2002 giugno 8 Mondiali di Corea Giappone

2002 giugno 8 – Mondiali in Corea Giappone –

Se trovo subito uno che mi viene a sfruculiare su Inzaghi o non Inzaghi in campo fin dal primo
minuto, gli sputo in un occhio, metaforicamente ma gli sputo. La verità è che abbiamo assistito a
uno scandalo internazionale, senza il quale l’Italia non avrebbe mai perso e la Croazia mai
vinto.Punto e a capo.
Pur giocando maluccio per mezza partita,l’Italia ha segnato tre gol regolari ma dall’atto notarile
dell’arbitro inglese ne risulta uno soltanto. Due gol sono scomparsi nel nulla perché un sirenetto di
Copenaghen, tale Larsen, guardalinee danese senza arte né parte, è un analfabeta del calcio.
Non sa leggere il regolamento e così ha deciso il risultato sollevando la bandierina a casaccio. I
benpensanti dicono che questi errori fanno parte del gioco. No, oltre un certo limite visivo, roba del
genere fa parte della spazzatura.
Un Mondiale è un Mondiale, signori miei,e pretende il meglio anche a bordo campo, non un
contorno di mediocri collaboratori contro i quali,fra l’altro, nulla può nemmeno un buon arbitro.
Potrebbe metterci una pezza la tecnologia, come si usa nel football americano, ma prevedo che ci
vorranno un paio di secoli prima di introdurre nel nostro calcio conservatore qualche strumento più
neutro ed efficiente di un signor Larsen qualsiasi con licenza di far danni in Estremo Oriente.
Siamo alla follia. Sui maxischermi degli stadi il pubblico rivede in tempo reale l’azione e vede
subito come sono andate le cose in campo, compresi gli umanissimi errori e le imperdonabili
cappelle, ma nessuno ne prende ufficialmente atto per correggerli sul tamburo, nemmeno nei
ristrettissimi casi in cui siano in ballo gol decisivi e indubitabili. Come,ad esempio, i due di Vieri e
di Inzaghi.
Facciamo un conto al volo. Per controllarli alla moviola, ridando a Trapattoni ciò che è di
Trapattoni e a Larsen ciò che è di Larsen , sarebbero bastati due minuti di ricupero in più alla fine
della partita, nient’altro. Solo che adesso avremmo sul tabellone un risultato vero,non una sua
storpiatura.
Tecnicamente parlando, è stato un verdetto capovolto anche se si era capito subito che non era
giornata per l’Italia, a cominciare da tutta una serie di infortunetti dell’ultima ora. Prima si va in
campo con il terzino Maldini a caviglia fasciata stretta, e si vedrà infatti che è un Maldini a mezza
cilindrata. Poi il mediano Di Biagio resta fuori per un dolore rognoso. Infine lo stopper Nesta esce
zoppo dopo aver subito al piede uno di quei pestoni raffigurati da Walt Disney con tre stelle e una
nuvoletta di aahhh.
Siccome il calcio è fatto tanto di guardalinee quanto di razionalità, non deve essere del tutto casuale
la constatazione che la nostra difesa abbia beccato due gol in tre minuti proprio nei dieci metri
quadrati in cui incrociavano il mezzo Maldini di cui sopra e un Materazzi che aveva sostituito Nesta
senza ovviamente avere, negli stessi spazi, la sua stessa disinvoltura. Partita nata male, di quelle che
ti fanno incazzare perché gli alibi (della sconfitta) sono troppi evidenti per ragionare con lucidità
(sulla squadra).
La Croazia ha messo dentro il secondo gol con una carambola che è come fare cinque al
Superenalotto. Invece Totti ha inventato su punizione un palo interno da Divina Commedia, ma il
pallone é svolazzato via alle spalle di un portiere ignaro di tutto : ho guardato e riguardato;
nemmeno un pipistrello avrebbe fatto quella traiettoria.
Il lettore mi scusi se insisto ma, pur avendo sempre minimizzato il peso della “fortuna/sfortuna”,
stavolta ne vedo una quota in eccesso e tutta a spese dell’Italia. La quale beneamata ha a lungo
annaspato soprattutto per merito della Croazia.
Ieri avevo confessato di non fidarmi della Croazia e di cominciare a fidarmi dell’Italia: confermo
tutto. Senza gli scippi, l’Italia avrebbe minimo minimo pareggiato ma, nonostante i graziosi doni in
natura, occorre riconoscere a voce alta che la Croazia ha giocato al massimo, dura,cattiva,
fisica,organizzata, orgogliosa e quasi sprezzante, piena di scuola e di talento anche senza i Boban, i
Suker, i Tudor.

Nei giorni scorsi in tv, questa partita veniva incredibilmente presentata come una formalità o quasi.
Mi dicevo che forse ero poco informato o forse un po’ rincoglionito se al contrario temevo molto la
Croazia, per stima e tradizione. Nessuna sorpresa dunque, e anche piena comprensione per il
tatticismo del Trap.
Le due punte ci stavano, a mio modesto parere; forse erano perfino necessarie a dare un po’ di
spazio a Totti, marcato il doppio rispetto all’Ecuador anche se altrettanto bravo. Però capisco
Trapattoni, che ieri notte deve essersi sentito inquieto scegliendo alla fine di tornare sul sicuro, con
un centrocampista in più e il solito Vieri a prua.
Senza guardalinee, infortuni e pali, in fondo ce l’avrebbe fatta ancora, anche se vedo già volteggiare
su di lui corvi, avvoltoi , falchetti e specialisti del “dopo”. Vecchio Trap, pensa al ballottaggio con il
Messico e basta: lascia a noi le baruffe al bar nazionale.