2002 gennaio 10 Piccole patrie
DOMENICA 20
Piccole patrie
Un anno fa il presidente Ciampi ricordò agli italiani che difendere le culture locali non vuol dire
affatto negare l’anima europea.Si spiegò così:”Amo insieme Livorno,la Toscana,l’Italia e
l’Europa”.
La piccola patria è il luogo dove ci si sente a casa,senza escludere l’appartenenza a comunità via via
più larghe. L’utopia dell’ “Europa delle Regioni” che cosa sarebbe
se non proprio il superamento degli Stati nazionali anche come Stati-padrone della sovranità?
E’ tutt’altro che murato vivo il sentimento di piccola patria,soprattutto nell’Italia degli ottomila
comuni , delle cento città e degli infiniti dialetti .Sottintende patrimoni per niente al chiuso,da
sempre creativi.
Indro Montanelli ad esempio considerava la Toscana e il Veneto i “due grandi depositi delle glorie
culturali italiane”,cito testualmente.Proprio perché detestava il “particulare” degli egoismi locali,
Montanelli aveva per reazione un’idea molto alta delle ricchezze di ogni storia, a cominciare dalla
sua.
E una canzone di guerra scelse il Grappa,piccola patria dei veneti,come patria di tutti. Con parole
del generale De Bono e musica del suo aiutante di campo,si cantava appunto:”Monte Grappa,tu sei
la mia Patria…”, qui maiuscola come un secolo fa o quasi.
A Nordest,in Alto Adige/Sudtirol,la piccola patria prende il suono materno della parola tedesca
Heimat,come in Friuli sceglie a simbolo il fogolàr. Trieste sublima il confine delle identità plurali.
La più minuscola patria che sia mai stata evocata da un grand’uomo credo appartenga invece al
premio Nobel per la letteratura Camilo Josè Cela,scomparso proprio in questi giorni in Spagna
all’età di 85 anni.Le sue ultime parole sono state:”Marina ti amo.Viva Iria Flavia”.
Marina è la moglie ; Iria Flavia è il paesino natale dello scrittore galiziano ,nella provincia di La
Coruna . In un puntino geografico,il suo universo.
LUNEDI’ 21
Craxi
Giuliano Amato,socialista, allora presidente del Consiglio, dichiara alla “Stampa” del 24 gennaio
1993:”L’azione più visibile di noi socialisti resta la distruzione dei dogmi comunisti:che per fondare
il socialismo non basta. La componente etica è stata molto carente.Anni fa un cardinale mi ha
detto:date l’impressione di essere un partito senza valori,e il vostro pragmatismo sembra inseguire il
potere per il potere.Io mi sono stupito,ma la frase mi ha aperto una finestra. E da quella
finestra,oggi ho visto Tangentopoli”.
Negli stessi mesi,in un libro dedicato alla disfatta del Psi,Enzo Biagi racconta:”Su una chiesa
metodista di New York,il pastore Stephen Bauman fa affiggere una frase di Bettino Craxi che ha
pescata nel New York Times:’Non ci sono più ideali,facciamo semplicemente i nostri interessi’.”
Solo per pro-memoria.
MARTEDi’ 22
Mussolini
Denis Mack Smith,storico inglese,dalla biografia politica di Benito Mussolini:”L’elogio della
guerra in quanto intrinsecamente bella e benefica fu una sua crudele follia ,da cui derivarono
sciagure innumerevoli e che alla fine ridusse in polvere e cenere quel che di positivo aveva
raggiunto.Una persona capace di conseguire un tale culmine di popolarità,per poi precipitare così
rapidamente al polo opposto di una universale ripugnanza,è chiaramente un individuo fuori del
comune.Non solo Mussolini era un attore di grande talento,ma il campo in cui supremamente
eccelleva era la propaganda.E dunque sia le sue dichiarazioni pubbliche,sia i suoi commenti
privati,sono spesso le dichiarazioni e i commenti del propagandista,miranti a celare la verità quanto
a rivelarla”.
Lo pensa anche Fini,adesso.
MERCOLEDI’ 23
Previti
L’accusa è il peggio del peggio:aver corrotto a colpi di miliardi i giudici.Ma per il parlamentare
Previti il giusto processo è soltanto quello che non gli si fa,che si annulla o che,in alternativa,
assolve. Insomma,la giustizia faccia il suo corso: il suo di Previti,preferibilmente a Porta a Porta
non in un’aula di tribunale.
