2002 giugno 19 Mondiale di Corea Giappone. Italia sconfitta dalla Corea

Mondiale 2002 – Italia sconfitta dalla Corea del Sud

Qui Corea 2002, campionato mondiale dei ladri. Ladri e buffoni perché non sanno neanche farle
bene. Rubano a man bassa, senza ritegno, in mondovisione, con fischietti e bandierine da scasso,
portandosi via un gol dopo l’altro e dividendosi equamente i compiti, una volta i guardalinee una
volta l’arbitro. Si dice terne ma a volte funzionano come bande, con l’”organizzazione” a fare da
palo. Complimenti vivissimi.
In vita mia, nei lunghi anni da inviato in giro per il mondo, ne ho viste di carognate, di corruzioni e
di manovre in giacca nera. Però non mi era mai capitato di assistere a una razzia in serie, partita
dopo partita, a carico dello stesso soggetto. Fra l’altro con un accanimento così insistito contro
l’Italia da farti perdere anche il senso della razionalità del calcio e la sua congenita allegria.
Mi spiego meglio con qualche spezzone di cronaca.Il nostro Ercole d’area, Vieri, ha segnato un gol
da Piola ma ha sbagliato due gol da campionato dilettanti. Questo è un fatto. Del Piero,che pur ha
lavorato generosamente in retrovia, sembrava una monacella non appena entrava in area coreana.
Anche questo è un fatto. E lo è pure un Totti che va dritto nella cineteca con un passaggio
smarcante e che, tuttavia, si perde più volte in labirinti con tre coreani addosso.
Ma come si può star qui a cercare il peletto sull’uovo della partita tecnica quando ti fregano sotto il
naso con la partita politica? Andate tutti a farvi fottere, ladroni.
Avevo visto l’eliminazione del Giappone ieri mattina. Alla fine della partita, dico a mia moglie:
“Siamo fregati”. Lei mi guarda e tocca l’ottone della porta. Insisto:” Nello stesso giorno non
butteranno mai fuori i due Paesi organizzatori, oltretutto il più gasato e nazionalista.” I giapponesi
fanno l’inchino, i coreani vanno al sodo.
A quel punto me la sentivo perché non è affatto vero che , a certi livelli, lo sport sia sport. No, è
anche tante altre cose che finiscono per umiliare il gesto atletico. Il calcio è sempre stupendo e
troppe volte la pirateria del calcio lo eguaglia, ma in spazzatura.
L’arbitro di ieri sarebbe stato colpevolmente “giovane”, secondo la mansueta definizione di Bruno
Pizzul in tv. Ma quale giovane! Anche a 80 anni avrebbe buttato fuori l’Italia e tenuto dentro la
Corea del Sud.
Non è stata l’inesperienza a guidarlo; anzi, l’esatto contrario, e cioè la realpolitik che da sempre
favorisce a comando il Paese padrone di casa. Solo che stavolta ha esagerato anche perché più
l’arbitro è un pirla, come meravigliosamente sintetizzano a Milano, più interpreta alla lettera le
atmosfere di corridoio. Li conosco, purtroppo, questi tipi.
Con quell’aria da mortadella, l’arbitro venuto dall’Ecuador ha intimidito l’Italia al primo minuto,
l’ha messa in riga con un rigore al secondo minuto, l’ha tenuta palesemente sulla corda disciplinare
per l’intero match. Nei tempi supplementari le ha negato il rigore e l’ha ridotta in dieci cacciando a
pene di segugio Totti per lasciare infine al guardalinee il lavoro sporco di annullare il cosiddetto
“golden gol” , che si chiama gol d’oro proprio perché decide tutto, fine. E l’Italia si sarebbe in quel
preciso istante ritrovata a pieno merito tra le prime otto nazionali del Mondiale.
Secondo me la chiave dell’intera faccenda è questa. Fin dall’inizio, le terne arbitrali hanno avuto la
sensazione che sparare sulla nostra Nazionale fosse come sparare sulla Croce Rossa. Non ci sarebbe
stata risposta né reazione, silenzio di tomba, meno che meno nel giorno in cui facevano felici gli
efficientissimi organizzatori asiatici.
Franco Carraro, che sarebbe il presidente del consiglio del calcio italiano, ha detto:”Parlerò domani
in Italia.” Mamma mia, nemmeno nelle incazzature più plebee e ruspanti la Federazione riesce a
dire qualcosa di spontaneo al popolo dei bar sport, al quale da sempre mi vanto di appartenere.
Come se si dovesse convocare il Parlamento in seduta plenaria e ordinare la mobilitazione.
Mentre scrivo proprio questa riga avvilita più che ironica, vedo uscire dal fax un unico foglio
dell’Associazione italiana calciatori con la dichiarazione del suo presidente . L’avvocato Sergio
Campana parla di “vergogna”e di “disgusto”, lui dirigente noto per l’equilibrio e con l’allergia
verso le sceneggiate e i drammoni nazionali. Mentre il buon Carraro riflette in volo sul destino

cinico e baro, meno male che Campana sa spiegarsi in quattro e quattr’otto come un qualunque
telespettatore, chiamando pane il pane e ladri i ladri.
Mi dispiace per il vecchio, grande Maldini. Mi dispiace un sacco soprattutto per Giovanni
Trapattoni, cui va intera la mia stima.
Senza Nesta e Cannavaro, ha impostato una difesa molto compatta con un centrocampo molto
ordinato. A furor di popolo ha usato Del Piero, che stavolta non ha fatto la differenza: aveva forse
ragione il Trap a insistere su Inzaghi, ma questo è soltanto becero e iniquo senno di poi, specialità
dei processatori di turno.
A tavolino, senza puzzetta al naso, imputo a Trapattoni soltanto un peccato veniale: l’eccesso di
Vieri. Nel senso che le fatiche di Ercole si sono fatte sentire; nei tempi supplementari, lo avrei
sostituito con Montella.
Sul campo, l’Italia avrebbe vinto nonostante quattro palle-gol buttate al vento. Non poteva far nulla
contro l’ennesima terna arbitrale con licenza di annullare,espellere, bastonare.
Fosse dipeso da me, avrei ritirato la squadra rubando almeno il fischio finale a lor signori. La Corea
ci ha battuti , ma soltanto nel 1966,e quella era la nazionale militarizzata del Nord.
Ieri non conta. Ieri è tutta un’altra storia. Oltre che brutto, questo Mondiale è fasullo. Tenetevelo.