2002 luglio 1 Mondiale di Corea Giappone. Brasile Campione

2002 luglio 1 – – Mondiali in Corea Giappone – Brasile campione

Alla fine il pallone è andato da chi lo tratta meglio: il Brasile ha vinto il suo quinto Mondiale, più di
Italia e Francia messe assieme.Ho esposto alla finestra la bandiera brasiliana perché, quando non si
può far festa con il tricolore, non rimane che chiedere asilo calcistico al “paìs tropicàl” della bossa
nova e dei Pelé.Da rifugiato, dico grazie Brasile,obrigado.
Grazie anche perché ha impedito che vincesse questa Germania. Sarebbe stata una disgrazia
estetica, il trionfo della mediocrità diffusa, il premio al possesso della palla senza sapere poi che
cosa farne.”Uber alles” in che?
Mi risponderete che i tedeschi hanno fatto del loro meglio e che non hanno mai mollato, perdendo a
testa ben alta e a petto in fuori.Concordo al cento per cento, ma precisando che non ho mai visto
tanto inutile spreco di energie da parte di una finalista mondiale.
A centrocampo la Germania esibiva grandi movimenti di truppe,senza mai riuscire a sparare un solo
colpo utile. Per un’ora sembrava sempre sul punto di invadere il Brasile e però,gratta gratta,
nemmeno una palla-gol che fosse una.
Nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo, avevo preso un appunto su un foglio a
quadretti:”Una grande squadra di brocchi cursori contro una timida squadra di talenti naturali.”
La Germania era tanto ammirevole per il collettivo quanto desolante per l’impotenza.Il Brasile era
tanto deludente come manovra quanto promettente per classe.
La finale ha così proposto a lungo un effetto ottico tra i più devianti. Faceva apparire più
aggressiva la squadra meno pericolosa, cioè la Germania, e più passiva la squadra di gran lunga più
micidiale.
L’inganno non poteva durare all’infinito. E fu subito Ronaldo.
Chissà cosa è passato ieri sotto quel suo ridicolo ciuffetto in testa. Un’esistenza credo, fatta di
polvere e di altare, di idolatria e di malinconia, di dollari e di traumi, come capita in tante carriere
esagerate, vedi Maradona, Paolo Rossi e Ronaldo appunto, così diversi eppure così uguali nel
dimostrare che la Gloria è una brutta bestia; ti prende, ti molla, ti riagguanta, quando e come pare a
lei.
Prima di segnare due volte ,e di eguagliare Pelé con 8 gol in 7 partite, Ronaldo Luiz Nazario de
Lima aveva sprecato male altre due occasioni da leccarsi le suole. Forse, cominciava a dubitare
perfino del suo protettore Sào Cristòvao. Forse, si aggirava nei suoi pensieri il lascito della finale
del 1998 in Francia, che fu per lui la sola immagine impresentabile di una vita sempre in vetrina.
Ma ieri Ronaldo non voleva perdere. Non poteva. Il Brasile poteva permettersi anche di perdere; lui
no. Lui aveva un conto mondiale aperto da quattro anni.
Era la sua finale, non una finale qualunque. Una partita almeno doppia, quella del Brasile e quella
di Ronaldo. Teatralmente parlando, la scena madre comportava che soltanto i gol di Ronaldo
portassero il Brasile alla coppa d’oro,e così è stato.
Il bello è che Ronaldo ha finito con il meritarsi tutto, applausi e lacrime, bandiere e preghiere, con
un rabbioso gesto da terzino! Sì, incasinandosi in dribbling, lui aveva perso un pallone buono, e la
cosa cominciava a ripetersi malignamente.
Lì ho rivisto il ragazzino che con i primissimi soldini presi da calciatore aveva comprato la nuova
fodera per il vecchio divano-letto nella casupola di famiglia,a Bento Ribeiro. Lì ho rivisto l’asso
incattivito, che non ci sta, e che ne ha piene le balle di annunciare da tempo di essere oramai
“quello di prima” dopo due anni da trappista del ginocchio.
Aveva bisogno di certificare tutto in campo,e non un campo qualunque: no, il campo numero uno,
quello di una finale globale. Per questo Ronaldo ha rincorso il tedesco che gli aveva rubato palla e,
da dietro, remando di piede e spintonando, se l’è ripresa come fosse stata sua proprietà privata. L’ha
subito servita a Rivaldo e, per premonizione, è corso a raccogliere la trafelata e imperfetta zampata
di Kahn, il portiere che fa apparire mansueto anche un bulldog.

Così il Brasile ha cominciato a vincere.Ha vinto chi doveva. Ha vinto la squadra migliore del
Mondiale peggiore. Ha vinto il caro vecchio football dei “piedi buoni”. Ha perso l’Europa,che ha
vinto soltanto con i suoi arbitri.
Altri arbitri, altre terne, hanno liquidato l’Italia, che con tutti i difetti vale il doppio di questa
Germania. Era Brasile-Italia la finale perfetta.
Sayonara con rancore, risarciti soltanto dal samba.