2001 giugno 29 Cacciari/3

2001 giugno 29 – Cacciari 3

La “Margherita” è un fiore delicatissimo anche in Trentino dove Lorenzo Dellai, presidente della
Provincia, ne detiene il brevetto. Ma non sono le incognite a inquietare Cacciari: uno che si legge in
tedesco la fenomenologia di Martin Heidegger, come se fosse Topolino, non ha più paura di niente
nella vita.

A parte gli scherzi, ho invece la fondata sensazione che la “Margherita” dell’assemblea di Belluno
sia per Cacciari un traguardo, non una ri-partenza. L’uomo, il professore, lo studioso, ha
manifestato troppe volte il bisogno di una lunga pausa perché la si possa di volta in volta archiviare
come “stanchezza” o “disillusione”, oppure “rigetto” o “noia” da teatrino. Dev’essere qualcosa di
meno congiunturale, anche se le sconfitte lasciano sempre qualche livido. E Cacciari ne ha.
Profetico, durante l’ultima campagna elettorale del 13 maggio, aveva detto: “Occorre bere l’amaro
calice fino in fondo”. Intimistico, mi aveva confidato con mezzo sorrisetto sulla barba: “A volte mi
sento un po’colpevole verso me stesso”, con ciò intendendo alludere a dieci anni interamente
pubblici e di servizio, separati da una parte di sé tutt’altro che residuale, fatta di ricerca, di cattedra,
di libri, di lavoro teorico, magari di Filosofia e Scienza come gli propone a Milano don Verzè, un
prete-manager che, ti pareva, la sinistra non ha in gran simpatia. Il prof. Cacciari è in buona
sostanza il terzo della serie oggi su piazza ma, forse, il vincente. Senza clamore e senza conferenza
stampa, il terzo Massimo Cacciari potrebbe presto mettere in aspettativa la politica in trincea.

Più di vent’anni fa, il prof. Gianfranco Miglio lo iniziò al federalismo discutendo a lungo con lui
sulla costituzione della repubblica di Weimar: forse il prof. Cacciari, memore di quella lezione, si
sta convincendo che si può fare attivamente politica anche senza la politica attiva. Non sta mai
fermo il Nordest, in ogni senso. È destino.