GIOVEDI’ 24
La truffa…/1
Hanno messo finalmente in galera Vanna Marchi e affini.E’ una buona notizia,confortata anche dal
fatto che il magistrato sottolinea di suo pugno “la massima spregevolezza” degli indagati.Quando ce
vo’,ce vo’.
Ma che ne facciamo dei 300.000 e passa clienti che,sborsando fior di milioni,ricorrevano alla
industriosa famigliola con annesso mago brasiliano?Il vero quiz non può che essere questo.
Ciarlatani ne circolano a bizzeffe,truffatori anche,ma è la generosa materia prima a loro
disposizione che sconvolge.Fior di casalinghe , che ogni giorno sanno far la spesa con un senso del
risparmio da governatore di Bankitalia ,tornano un minuto dopo in famiglia e accendono il
televisore per farsi buggerare a fondo perduto,con le mani bucate. L’accusa ha quantificato il
malloppo in 63 miliardi di lire,roba da non credere a proposito di terzo millennio della scienza e
dell’informazione.
Lo sappiamo;la credulità è un po’ come la prostituzione,cioè di antichissima tradizione. E,forse,la
credulità non fa che mostrare il più ingenuo volto di ogni fede;il voler credere a tutti i costi in
qualcosa,persino nell’oroscopo all’ingrosso,in un dio taroccato. Come andare a caccia di se stessi
senza che esista un dove,fragilmente soli ma affamati di magìe in offerta speciale.
Pare che questa fabbrica del niente raggiunga ogni anno in Italia un fatturato di oltre diecimila
miliardi di lire (vedi Rapporto Eurispes 2002),con 150/170 mila addetti,tra
maghi,cartomanti,astrologi,mammeebe varie,occultisti e sciamani d’ogni sorta,che spesso hanno
trovato nel rettangolo della televisione la loro terra promessa,ettari di illusioni a pagamento,una
miniera di dieci milioni di clienti in carne,ossa,sogni e paure. Per tanta gente,soltanto dentro quel
rettangolo luminoso si svolge la vita reale,non fuori,tanto da scambiare per vera soprattutto la
Vanna Marchi che promette la felicità con un bastoncino di edera da ficcare sotto il cuscino prima
di andare a dormire.
Nel suo genere,lei è un genio del raggiro estremo,il miracolo della moltiplicazione delle leggende in
lire,lo squallore fatto violenta telenovela.Fra l’altro,dai giornali e dai telegiornali di questi anni tutto
si era saputo di lei ; nulla della tele-venditrice poteva dunque sorprendere e
nessuno,onestamente,può appellarsi ora al plagio via etere.
Fin dal 1990, i suoi barriti celavano un arresto e una condanna per bancarotta fraudolenta,un
fallimento,un provvedimento per pubblicità ingannevole,una carriera sempre sull’orlo del
patteggiamento.Lady Truffa era un libro aperto dell’arte di mentire e di ingannare ;un’arte che può
dare anche una “terribile ma inebriante felicità”,come sospettava uno scrittore francese
dell’ottocento.
Non sarà la prima né l’ultima ma questa storiaccia fa pensare più di altre .Se 300.000 persone si
lasciano spellare vive dai prodotti esoterici,dallo sciogli-pancia,dal malocchio su ordinazione e dai
minacciosi numeri del lotto di un soggetto come la signora di cui sopra,forse la spiegazione
dev’essere tutt’altra.Non la vecchia poetica credulità,ma il masochismo di massa, da sempre noto
anche in politica.
Il piacere sta nella fregatura.Più grossa questa,più sublime quello.
Venerdì 25
…e la notizia/2
Se la truffa è di Vanna Marchi,le sue manette si devono a “Striscia la notizia”,telegiornale satirico
di Mediaset,che ne ha svelato l’ultimo business. E anche questa a me sembra una notizia mica da
ridere,nel senso che se la satira fa l’informazione che fa l’informazione?
Una quindicina di anni fa “Striscia”,allora su Italia 1,si presenta con questo programma:”Tentiamo
l’impossibile:battere la comicità di Bruno Vespa”.Il quotidiano comunista ‘il manifesto’ finisce non
a caso per definirlo l’unico telegiornale alternativo.
