dei battuti. Nessuna tecnologia azzererà la gerarchia dei bravi. Finchè ci sarà il pilota in carne
e ossa, avremo l’abbraccio tra Schumacher e Hakkinen, che vale da solo cento software.