2001 luglio 19 – Falso ma buono
2001 luglio 19 – Falso ma buono
Luigi Einaudi la chiamava “pubblicità” dei bilanci; oggi si preferisce “trasparenza”, ma per dire la
stessissima cosa. La correttezza delle comunicazioni societarie è un bene in sé. Che fa il bene
dell’economia come della comunità.
Il reato di “false comunicazioni”, più comunemente detto falso in bilancio, è sempre un paravento
che nasconde qualcos’altro, come dimostrò alla lettera Tangentopoli. Per pagare le tangenti servivano
fondi neri; per fare provvista e occultarla, occorreva truccare i bilanci.
Per le aziende si tratta anche di un reato molto costoso. Il pm veneziano Carlo Nordio ricordò un
giorno che, per imboscare un milione, l’imprenditore deve spenderne due.
Il falso in bilancio può ingannare soci, fornitori, creditori. Ma può rappresentare anche una forma di
sleale concorrenza, vale a dire il meno liberale dei comportamenti.
Beninteso, le vittime più indifese sono i piccoli azionisti, anche perché l’Italia non è l’America dove
ci pensano grossi studi di avvocati a frugare nei bilanci delle società fino all’ultimo dollaro. Se
beccano qualcosa che non va, offrono di patrocinare la causa: e i piccoli azionisti, altrimenti ignari di
tutto, si associano per farla.
“Siamo ancora molto indietro su questa strada”, sostiene il giudice milanese Piercamillo Davigo.
Capita addirittura il contrario, e cioè che piccoli azionisti rompiscatole ottengano qualche lira in
cambio del silenzio. “Qualche lira – spiega l’ex pm di Mani Pulite – magari proveniente dai fondi
neri!”.
Fa niente. Adesso per il falso in bilancio l’avvenire si fa più roseo dopo il voto del centrodestra a
Montecitorio. Non credo si possa parlare di vero e proprio colpo di spugna, dal momento che il reato
rimane in piedi né viene depenalizzato, ma è tutto l’impianto che si alleggerisce, dall’entità delle pene
alla querela di parte che in certi casi si sostituisce al procedimento d’ufficio. Falso ma buono.
Piuttosto, io mi faccio un paio di domande che anche l’ultimo barbone sarebbe capace di porsi.
Premesso che il presidente Berlusconi sta lavorando sodo ai suoi primi cento giorni, com’è possibile
che faccia marciare in Parlamento un provvedimento che attenua il reato di falso in bilancio proprio
mentre l’imprenditore Berlusconi ha in ballo alcuni processi che lo accusano precisamente di quel
reato?
Non solo. Con l’esercito di parlamentari che Forza Italia ha eletto in Parlamento, era proprio
inevitabile che a promuovere emendamenti e modifiche al ribasso rispetto al falso in bilancio fossero,
come raccontano le cronache, proprio due noti avvocati del cittadino Berlusconi? E’sincero stupore
mio.
Ma queste sono domande da barboni liberali, quando il vero quesito consiste invece nel chiedersi
perché alla grande maggioranza degli italiani, più grande assai della maggioranza di centrodestra, non
importa più nulla di quisquilie di questo tipo. Confesso di non saper rispondere in modo appena
convincente.
E’una biografia di massa l’on. Berlusconi. Questo sì.