2002 agosto 11 Nordest piccolo e bello
2002 agosto 11 – Nordest piccolo e bello
A sentire i conti pubblici e i dati economici delle ultimissime ore, c’è da spararsi soprattutto nei
panni dei contribuenti.Se poi si bada alle previsioni d’entrata fatte dal governo, vince per tre a zero
il meno: meno capitali in rientro dall’estero, meno sommerso che emerge, meno gettito fiscale nelle
casse dello Stato. Trebuchi più che Tremonti, se mi si passa la goliardata.
Di sicuro, nessuno può sentirsi al riparo da una congiuntura tanto al ribasso, a partire dal Nordest
che, sia pure con le unghie e con i denti, continua a restare l’area di punta dell’economia
italiana.Quindici giorni fa a Verona, Ciampi ne ha messo in risalto uno dei dati più eclatanti:”Non
si può continuare ad andare avanti – disse il presidente della Repubblica- con il dualismo di
un’Italia dove vi sono regioni come il Veneto senza disoccupazione giovanile e zone con tassi
inaccettabili da terzo mondo.”
Peccato che troppi giovani del Sud, come denuncia da anni il leader dei confindustriali veneti Luigi
Rossi Luciani, rifiutino la mobilità verso il Nord. Sicché si sono rese necessarie due mobilità
alternative: delle aziende del Nordest verso l’Est europeo e verso il Sud italiano; dei lavoratori
extracomunitari verso il Nordest. Un va e vieni sconvolgente, una rivoluzione economica e sociale
inimmaginabile soltanto dieci anni fa.
Sempre a Verona, ma un mese prima di Ciampi, il governatore della Banca d’Italia aveva affermato
a dire il vero un’altra cosa, anche se di segno tutt’altro che positivo . Secondo Antonio Fazio il
futuro del Nordest promette poco per la scarsità di imprese medie e grandi, come dire che “il
piccolo è bello” si vede giunto oramai alla frutta dello sviluppo.Niente da eccepire sui numeri.
Da Bolzano a Trieste, da Trento a Venezia, è fuori di dubbio che qui trionfa soprattutto il
capitalismo in pillole:basti pensare alle 1.200 imprese del distretto della sedia in Friuli, alle 140
mila aziende artigiane del Veneto o alle 70 mila ditte individuali del Trentino-Sudtirol/Alto Adige
nonostante una popolazione di poco superiore ai 900 mila residenti.In pratica, il Big Bang
dell’imprenditoria, la prima scintilla del mettersi in proprio: più piccoli di così si muore.
Ma il ragionamento di Fazio esige almeno una postilla di strettissima attualità, se è vero che le
prime pagine dei giornali parlano di “frenata” o di “gelata” dell’economia e di ineluttabile perdita
di occupazione nella grande industria. Se è vero che il francese “Les Echos” usa il verbo “plonger”,
cioè affondare, per spiegare
l’emblematico bilancio di Fiat Auto.Se è vero che sul
“Corriere”Giuseppe De Rita, segretario generale del Censis, definisce “immorale e ignobile” il
capitalismo dei grandi industriali italiani che sfruttano le liberalizzazioni per poi aumentare il costo
delle bollette della luce o del telefono.
Al contrario di quanto pensa il governatore di Bankitalia, e con lui una schiera di coristi del luogo
comune, la struttura a maglia stretta del capitalismo del Nordest è probabile che conservi piuttosto
un buon orizzonte. E per due ragioni a mio parere forti.
La prima strettamente economica. Come già verificato in più occasioni, il “piccolo è bello” assorbe
meglio i colpi delle crisi , tanto che le stesse imprese medie e grandi traggono beneficio da questa
specie di scudo stellare sparpagliato sul territorio.
La seconda strettamente sociale. Occorre smettere una buona volta di censire la salute economica di
un’area solo in base al Pil o all’export, quando il capitalismo dell’uomo qualunque produce invece
anche la distanza meno alienante (tra produzione e famiglia) e la vicinanza più vivibile ( tra profitto
e società). Questo il valore aggiunto.
Tutto ciò è tanto vero che a Nordest persino il sistema bancario, pur agnostico per vocazione, ha
sempre sostenuto gli imprenditori in carne e ossa più che le aziende in sé, gli uomini oltre i marchi.
Lo stesso futuro non dipenderà dal superamento del “ piccolo è bello” ma, come invoca il
presidente confindustriale friulo-giuliano Andrea Pittini, dal “fare subito e bene” tutto ciò che i
governi regionali debbono per eliminare le tante barriere architettoniche alla famiglia, ai lavoratori e
agli imprenditori.
Boom o crisi che sia, é vietata la politica di nicchia.