2002 luglio 7 Sesso a pagamento
2002 Luglio 7 – Sesso a pagamento
A un “Centro benessere e massaggi” di Torino non si faceva ginnastica aerobica né massaggio
terapeutico ma l’amore a pagamento: una non-notizia o quasi per i clienti visto che, secondo la
legge italiana, avere rapporti sessuali a tariffa non è reato. Sia come sia, da giorni è lo scandalo del
giorno, forse perché tra i frequentatori del benessere più antico del mondo risulterebbero alcuni
calciatori di serie A, tutti casa squadra e bordello a detta della pentita Lorena Berno, in arte Sophie,
generosa oggi in confessioni quanto ieri in prestazioni. “Spogliami, campione”, ha titolato fra i tanti
il settimanale Panorama mettendo in prima pagina il più peloso dei pruriti.
Ora, sarà pur vero che il calcio è rimasto il solo vero precetto domenicale di massa e che, come
sostiene lo scrittore Tim Parks, il tifo è la nostra ultima pazza “fede”. Sarà anche vero che i suoi
campioni si mostrano nelle figurine Panini come i beati nei vecchi santini e che rappresentano i
nostri scultorei Bronzi di Riace da preservare a tutti i costi dai vizi della carne. Sarà tutto vero ma
non si vede dove sia lo scandalo se, di tanto in tanto, qualcuno di loro investe con le eredi delle
letterarie “signorine” d’un tempo un milioncino degli ingaggi miliardari. Nella Torino di Cavour, la
case di prima classe praticavano la tariffa di 5 lire mentre per quelle di terza bastavano meno di 2.
Come arcinoto, tutto il mondo è paese. Lo scorso inverno in Spagna, i dirigenti del Betis Siviglia si
sostituirono addirittura a magistrati e Guardia civil nel fare irruzione nel villino di un loro
centrocampista a luci rosse. Armati di telecamere, presidente e allenatore filmarono una decina di
giocatori – tra i quali il funambolo brasiliano Denilson – che si accompagnavano a una trentina di
ragazze, palesemente in soprannumero e svestite di tutto punto.
Riguardo allo “scandalo” di Torino, si vorrebbe però capire una cosa molto seria e per niente
godereccia. Mi riferisco alla privacy, di cui traboccano i convegni, le authority, i Catoni dei diritti
personali, i dibattiti sull’informazione. Ma esiste o no questa privacy, e se non esiste quando sei a
letto in posizioni, si fa per dire, penalmente non rilevanti, quando mai dovrebbe entrare in funzione
per proteggerti dallo sputtanamento globale?
Se si vuole che l’alcova, a pagamento o per passione, sia trattata alla stregua di un luogo aperto al
pubblico, basta dirlo, ma a norma di legge non di sepolcri imbiancati. Fino a prova contraria, i
clienti di Torino sono solo testimoni, né indiziati né tanto meno imputati di qualcosa.
Attorno alle faccende cosiddette rosa (c’entra la biancheria non la “Gazzetta”), circola un’ipocrisia
da far vomitare, un atteggiamento da “guardoni” come scrive giustamente Giampiero Mughini sul
“Foglio”. Siamo il Paese più smutandato del mondo, dove è casto persino l’erotismo di Tinto Brass
al confronto della pornografia pubblicitaria della televisione sia di Stato che commerciale, e tuttavia
teniamo giorno per giorno la contabilità delle marchette di qualche atleta in buona salute.
Ah, quanta nostalgia di gente ironica e schietta come gli scrittori Dino Buzzati, Giovanni Comisso o
Giancarlo Fusco.” Ho frequentato le case di tolleranza per parecchi anni – ricordava Buzzati in un
bel libro della Neri Pozza – e sinceramente le rimpiango.” Non senza concludere che “nulla offende
il pubblico più della verità.”
Comisso, nel raccontare la chiusura delle case nella sera del 19 settembre del 1958, toccò toni
elegiaci: ”E il nome di quella signorina, di quell’ultimo esemplare di un’epoca, non poteva essere
diverso da quello che riassumeva tutta quell’epoca, si chiamava: Nadia.” Belli o brutti, spendaccioni
o taccagni, rievocava Fusco, ogni cliente aveva la sua gabbia nello zoo della tolleranza.
Meglio sorridere un po’. Mi rifiuto di fare i loro nomi, anche se oramai universalmente noti, ma i tre
esuberanti giocatori della Juve sono oltretutto tre difensori uno più bravo dell’altro e hanno
contribuito non poco allo scudetto della Vecchia Signora!
E’ vero che il grande Helenio Herrera raccomandava ai suoi campioni miele,cereali,yogurth e un
piacere moderato, “plaisir moderé” scriveva nei suoi appunti in francese, ma la Casa del benessere
di Torino sta a dimostrare adesso che le vie dell’allenamento contemporaneo sono infinite e che,
forse, in fortunate e irripetibili circostanze, il letto altro non è che una piccola area di rigore.
Sarà così scandaloso scherzarci sopra?