2001 giugno 25 La violenza
2001 giugno 25 – La violenza
Diciamo: sì al G8 ma non alla violenza. Aggiungiamo: sì alle manifestazioni contro il G8 purché
senza violenza. Concludiamo: la protesta contro la globalizzazione è un diritto, la violenza no.
Messa giù così, trovo un po’ puerile la faccenda.
Nessuno potrebbe dire: benvenuta violenza; nemmeno gli organizzatori, non si dice di un G8, ma
nemmeno di un torneo di kung-fu o di tiro alla carabina libera. Per chi tutela l’ordine pubblico, la
sola violenza legittima è ovviamente la sua. Come noto da Platone fino a noi, gli Stati aspirano
precisamente ad avere il monopolio della violenza. Sennò, che ci stanno a fare?
Qui trovo che, da tempo, fa acqua da tutte le parti la tentazione violenta di parte del cosiddetto
“popolo di Seattle”. Nel senso che la pretesa di smascherare, fra i tanti, anche il volto violento della
globalizzazione avrebbe a disposizione una sola arma davvero letale: la non-violenza, gandhiamente
intesa, come lotta che spoglia il potere quanto un verme. I governi sono allenati alla violenza, per
dovere d’ufficio; è soltanto la non-violenza organizzata che li tiene, anche mediaticamente, sotto
schiaffo di fronte all’opinione pubblica mondiale. Pardòn, globale.
La non-violenza ha anche la virtù di specchiare, per contrasto estremo, la violenza che intende
disarmare. Mi sbaglierò, ma la violenza incattivisce tutto il buono della globalizzazione; la non-
violenza ne umanizzerebbe alla fine il cattivo.