2002 giugno 24 Mondiale di Corea Giappone. Ronaldo
2002 giugno 24 – Mondiali in Corea Giappone –
E’ il gol la carta di identità di Ronaldo Luiz Nazario da Lima, classe 1976, allevato a sole e sogni
tra Rio e Belo Horizonte. A Barcellona ne segnava uno a partita; quando,cinque anni fa, arrivò
all’Inter fece 25 gol al suo primo campionato in Italia, anche se il crucco Oliver Bierhoff lo superò
con 27 pur giocando nell’Udinese.( Che allora era bella come il Chievo dei giocatori-pandoro).
Lo hanno sempre chiamato qualcos’altro, “Ronaldinho” per tenerezza o “Fenomeno” per stima.
Destino friabile dei nomi: adesso che un altro bravissimo Ronaldinho esiste in carne e ossa , quel
suo diminutivo è abrogato, mentre due anni senza ginocchio hanno trasformato Ronaldo anche in un
“Fenomeno” di chirurgia. I suoi stiramenti muscolari sono l’ultimo uncino dei vecchi traumi.
Nessun altro giocatore al mondo ha bisogno di questo Mondiale quanto Ronaldo. Più che per
vincere, gli serve per dimenticare.
Finalmente cancellare la finale parigina del 1998, persa dal Brasile ma soprattutto da Ronaldo, e
naufragata per lui tra le convulsioni e “ i dolori in tutto il corpo”, come spiegò a un magistrato che
lo interrogava. Sembrava la fine non una finale, e all’improvviso il prototipo del campione buono e
vittorioso che dava il sorriso ai bambini si trasformò in una immagine dolente, di chi se ne tornava a
casa in mondovisione scendendo dalla scaletta dell’aereo con dieci anni in più addosso.
E’ fermo a quel giorno oscuro, Ronaldo, quasi fosse ieri. Quattro anni collassati in un solo ricordo,
come la luce dentro un buco nero nello spazio.
Ora non ha altro in testa oltre alla partita con se stesso.Il resto non esiste per lui, e nel resto è
compreso lo stesso Brasile, idem l’Inter, l’Italia, Moratti, noi tifosi ronaldinhi di campagna, adesso
siamo per lui un grande zero emotivo, chi vi conosce?
Basta guardarlo come scatta,come cerca il tiro, come si avventa. Si è fatto cattivo Ronaldo, gioca in
proprio, vuole gol suoi, firmare personalmente il risultato, seppellire la sua malata fotografia del
1998, cioè il fallimento che annunciava altre sconfitte, altri infortuni, altre fatiche.
Occhio per occhio ginocchio per ginocchio, come recita la bibbia plebea: un Mondiale da asso
perdente si archivia soltanto con un Mondiale da asso vincente, e questo i Ronaldo lo sanno da
quando hanno l’uso del pallone.
In fondo, gioca da solo, guidato dal dio dell’orgoglio non dalla dea dell’umiltà.