2001 luglio 20 G8 per mille
2001 luglio 20 – G8 per mille
Attorno al G8 vedo tanti teleprelati, telepreti, teledongalli, teletonache predicatorie che, ne sono
sicuro, insegnerebbero anche a Gesù Cristo in persona il giusto e il non giusto della politica, il che
fare e il non da fare nel nostro tempo, l’intransigenza e la coerenza soprattutto. Li vedo in primissima
linea per liberare i Paesi poveri dal debito che non potranno mai pagare ai Paesi ricchi sfondati.
Giusto, sacrosanto, ben fatto. Ma mi chiedo perché questa nobile confraternita non si decida, appena
concluso il G8, a fare dietrofront puntando dritta al Vaticano nel nome della globalizzazione della
carità. Carità in proprio, questa volta.
Lo Stato del Vaticano è uno Stato povero o uno Stato ricco? Se il G8 qualcosa farà, che fa la Chiesa?
Il patrimonio della Chiesa è stato definito “un paradiso di beni immobili” e il patrimonio artistico
della Chiesa rappresenta l’80% di quello italiano. A Papa Luciani un giornalista chiese: “Santità, è
giusto che il Vaticano operi sui mercati finanziari mondiali come un agente speculatore?”.
Durante il processo Enimont, fu normalmente provato che la banca vaticana (lo Ior) fu usata per far
transitare Cct per 110 miliardi da destinare alle tangenti.
Non ai missionari, ai Padri Bianchi, agli Zanotelli, alle suore.
Sarebbe una conversione epocale se la Chiesa di Roma introducesse motu proprio, di suo, una sorta
di G8 per mille, scegliendo una povertà globale, il vangelo del nostro tempo; non essendo stata capace
di farlo nel secondo millennio, scegliere il modello di San Francesco nel terzo.
Parlare ai poveri con la povertà propria prima che con il rimorso dei ricchi.
La curia romana costa 404 miliardi all’anno, non un obolo.