2002 agosto 26 Donne Amina Lawal

2002 agosto 26

DOMENICA 18

Donne

Amina Lawal, nigeriana, condannata alla lapidazione secondo la legge islamica:”Sono fiduciosa.
Dio vede tutto: mi vendicherà.” (Agenzia Reuters)
Meryl Streep, attrice americana:”A 53 anni so benissimo che la parte migliore della vita è alle
spalle.” (da Donna moderna)
Patty Pravo, cantante:” A me piacciono le canzoni che puoi cantare quando ti svegli al mattino.”
Stefania Orlando,33 anni, presentatrice tv:”La bellezza mi dà fastidio.Può fare da schermo al
cervello.” (da Sette)
Thea von Harbou,scrittrice tedesca,1888-1954: “Era truccata in modo sconcertante, come se non
volesse essere né donna né uomo, ma un animale strano.”(da “Metropolis”,edizioni Studio Tesi)
Monsieur de la Louptière : « Il primo dovere del giornalismo femminile é piacere.” (da un avviso ai
lettori del parigino “Journal des Dames”, 1761)

LUNEDI’ 19

800 vite

Anche se arcinoto, conviene ripeterlo: ogni anno il Veneto registra 800 morti su strada. Si provi a
contare, uno ad uno, fino a 800: un’ecatombe,senza pensare alla sfilza dei feriti, molti dei quali
feriti a vita se così posso dire.
Negli Stati Uniti usano la segnaletica elettronica su strada addirittura per la ricerca dei ragazzi
scomparsi. La impiegherei in Veneto, ora per ora, anche per l’aggiornamento luminoso e in tempo
reale di quel nostro terribile numero collettivo: contare per ricordare, ricordare per risparmiare
dolore.
La sanità pubblica regionale ha deciso di mutare perfino il linguaggio, definendoli non più
“incidenti stradali” ma “traumi da traffico”. Nell’intenzione, credo che si voglia far emergere il loro
pauroso impatto, oltre che sul tessuto umano, sui servizi sanitari: dal pronto soccorso ai ricoveri in
ospedale, dalle invalidità alla riabilitazione.
Da solo, il traffico impone una sua sanità speciale, in ogni senso costosissima.Sul destino è
impossibile fare prevenzione; è possibile sui comportamenti e sulle condizioni ambientali.
Usare o no le cinture di sicurezza è un comportamento.Secondo l’assessore regionale alla sanità,
Fabio Gava, l’uso delle cinture é aumentato in tre anni dal 40 al 60 per cento: se così fosse, sarebbe
ancora poco, pochissimo, e dunque ha fatto bene a finanziare con 250 mila euro all’anno un altro
Piano triennale di prevenzione.
Tenere le strade come si deve o trascurare la loro manutenzione è invece una condizione
ambientale. Ad esempio, é di questi giorni la condanna del comune di Rovigo al risarcimento di
quasi un miliardo e mezzo di lire per aver provocato, a causa di una buca sull’asfalto, una invalidità
permanente a una ragazzina in motorino.
Le strade assassine vanno sempre portate in tribunale. Mai rassegnarsi.

La verità è che, per abbattere il numero di 800 morti, servono tante cose assieme, preventive,
repressive e soprattutto culturali. Prendiamo le cinture:informati sono oramai tutti; non è questo il
punto.
Piuttosto, deve scattare il collegamento simultaneo tra enormità della vita ( a rischio) e banalità del
gesto ( di sicurezza).In parole povere, sarebbe da ficcare in testa lo slogan: basta poco. Basta un clic
salvavita in tutto. O un seggiolino per bambini o un caschetto in bici.
Ci sono ancora genitori – da arresto immediato in un Paese civile – che viaggiano in auto con i
bambini sulle ginocchia! E l’Ulss pilota di Pieve di Soligo dovrà monitorare per conto dell’intera
regione l’impiego delle cinture di sicurezza anche da parte… degli autisti d’ambulanza, dei vigili
urbani, degli operatori sanitari con auto di servizio! Cioè da parte di chi, chiamato per dovere
d’ufficio a dare il buon esempio, spesso esibisce pubblicamente il cattivo.
Inoltre, non c’è di peggio del sospetto che una certa repressione risponda a volte a criteri di incasso
piuttosto che di sicurezza .Sulle strade del Veneto sarebbe insensato un grande gioco tra guardie e
ladri del traffico, quando serve più che mai una overdose di disciplina dei cittadini, di investimenti
pubblici e di buonsenso dei tutori dell’ordine.
Mai scordare il numero 800.

MARTEDI’ 20

Prezzi/1

Prezzo di un’aranciata media a un bar della spiaggia di Bibione:3,5 euro rispetto alle 5.000 lire della
stagione precedente. Ma l’Istat non lo sa.

