2002 febbraio 24 Troppo bello

24-2-2 rubrica

DOMENICA 17

Troppo bello

Vista a Treviso, alla Casa dei Carraresi, la mostra di Claude Monet . Polizze d’assicurazione alla
mano, un valore di 1.200 miliardi; ma davvero quei quadri hanno un prezzo commerciale? Per un
visitatore è stato come mescolare luce e colore immateriali, e rendersi conto dello stregamento di
cui sono capaci insieme, a costo zero.
Ribattezzato “Raffaello dell’acqua”, Monet andò a Venezia nel 1908.Ho letto sul catalogo che lo
portarono subito, come un qualunque turista, a godersi il tramonto da Piazza San Marco : “E’ troppo
bello – disse – per poterlo dipingere”. Vietato anche a lui, maestro dell’aria aperta.
Il prof. Manlio Brusatin ha ricordato un’altra visionaria esclamazione del pittore parigino:”Venezia
è impressionismo in pietra”. Le pietre di Venezia come le ninfee di Mone; la città inventata dal
nulla che invece sembra a lui quasi un prodotto della natura: i miracoli di Venezia sono questi.
Ai tempi di Carlo Goldoni, un celebre critico disse di una sua commedia che era difficilissimo
capire come potessero esserci tante bellezze in storie tanto semplici e popolari. In fondo, è sempre
stato proprio così: Venezia può ispirare il senso dell’inarrivabile e, allo stesso istante, della totale
familiarità.
Essere Venezia.

LUNEDI’ 18
Bestiario

Il vice-presidente del Consiglio Fini, rivolto al centrosinistra:”Della Rai voi ne avete fatto in questi
anni carne di porco”. (parlando a “Porta a Porta”)
Il ministro Bossi, rivolto agli ex-democristiani del centrodestra:”Nessun accordo con i vecchi
maialoni contro i quali combattemmo alla morte”.(parlando a Milano)

MARTEDI’ 19

L’inno

Se ho capito bene, al festival di Sanremo qualcuno canterà l’inno di Mameli in inglese; mi pare una
buona idea ascoltare la musica tricolore ma sciare via sulle sue parole che, con tutto il rispetto per il
presidente Ciampi, sono bruttine e remote.In vista dei Mondiali di calcio, scommetto anzi che
Giovanni Trapattoni faticherà a far intonare i gol dai giocatori della Nazionale assai meno che ad
allenare la nostra squadra a cantare l’inno !
D’altra parte questa è una storia vecchia come il cucco. Basti pensare che a settembre del 1914,
vigilia della prima guerra mondiale, il mensile tutto casa e famiglia “Varietas” lanciò un Grande
concorso poetico e musicale – così diceva – “per il canto della nuova Italia”.
E’ istruttivo rileggere il bando di concorso:”L’Italia, la patria della melodia, dove si nasce si vive e
si muore cantando, non ha un canto nazionale. Non è tale l’inno di Mameli, “Fratelli d’Italia”, che
infiorava le labbra e rinfocolava gli entusiasmi delle Camicie Rosse. Non è tale l’inno di
Mercantini,”Si scopron le tombe”, che risuonò nelle nostre bocche quando lo straniero era già fuori.
E tanto meno può dirsi ‘ inno nazionale ’ la marcia Sabauda che squillò nel fervore delle guerre per
l’indipendenza. Questa marcia non ha parole; quegli inni ne hanno, ma ormai non rispondono più al
sentimento d’oggi”.
La rivista, che si pubblicava a Milano, concludeva: “Non sarebbe giunta l’ora propizia di

cambiare?”Era il 1914 e, da allora, poco o nulla di nuovo in materia.

MERCOLEDI’20

Imbriaghi

La Commissione europea intende tassare il vino di almeno 270 lire al litro. Ma a Bruxelles, forse
imbriaghi di birra, non hanno proprio altro cui badare? E sì che dovrebbero sapere che il vino non è
una bevanda ma una civiltà esentasse.
Lo scrittore latino Plinio ricordava che le viti sono addirittura un tutt’uno con l’identità del luogo e
citava l’esempio di Padova, dove i vini delle zone paludose profumavano di salice.Cara Ue, lasciaci
bere un’ombra in santa pace fiscale.

GIOVEDI’ 21

Due lezioni

Nancy Brilli, attrice italiana:”Ho imparato che nella vita non esistono problemi, ma solo cose da
fare”. ( da Radiorai)
Elder Robert Hales, apostolo mormone americano:”Se nella vita ho rimpianti? Un grande atleta
nero soleva ripetere: non voltarti mai, potrebbero raggiungerti”. (dalla Stampa)

VENERDI’ 22

Nuovi leader

La sinistra è un cinema. Da D’Alema a Nanni Moretti.

SABATO 23

La citazione

Enzo Bettiza da “Arrembaggi e pensieri”, conversazione a cura di Dario Fertilio, Rizzoli 2001.
“In quel lontano 1989 ancora jugoslavo, circa un milione di persone gremiva la piazza e le strade
antistanti il parlamento di Belgrado: le riprese televisive erano, inverosimilmente, le stesse che
nell’ottobre del Duemila ci hanno mostrato l’assalto della stessa folla allo stesso parlamento
(nell’Ottantanove per Milosevic, nel Duemila contro Milosevic)…
La straordinaria ascesa di Milosevic ad un potere che gli permise di scatenare quattro guerre e
migliaia di massacri, non può spiegarsi senza l’appoggio che a quel tempo gli davano le folle da lui
ipnotizzate e senza gli slogan di combattimento coniati dai media a lui vicini, nonché
dall’insipienza delle diplomazie conservatrici dell’Occidente che vedevano in Milosevic addirittura
un “salvatore” della Jugoslavia unitarista.
Gli slogan elaborati nei “laboratori mediatici” di Milosevic cominciarono allora ad uccidere ancor
prima delle pallottole. Do solo un piccolo campionario: “Slobo, mandaci l’insalata, la carne c’è:
taglieremo la gola ai croati”; “Vai avanti Slobo, fino a Tirana”; “Basta che ce lo dici, Slobo, e noi
voleremo come pallottole”.