2001 giugno 27 Cacciari/1

2001 giugno 27 – Cacciari 1

Ho il presentimento che Massimo Cacciari, classe 1944, abbia in progetto di lasciare la politica.
Non la politica, mi correggo, ma la prima linea dell’impegno in essa, con un passo indietro.
Parecchio indietro.

Mancandomi riscontri certi, manifesto più che altro un’ipotesi. Anzi, se dovessi basarmi soltanto
sull’apparenza, ad esempio di quest’ultima settimana, dovrei semmai concludere che il professore
ordinario di Estetica alle università di Venezia e di Lugano è più che mai nel pieno delle sue
funzioni, amministrative e politiche.

Questo lo chiamerei il Cacciari numero uno. Per ciò che si coglie a prima vista.

Come capo dell’opposizione in consiglio regionale del Veneto, martedì ha fatto sull’immigrazione
un intervento di respiro tutt’altro che locale. Con il solito sprezzo del pericolo per l’impopolarità, ha
detto: “È inutile fare gli ipocriti e pensare che siamo sorretti da una illuminata opinione pubblica
che ha compreso questo colossale ed epocale fenomeno”. Come dire che, in materia, la società è
retrograda più dello stesso ceto politico.

A Belluno poi, proprio in queste ore, Cacciari ratifica la trasformazione della “Margherita” del
Veneto da alleanza (elettorale) a partito (politico). In parole poverissime, tenta di ricavare da sigle e
siglette, ciascuna senza futuro, un nuovo soggetto che sintetizzi le anime laiche e cattolica
dell’Ulivo con l’obiettivo a futura memoria di una base del consenso sul 25 per cento. Funzionasse
il piano, il Nordest farebbe ancora una volta da battistrada, stavolta nel centrosinistra.

Ben conoscendo i pollai nordestini, immagino che sarà impresa tutt’altro che tranquilla, sul piano
della tenuta: ma non si sa mai. A questo proposito, ricordo una battuta divertente quanto illuminante
di Alberto Pancher, quarantacinquenne sindaco di Trento, con oltre il 69 per cento delle preferenze,
cioè un record. “La Margherita – mi ha detto un giorno questo diessino talmente indipendente e a sé
da non sembrarlo nemmeno – è un’ottima macchina elettorale che però funziona come una rete a
strascico: pesca pesce buono ma può tirar su anche scarpe vecchie o residuati bellici. Il problema
viene sempre dopo le elezioni, al momento di fare politiche con orate, branzini e… il resto che si è
impigliato”.

Pacher e Cacciari qui la pensano allo stessissimo modo. Con realismo.