2002 giugno 16 Mondiali di Corea Giappone

2002 giugno 16 – Mondiali in Corea Giappone –

Senegal tra i primi otto del calcio mondiale, mamma Africa in festa, perfino lo scheletro della nostra
primissima antenata Lucy ieri ha forse sentito un brivido di orgoglio! Subito dopo il loro “gol
d’oro” di nome e di fatto, servito con un colpo di tacco alla Maradona, sono sceso in strada a
Castelfranco a gustarmi i caroselli neri dei senegalesi con le bandiere verdi, gialle o rosse al vento,
una nuvola di simpatia allegra come un tamburo etnico.
Ho pensato: quanto è cambiato a Nordest il “nostro” piccolo mondo antico. E subito ho fatto un
secondo pensiero: quanto è oramai tra noi il “loro” mondo in pochi anni immigrato. Anche il
pallone aiuta a leggere fino in fondo le ultime novità del vivere.
A dire il vero, Plinio il Vecchio aveva già intuito tutto duemila anni fa scrivendo:”Dall’Africa arriva
sempre qualcosa di nuovo”. Però non sono sicuro che il grande storico latino alludesse proprio… al
football:in ogni caso, ci ha preso in pieno con il Senegal che alla lunga ha piegato la resistenza della
Svezia, la squadra più bionda e nordica del Mondiale.
Il Senegal parla francese, ha tutti giocatori impegnati nel campionato francese, è allenato da un
francese che ama dire “sono un bianco con il cuore nero.” La Corea del Sud, nostra ossessione di
domani, è invece guidata da un tecnico olandese che sta tentando di trapiantare in Estremo Oriente
piccoli tulipani gialli di “calcio totale”, il calcio offensivo a tutto spazio.
E’ curioso questo fenomeno incrociato e parzialmente consolatorio. La Francia è già ritornata a casa
mentre l’Olanda non si era nemmeno qualificata , ma il Senegal e la Corea del Sud sono a guardar
bene portatori sani di una lezione europea oggi in piena crisi mondiale.
Aggiungo a questo proposito due esempi delle ultime 48 ore, intendendo altre due colonne
dell’Euro, la Germania e la Spagna. Orribile la prima; nata con la camicia e con le mutande la
seconda, davvero cose da non credere anche se entrambe hanno poi fatto non si sa come risultato.
Un vecchio kaiser del calcio tedesco, il divino Beckenbauer, aveva avuto da ridire sugli schemi del
Trap. Deve averlo detto prima di vedere dal vivo la sua Germania, incapace per almeno un’ora di
una qualsiasi manovra che assomigliasse vagamente al gioco.
Non per nulla, ha in extremis eliminato il Paraguay con la sola palla-gol degna di questo nome. Con
premeditata perfidia, segnalo fra l’altro che a metterla dentro è stato Neuville, di mamma calabrese,
il meno tedesco degli “uber alles”. Non che sottovaluti con questo la Germania, che sempre
Germania rimane, e però non l’ho mai vista così macchinosa e in debito di classe.
Quanto alla Spagna, le storiche “furie rosse” sembravano ben presto gatti fradici di periferia, con
una sola eccezione ma di livello planetario, il portiere Iker Casillas, un ragazzo di 21 anni appena
compiuti e dallo sguardo intenso, che ne ha fatte di tutti i colori contro un’Irlanda bella, indomabile
ma purtroppo sprecona. Casillas ha parato non ricordo neanche quanti rigori, sia in partita sia alla
fine dei tempi supplementari, quando non restava che la roulette dagli undici metri per decidere chi
avanti e chi via.
Tra rigori parati, tirati fuori o sui pali, in totale ieri ne sono andati in fumo ben sei su undici, una
percentuale da dopolavoro, quattro buttati dagli irlandesi, due dagli spagnoli. In materia, noi siamo
degli specialisti visto che l’Italia perse addirittura la finale del 1994 con le stecche del suo difensore
più di classe (Baresi) e del suo attaccante più sopraffino (Baggio), ma anche l’agghiacciante spreco
di ieri dimostra per la centesima volta quanto pesi sul calcio la psicanalisi.
L’emozione è un attimo fuggente che può spegnere il talento personale deviando da sola un
Mondiale. A proposito, tra 24 ore all’Italia toccherà la Corea. Il suo tifo è così organizzato che per
la Nazionale di Trapattoni sarà come giocare dentro una enorme anguria rossa, anche se si
dimostrerà l’esatto contrario di un match coreografico.
L’esperienza mi dice che la nostra squadra ha rotto il fiato e che non dovrebbe essere più preda di
ansia (da prestazione) o di turbe (da tatticismo). Secondo me sarà la sua prima vera partita a viso
aperto, senza calcoletti all’italiana, finalmente slegata dai risultati degli altri, nella quale o ci sei o
non ci sei e buonanotte.
Non sono mai stato tanto curioso di vedere come andrà a finire. E voi?