Di sicuro,rompe gli schemi.Durante la guerra del Golfo,”Striscia”fa campagna pacifista; con la
politica si diverte.Come quando manda in onda un litigio niente male tra Tina Anselmi e il
socialista Ugo Intini.
Che tempi.Dieci anni fa,con Umberto Bossi ancora innocuo, è “Striscia” a prendersi un’accusa di
vilipendio alla bandiera italiana da parte di un gruppo di donne del Psdi,i socialdemocratici,perché
le sue Veline si esibiscono con un body tricolore.E il Gabibbo,pupazzo parlante,prende cinque voti
durante le votazioni per l’elezione del presidente della Repubblica!!!Non sto scherzando,parola.
Una volta Ezio Greggio,fingendosi Berlusconi al Tg4,chiama in diretta Fede,che se la lega al
dito.”Comunisti di merda”,dirà di quelli di “Striscia” l’inarrivabile Emilio.Tra tette e goliardate
,negli anni la trasmissione accumula ascolti e querele perché fa anche inchiesta o ospita denunce da
tribunale del popolo.Tutto al volo,tra una gag demenziale e una passerella erogena,però lo fa,che si
tratti dei bidoni alle pompe della benzina o dei bidoni di Vanna Marchi,tutta roba che s’incontra
nella vita quotidiana,soprattutto nel retrobottega italiano più trascurato dai giornali.
Non bastasse,per svelare al mondo che l’on.Fini non considera più Benito Mussolini
“il più grande statista del secolo”(come dichiarato nel 1994 ad Alberto Statera sulla “Stampa”),ci
sono volute le “Iene” televisive,che sono una “Striscia” più perfida e più libertina.La satira ridens
ri-farà addirittura la storia patria?
Meglio così.Infinitamente meglio della Tv deficiente,dei teatrini, dei salotti,della innocua
spazzatura, della politica moltissimo raccontata e pochissimo inchiodata alle cose.
E’ destino.In un Paese per molti aspetti comico,le cose serie vanno mostrate sganasciando.
SABATO 26
La citazione
Mario Bernardi da “Microstorie di una città”(Uomini Botteghe e Sentimenti
degli anni ’30),Libreria opitergina editrice.
“Oderzo e il suo mandamento vantava negli anni Trenta il primato di capitale europea dei bachi da
seta.Le operazioni di essicazione dovevano essere rapide per non correre il rischio di favorire
l’incubazione della crisalide e la nascita della farfalla. Perciò,se il bozzolo non veniva “spento” in
gran fretta,si rischiava di avvilire il raccolto. Insomma,una serie di operazioni elementari non
complesse,che avevano però bisogno di tempestività e precisione.
L’unico pericolo grosso che si poteva correre nel corso di questo convulso periodo
di lavoro era l’improvviso incrudimento della temperatura ed il persistere di grandi piogge. Nel qual
caso,si diceva che la foglia “prendeva il salso” e veniva rifiutata dai bachi che sarebbero “andati in
vaca” rifiutandosi di filare.Allora bisognava correre in giro per le campagne in cerca di rimedi
capaci di sopperire alla momentanea assenza del cibo necessario.Ma era una eventualità quasi
sempre scongiurata.
Di assolutamente certo restava il fatto che,scaricate le bisacce cariche di bozzoli nelle stadere degli
essiccatoi,il prodotto veniva pagato immediatamente.Soddisfatte le quote spettanti al padrone della
terra,restava ai contadini un gruzzolo pesante nel portafoglio a fisarmonica dei capi famiglia.Una
corsa col tempo ed una grande fatica di tutti,ma il compenso rappresentava il primo introito
finanziario dell’anno e,da giugno,le cose sarebbero andate meglio che nei mesi passati.Poi ci
sarebbero stati i raccolti del frumento,delle patate,delle barbabietole da zucchero per chi le
coltivava,dei fagioli e del vino.
Quest’ultimo non era mai di grande qualità perché si badava più alla quantità che alla bontà del
prodotto,inoltre,si avevano scarse nozioni enologiche e – di conseguenza –i vini erano destinati a
reggere il loro buon sapore per poco tempo,fino al sopraggiungere dei primi caldi dell’estate.Infine
si raccoglieva la “ biava”( il granoturco) madre di tutte le sazietà e anche delle pellagre distribuite in
equa misura in tutto il Veneto”.