2002 agosto 10 Alcool alla guida
2002 agosto 10 – Alcool e guida
Johann Maurberger ha 53 anni e, come dice il suo cognome, fa il muratore montanaro in Val
Pusteria, dove si mangiano formaggi che sono la fine del mondo (non a caso uno d’essi si chiama
Delicatesse) e verdure che portano in tavola tutto il meglio dell’estate: il sole caldo di giorno e l’aria
fresca delle notti alpine. Domenica mattina alle 5 e 30, tarda appendice del suo “sabato sera”,
Maurberger viaggiava sull’autostrada del Brennero A22 quando ha pensato bene di eseguire
un’inversione di marcia, andando a centrare in pieno un’auto di turisti austriaci. Ci è scappato il
morto con tanti feriti messi male.
“Pensavo di essere sulla Statale del Brennero non in autostrada”, è stata la sua spiegazione agli
agenti della Stradale che avevano già capito tutto: il muratore non aveva fatto il pieno di formaggi e
di radicchio rosso d’altura, ma di alcol. Il suo tasso alcolico segnalava 3,16 cioè un valore superiore
di sei volte e passa al massimo consentito dalla legge appena entrata in vigore!
Un medico friulano spiegava tempo fa che con 700 grammi di whisky, pari a un 4 per 1000 di
alcolemia, una persona normale può entrare in coma. Ma un “Ubriaco contromano”, come ha
titolato in cronaca il quotidiano “Alto Adige”, è anche più pericoloso per il prossimo: certi omicidi
colposi rasentano la strage di innocenti.
Questo è un caso-limite, beninteso, ma tragicamente chiaro per ogni automobilista. Serve a
dimostrare, anche se qui portati all’estremo, gli effetti dell’alcol su chi guida, dallo spaesamento
all’appannamento progressivo del senso del pericolo.
Basta davvero poco alcol perché si cominci a vedere male perfino la luce di un semaforo o si tenda
a guidare come se si fosse soli sulla strada, per indebolimento della percezione laterale. Con un
valore di 3,16 di alcol nel sangue, che va dritto al cervello, ovviamente non c’è volante che tenga né
ragionamento che possa stare in piedi senza barcollare.
Eppure, anche sul nuovo tasso alcolemico di O,5 grammi per litro conviene fare più chiarezza,
perché ho la netta sensazione che in questi giorni sia stato comunicato bene l’allarme e male invece
il contenuto.Mi spiego subito.
Alcuni esperti in materia hanno parlato di “tre bicchieri di vino” come quantità massima per non
superare la soglia dello 0,5 ma altri esperti hanno posto il limite a due. Oppure c’è chi quantifica
due boccali di birra, chi uno soltanto.
E noi giornalisti, sottoscritto compreso, abbiamo finito per trasmettere una insidiosissima ambiguità
proprio sull’ applicazione pratica delle nuove regole. Il cui rispetto vale da solo molte vite e la cui
violazione comporta in ogni caso ritiri di patente, ammende fino a cinque milioni di vecchie lire o
pene fino a sei mesi di lavori di pubblica utilità da svolgersi nei giorni festivi. Lavori forzati, in
parole povere.
Meglio ri-fare tutti i conti su quanto alcol, su come assumerlo e su quando valutarlo. Altro che tre
bicchieri di vino o due boccali di birra! Non è così.
Mi ha dato una mano la Polizia della strada di Padova mentre, a Roma, ho chiamato il ministero
degli Interni, cioè chi fa applicare in concreto la nuova normativa. Sul parametro tassativo dei tre
bicchieri di vino, la risposta del Dipartimento competente è stata secca:”Altre fonti lo diranno; noi
no.”
Agli Interni mi hanno certificato tutt’altro, per evitare che gli automobilisti cadano in equivoco sul
limite di 0,5 di alcol al momento del controllo.Con la birra, è lecito un boccale non due; i bicchieri
di vino consentiti sono invece due, non tre. Quanto ai super alcolici, un bicchierino, ino ino.
Questo è quanto. Per boccale di birra, s’intendono 40 centilitri. Soprattutto i ragazzi fanno
prestissimo a regolarsi, visto che una lattina di Coca Cola contiene 33 centilitri e che un Gatorade
arriva ad esempio a 60: il parametro di 40 è presto fatto. Tenuto poi conto della superiore
gradazione, la nuova normativa comporta due bicchieri di vino da 20 centilitri.
Con un’ulteriore avvertenza perfino banale a proposito di bicchieri. Un prosecco di Valdobbiadene
non è la stessa cosa di un Amarone rosso della Valpolicella, né un Tal Luc friulano rispetto a un
Gewurztraminer passito.
Bisogna sempre tenere ben presenti altri fattori. Ciascuno di noi dovrebbe regolarsi anche sul
proprio fisico: un magro sente l’alcol più in fretta; un grasso lo assorbe più lentamente. E c’è una
bella differenza tra un aperitivo a stomaco vuoto e un paio di calici smaltiti durante il pasto.
Anzi, bere a stomaco pieno è uno dei due segreti per restare nelle regole. L’altro, abbinato al primo,
riguarda i tempi di smaltimento dell’alcol: tendenzialmente, dopo un’ora e mezza o due si può
affrontare a piè fermo ogni controllo ma, proprio perché le variabili fisiche sono tante, è
vietatissimo illudersi e sgarrare.
Certo, chi sa bere e conosce l’arte di sorseggiare non avrà le brutte sorprese alle quali va di sicuro
incontro chi beve male e occasionalmente. Insomma, il tasso ora abbassato a 0,5 è anche una
disciplina mentale oltre che una nuda cifra di riferimento alcolemico.
Quando ancora mancavano autovelox, limiti per litro e palloncini, uno straordinario e competente
scrittore come Paolo Monelli usava le lettere O.P., iniziali delle parole latine “optimus potor”, per
indicare il vero bevitore . A suo dire, l’O.P. non si ubriaca mai se non vuole; beve per sé non per
pavoneggiarsi in compagnia e sa cercare il bere “alle sue ore”. Oggi più che mai la guida non
avrebbe mai le “sue ore” per bere: questa la verità.
In certi paesi dell’Est il tasso consentito è 0,2 appena, meno della metà del nostro, ma in
Scandinavia é 0, zero, nemmeno una goccia d’alcol è permessa a chi guida, mai e poi mai. Ecco,
l’ideale sarebbe che gli italiani e soprattutto i giovani tra i 18 e i 29 anni, i più a rischio, fingessero
di dover rispettare un tasso 0 pur sapendo di poter contare su un limite di 0,5.
Se i giovani si facessero davvero furbi, sceglierebbero a rotazione chi tra loro rinuncia a bere per
guidare, così permettendo che gli amici decidano in santa pace e senza rischi quanti bicchieri
ciucciarsi.Magari alla fine non direbbero nemmeno un grazie al guidatore occasionalmente astemio
ma lui, di turno, li capirebbe perché a quell’ora sarebbe il solo lucido e responsabile che bada al
sodo.
Cinture tese, luci accese, palpebre alzate: assieme valgono almeno 3.000 vite.