2002 luglio 29 I miei campioni
2002 luglio 29 – Campioni
Se cerco tra i ricordi, ho in mente l’olandese Cruyff uscire tra gli applausi di un pubblico non
suo. Anche Maradona, una volta a San Siro. Ma non ho memoria di una scena come quella
televista a metà settimana a Manchester, città fondata dai celti che il football più moderno ha
fornito di uno squadrone degno di sua maestà la Regina.
Ad un certo punto della partita di coppa con il Real Madrid – partita da albo d’oro – tutto il
pubblico si è alzato in piedi, compreso il presidente del Manchester!, per applaudire a lungo
l’uscita dal campo di un giocatore. Un gusto tipicamente britannico, con l’intero stadio pieno
come un uovo a cantare: ”Sign him up”, cioè fallo firmare per noi, compracelo.
Il consiglio per l’acquisto era rivolto in coro all’allenatore del loro amatissimo Manchester. Il
giocatore da applausi era Ronaldo, che lasciava la scena dopo aver segnato tre volte agli inglesi.
Ho ripensato a Ronaldo guardando ieri una blanda Juventus da spiaggia e un Brescia tutt’altro
che provinciale, anzi fornito di almeno quattro giocatori di classe. Se non mi facevo un caffè di
quelli seri, quasi mi addormentavo per il tran tran, un ritmo da terza età, la mia per l’appunto. Se
non che, gironzolava per il campo gente come Del Piero e Baggio, e so per esperienza che con
questi è vietato distrarsi, anche in poltrona.
In un lampo, è cambiato tutto. Del Piero ha battuto in rete, di collo sinistro e al volo, con tanta
perfezione da fare del suo centesimo gol in serie A un esempio.
Mi sono preso la briga di andar a leggere sul vocabolario della lingua italiana la definizione di
“esempio”. Il Devoto-Oli, che frequento come un vecchio amico, scrive così: ” Fatto particolare,
illustrativo di una generalità teoricamente scontata.”
Eccolo qua, questo è il gol di Del Piero, l’esempio. Una esecuzione talmente giusta da sembrare
in teoria scontata, ma che soltanto un giocatore particolare può illustrare sul campo come se
niente fosse.
Ci ha provato da fermo anche Roberto Baggio, con una calcio di punizione molto obliquo. Ha
preso il legno all’incrocio della porta e, per sole due dita di bambino, ha mancato il gol, ma fa lo
stesso. Chiedo umilmente al lettore di credermi sulla parola: il non-gol di Baggio, pur non
risultando oggi da nessuna parte, vale tanto quanto il gol di Del Piero che fa statistica per sempre.
Entrambi sono l’esempio. La teoria che si fa realtà. Come diceva un grande scrittore spagnolo,
l’esperienza più radicale di ogni uomo è la scoperta del proprio limite. Accade nella vita, capita
pure nel calcio.
Penso anche al Nesta di sabato sera a Roma. Chi se ne frega se il Milan ha perso. Nesta ha eseguito
un gesto, mezzo atletico e mezzo tecnico, che è forse la più bella cosa difensiva degli ultimi
cinque anni. Lui non fa i gol; lui li impedisce, e quello tolto a Tommasi fa scuola acrobatica.
I campioni sono come i preziosi. Se scavi un giacimento, il materiale che contiene i diamanti è
l’uno per cento di una montagna di roba che non brilla.
Ronaldo, l’asso per convenzione, è il simbolo di questa capacità estrattiva del football. A volte,
anche dagli schemi meno brillanti il campione tira fuori l’attimo che li fa dimenticare.
Chi non capisce un tubo di calcio, è arrivato a discutere perfino l’indiscutibile Ronaldo e, a turno,
anche Del Piero e Baggio. Tutti, compreso Nesta, vittime fra l’altro di infortuni molto gravi.
Ronaldo è un caso che stabilisce addirittura un precedente nella chirurgia del ginocchio; Baggio
è un miracolato, Del Piero quasi.
Sulla rivista “GQ”, Marco Bollesan ha definito “fighetti” i calciatori. Lui, formidabile bandiera
del rugby italiano, ha ragione da vendere perché si riferisce a simulatori, sgomitatori, bulletti,
furbacchioni, sputacchiatori, protestatori e mezze calzette che si schiantano a terra anche se li
sfiori con un’occhiata.
E’ vero, sono sempre troppi quelli che travisano lo spirito degli sport di squadra e di
combattimento. Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra o la prima riga di giornale: a forza
di tollerare il peggio, perdiamo tutti di vista il meglio.
Gli applausi di Manchester sono il meglio. L’esempio.