MERCOLEDI’ 21

Spiagge/2

Roberto Piccinelli ha scritto la nuova “Guida al piacere e al divertimento 2003”. Ha detto:”Per me
le località giuste dell’estate sono Taormina, Ischia, Milano Marittima, Pantelleria e la Versilia.Out
invece la monotonia e l’incapacità di rinnovarsi di Porto Cervo, Capri, Circeo, Jesolo e l’isola
d’Elba.” (da L’Espresso)

GIOVEDI’ 22

Frontiere

A Trieste si é giocata la partita Italia-Slovenia, ed é successo di tutto, come se l’attualità del vivere
riaffondasse di colpo nelle viscere della storia. Migliaia di giovani “tifosi” sloveni hanno inneggiato
perfino al loro famigerato IX Corpus in azione tra il 1944 e ’45, tempo di eccidi e di foibe.
Il giorno dopo sento dire: ma dovevamo organizzare questa partita proprio a Trieste ?Stati Uniti e
Cina riuscirono a scongelare con un incontro di ping pong i rapporti più difficili dell’intero pianeta ;
non mi si venga ora a dire che è normale che un match feriale e comodamente transfrontaliero
venga trasformato in una rissosa serata di stampo etnico. Se accettiamo parametri di questo tipo, è la
fine della ragione e il trionfo dei cervelli rasati, dei violenti mai abbastanza menati dai poliziotti e di
chi considera il pallone la prosecuzione della guerra con altri mezzi.
Sarebbe però sbagliato liquidare la malattia della curva slovena come un’ordinaria faccenda di
ultràs,di estremisti alcolemici e di attaccabrighe d’ogni risma. Dal mio punto di vista ne ricavo una
morale che esce dal recinto del calcio.
La comunità di Alpe-Adria ha quasi un quarto di secolo e ha lavorato dalla mattina alla sera per
spalancare la frontiera di Trieste e di Gorizia, a dispetto di tragedie, orrori, memorie e chiusure.

Quando poi, all’inizio degli Anni Novanta, la Slovenia scelse la sua sacrosanta indipendenza post-
comunista, fu il Nordest a fare politica estera in proprio forzando anche le ragioni della diplomazia
rivendicate dal ministro degli Esteri De Michelis.
Il Nordest “riconobbe” subito sovrana la Slovenia, proprio mentre veniva aggredita dai carri armati
di Milosevic. Se ricordo bene quei giorni fatidici, a Lubiana andarono di persona il presidente
Biasutti per il Friuli-Venezia Giulia, Franco Cremonese per il Veneto, Andreolli per il Trentino-
Alto Adige. E Peterle, leader del governo indipendentista della Repubblica slovena, veniva
considerato non a caso “figlio di Alpe Adria” avendoci creduto per anni.
Se così stanno storicamente le cose, e non da oggi, un’amichevole di calcio d’agosto tra Italia e
Slovenia non doveva essere spostata da Trieste per una specie di legittima suspicione da qui
all’eternità. Senza enfasi alcuna, poteva essere un’occasione popolare e civile, un match di Alpe-
Adria.
Con una postilla, semmai. Una partita senza meriti tecnici ha avuto almeno il merito politico di
smascherare sugli spalti un sottosuolo forse trascurato o sottovalutato dalla retorica buonista.
Nel suo livore, è stata una serata brutalmente sincera, che ha sbattuto sotto i riflettori un fantasma
durissimo a morire . Fino a confondere il pallone con gli odiosi vetero-nazionalismi di marca
balcanica.
Meglio così, per paradosso.La cooperazione a Nordest, gli scambi crescenti, lo spirito di Alpe-
Adria,le suggestioni mitteleuropee, le ragioni dell’economia, il comune destino nell’Ue, la tutela
delle minoranze, tutto questo cammina spedito ma dovendo fare i conti di intere generazioni e ben
sapendo che il cammino non può dirsi concluso nemmeno in uno stadio di calcio.
Nonostante tutto, è sempre utile sapere le cose senza reticenze. Per guarirne poco a poco, chissà
quando.

VENERDI’ 23

Incendi

L’anno scorso,nel periodo dal 1° luglio a Ferragosto, c’erano stati 26 incendi (6 in Veneto) nelle tre
regioni del Nordest; quest’anno 0. Chiuso per pioggia.

SABATO 24

La citazione

Bill McKibben, americano, da “La fine della Natura. Il manifesto dell’altra ecologia”, editore
Bompiani 1989.
“Come gli uccelli hanno il volo, il nostro talento particolare è la ragione.La nostra ragione ci
consente di concepire la nostra specie come “una” specie, e di riconoscere il pericolo che il nostro
sviluppo pone alle altre specie, e di sentire qualcosa per le specie che minacciamo.
Se noi ci decidessimo in questo senso, potremmo esercitare questa ragione per fare quello che
nessun altro animale può fare. Potremmo limitarci volontariamente, “scegliere” di restare creature
di Dio anziché di renderci dèi.
E questa sarebbe un’impresa colossale, molto più imponente della diga più ciclopica (anche i castori
possono costruire dighe) perché immensamente più ardua.Questo autocontrollo – non l’ingegneria
genetica, o la gestione planetaria – è la vera sfida, la cosa difficile da fare.Naturalmente noi
possiamo accoppiare i geni. Ma siamo capaci di “non” accoppiare i geni?
Lo slancio che sta dietro al nostro impulso di controllare la natura può essere troppo forte da
consentirci di fermarci.”