2001 Marzo 23 – San Marco Valley

Silicon Valley, la valle del silicio, sta alla tecnologia come Hollywood sta al cinema. Si trova in
California, dalle parti di San Josè, e tiene insieme non so quante migliaia di aziende elettroniche.

E’ un distretto questa valle americana. Noi abbiamo quello della sedia a Manzano, dell’oro a Vicenza,
degli occhiali nel bellunese.

Nel nostro piccolo, una montatura per occhiali su cinque nel mondo è Luxottica, di Agordo;
l’industria orafa di Vicenza si prende un quarto del mercato mondiale. Anche le Ladies della Casa
Bianca calzano i gioielli della Riviera del Brenta, Benetton fa quasi distretto a sé. Arzignano è la
capitale della concia.

Anche i distretti più industriali si apprestano a cambiare pelle. Li chiamano già “distretti digitali”.

Non chiedere proprio a me (!) di spiegare come funzione, ma so che il vecchio distretto, basato sui
consorzi, sulle aree attrezzate, su interporti, fiere e balle varie, è tutt’altra cosa. Ho capito da una
ricerca Censis-Confindustria che il distretto digitale è il distretto industriale dopo un robustissimo
trattamento a base di reti, informazione, tecnologia, comunicazione, cablaggio, hard, software e tutto
il relativo ben di Dio.

Alla fine è un’altra cosa, un salto, a cominciare dalle piccole medie imprese. Più che new economy,
la rivoluzione del produrre.

Cambia anche il luogo di produzione, se il cuore è digitale. Infatti, si parla già di tante, inedite “silicon
valley” nelle metropoli, come New York, Parigi, Dublino. Le valli della tecnologia nel centro della
città!

Ho ripensato d’istinto a Venezia, aggrappata alle sue 23mila aziende tutte nel turismo e nel
commercio, per lo più legato al consumo di sé. Con la tecnologia ultima potrebbe produrre senza
fabbrica, viaggiare senza Marco Polo, comunicare senza moto ondoso, organizzare sapere, ambiente,
cultura, studio, senza il vincolo della sua unicità, senza il cappio dei flussi.

San Marco Valley. Chissà se è proprio utopia digitale; chissà se qualcuno saprà spiegare se è vera
utopia.