2001 giugno 1 Patria 2001
2001 giugno 1 – Patria 2001
Lo sostiene anche lo storico Silvio Lanaro che, oggi in particolare, il territorio è un bene di gran valore
perché, quando si estremizza la globalità, ritorna a casa la “patria”. Nel Risorgimento, il canto
preferito dai fratelli Bandiera cominciava con il coro “Chi per la patria muor, vissuto è assai”. Anche
se non sono più tempi né cori né retoriche, Ciampi si sta provando con quello che uno studioso
(Rusconi) ha definito “patriottismo costituzionale”. Un sentimento dentro una forma, un segno che
marca un patto. Spesso le democrazie trascurano i simboli, confusi colpevolmente con i miti e le
suggestioni. Per quel che può, Ciampi tenta di disseppellire inni, bandiere, feste, parate, citazioni.
Da banchiere e uomo di governo, guardava al bilancio dello Stato come al conto della spesa familiare:
il rendiconto, secondo la lezione di Luigi Einaudi, delle lire sudate dai contribuenti non la gelida
sequenza di zeri senza volto. Ora Ciampi sogna di dare allo Stato il volto di una patria. In ciò, trovo
il presidente un po’ leopardiano, naturalmente in senso politico non poetico. In pieno ottocento,
Leopardi faceva infatti coincidere identità nazionale e senso dello Stato.
Ciampi ha le carte in regola, sotto due punti di vista. Se ricordo bene, è stato eletto presidente con
quasi il 90 per 100 dei voti del parlamento e dunque, ha più titolo di altri a sintetizzare un comune
sentire. Inoltre, viene da una lontana ed estinta radice politica, l’Azionismo e/o il liberal-socialismo,
che considerava le idee prima dei partiti, la repubblica come valore in sé, oltre la politica.
Il bello di Carlo Azeglio Ciampi è che ama ricordare. Come suo primo mestiere ha scelto la memoria,
di quel tanto/poco che tiene insieme le tribù italiane: “Perché non siam popolo, perché siam divisi”…
cantava la terza strofa dell’Inno di Mameli.
Insiste con i giovani, il presidente, senza i quali serve poco o niente.