2001 giugno 28 Cacciari/2
2001 giugno 28 – Cacciari 2
C’è anche un Cacciari numero due, meno in prima pagina e più sottotraccia. Aggiungo: meno
costituente e assai più problematico, dunque più vero anche.
Da dieci anni a questa parte, il cruccio inconfessato di Cacciari dev’essere quello di non aver
organizzato un ceto coerente con l’idea, se è vero che anche la rete riformista pesca a volte di tutto,
con la tecnica dello strascico. Lui ci riprova, indefesso, a Belluno, sognando una federazione di
programmi e di uomini, non il flagello dei partitini all’ingrosso. Anche i più perfidi avversari gli
riconoscono che, da anni, difende questo progetto, a Venezia come a Trieste, a Trento come a
Roma.
A guardar freddamente, mai intellettuale ha tirato la carretta come Cacciari sul territorio. Ha fatto a
lungo il sindaco tutt’altro che in cattedra, ha amalgamato sindaci anche non schierati, ha lavorato
sul Nordest con gli imprenditori, fa ora opposizione in regione Veneto dopo aver rinunciato – per
un impegno con gli elettori nella sfida persa contro Giancarlo Galan – al riposante seggio di
Strasburgo e ai relativi 50 milioni al mese di europarlamentare. (Elezione questa conquistata, per la
precisione, nei collegi del Nord-Ovest e del Sud, non nella comoda gondola di casa).
Anche nel fare politica nazionale, dai Democratici di Prodi in poi, Cacciari l’ha sempre s-centrata,
nel senso di farla partire dal territorio, senza narcisismi romani. Non per nulla considera la
“Margherita del Veneto” l’ultima spiaggia dei riformisti oltre che il prototipo costituente per
l’intero centrosinistra. Un modellino erga omnes, buono per tutti.
Quanto alla sinistra in senso stretto, Cacciari la mette giù brutalmente, come gli campita dai tempi
di Occhetto. Ha appena detto sulla rivista “Micromega” che la situazione dei Ds al nord è “pre-
agonica” mentre ha ricordato a Cofferati che oggi il sindacato è “la struttura italiana” forse più
sclerotizzata e burocratica.
Alleluja, e amen, se non escono dal bunker. Questo sottintende.