2002 maggio 19 Mondiale di Corea Giappone

2002 maggio 19 – – Mondiali in Corea Giappone –

Meglio di così si muore; con la Nazionale pre- Mondiale è andato tutto bene, e lo dico senza la
minima ironia. Perdendo a Praga nell’ultimo test europeo, facendo letteralmente pena in campo,
procurando a Trapattoni una faccia che sembrava la suola di una vecchia scarpa, possiamo partire
soddisfatti per l’Estremo Oriente dopo aver lasciato a casa un vagone di illusioni e di facili
speranze, che sono il nostro tradizionale nemico numero uno. I beneamati Narcisi azzurri sono
ritornati in tempo utile uomini: confortato anche dagli istruttivi ricordi dei miei cinque remoti
mondiali da inviato, per questo sostengo che una Praga di mezzo ci voleva proprio.
Dopo due settimane di aria fritta e a meno di due settimane dall’esordio, adesso sappiamo con
brutale evidenza alcune cosette fino a ieri edulcorate dal miele del Trap. I difensori sono uno più
bravo dell’altro, ma ancora sbullonati tra di loro.
Ho visto un paio di ceki puntare i nostri e dribblarli con lo stile di tanti anni fa, quando esistevano
gli attaccanti del tipo “filtradòr” come si diceva in Sudamerica. Faccio un esempio: ho rivisto il
Nesta della quotazione di cento miliardi di lire, record mondiale per un difensore, ma attorno a lui
c’è ancora troppo spazio per avversari dal triangolo mitteleuropeo facile.
Soltanto con i portieri siamo davvero a posto. Buffon è completo; Toldo è un animale a sangue
freddo, da competizione: può competere, senza fare una piega, sia con Buffon sia con lo stress di un
Mondiale. A Praga o Tokyo che sia, lui dà sempre l’impressione di trovarsi in piazza delle Erbe a
Padova.
(Faccio una parentesi. Se ad esempio uno come Zoff avesse insegnato a Toldo che, nella sua area,
soprattutto un portiere di quasi 90 chili di peso e di quasi due metri d’altezza dovrebbe saper uscire
con la forza e la cattiveria di un Rambo, Toldo sarebbe già un nuovo Jashin, perfetto. Sempre tra
parentesi aggiungo che Toldo, allenato come si deve in uscita, avrebbe vinto da solo lo scudetto
dell’Inter. Chiusa parentesi.)
Il centrocampo è ancora anonimo, figlio di nessuno. Ha corsa, non bussola; sgobba tanto da non
riuscire ad alzare la testa dalla punta dei piedi. Un nome solo: Gattuso, che a volte pare avere le
ciglia sulle tibie.
Ma sono cose che si sanno da un pezzo, e il Trap le conosce a memoria. Là in mezzo, perché
riescano a funzionare i tre/quattro carrettieri del gioco, servono più del pane un paio di approdi
tattici: uno che pensi gli spazi e uno che li slarghi.
I corridoi laterali sono i polmoni di una squadra. Se, vedi Praga, li lasci perdere, puoi avere tutti i
centravanti che ti pare, ma alla fine i gol risulteranno probabilmente 0. E in questa fase della
preparazione, l’Italia non ha ancora birra per slargarsi all’inglese.
Pensare spazi è invece mestiere di Totti, da più di un mese bloccato da una rogna ai flessori della
gamba destra. Avendo lui nello stesso teorico territorio di uno Zidane, è chiaro che anche i
carrettieri di centrocampo diventerebbero paggi e scudieri.
Da settimane Totti sta lavorando sodo, dopo aver buttato via dolci e grassi a beneficio di una dieta a
base di carboidrati: spero che torni asciutto e felino come un puma alla romana. Sarebbe
fondamentale, perché nessuno vede geometria quanto lui. Secondo me, nemmeno Zidane.
A proposito di Totti, confesso di non aver capito per niente questa storia di Del Piero che,
considerandosi una “seconda punta”, si é rifiutato di giocare anche una mezzoretta da
“trequartista”. Mah; pensa che sacrificio, quale struggimento.
Secondo me, ha fatto brutta figura Del Piero, proprio perché è un eccelso per classe e un veneto
pieno di buon senso. Ma l’ha fatta brutta anche Trapattoni, che ha palesemente dimostrato di gestire
un gruppo ancora pochissimo gruppo, altroché.
Faccio notare che, in un’amichevole, si chiedeva a Del Piero soltanto di dare una mano in un ruolo
disertato per infortuni sia da Totti che da Doni. Del Piero non aveva assolutamente nulla da perdere:
giocando così così, sarebbe stato giustificato perché un po’ fuori ruolo, ma non era da escludere
che se la sarebbe cavata alla grande anche in una posizione che lui non ama.

Stimando sia Del Piero che Trapattoni, mi hanno deluso entrambi: il primo per peccato d’orgoglio;
il secondo per carenza di autorità. No, non mi è parso un glorioso episodio tra professionisti cui
vengono compensati lautamente anche i sospiri.
L’Inno di Mameli si canta meglio con i fatti che con le note.