2002 novembre 11 Pala del Giorgione
2002 novembre 11 – Pala del Giorgione
Sarebbe il colmo! Venezia si porta via la cosa più bella di Castelfranco e a noi cittadini qui residenti
non resta che tenerci tutto il brutto che stanno facendo amministratori e/o architetti per “abbellire”
una cittadina già bellissima che avrebbe bisogno soltanto di non lasciarsi mettere ruvide mani
addosso. Non ci voglio nemmeno pensare al presunto rapimento della Pala del Giorgione; ma
stiamo diventando tutti matti?
Portare via a Castelfranco la sua Pala sarebbe come radere al suolo la torre civica. Come omettere
500 anni di identità, impastata di preghiere e di orgoglio, di pietà religiosa e di immagine turistica.
E’ vero che non sempre ha ricevuto la devozione artistica dovuta a un capolavoro della pittura; che
è stata insidiata a lungo da umidità, muffe e non so cos’ altro in una storica cappella di famiglia del
duomo di San Liberale, la quale beninteso non gode della temperatura ideale di una galleria d’arte.
E’ vero che soltanto l’accanimento terapeutico di un cittadino benemerito deve aver infine smosso
le acque fino ad accelerare i tempi delle preziose cure del caso, oggi concluse con generale sollievo.
Tutto vero.Detto questo, stop, fine della trasmissione. La Pala dovrà tornare a casa. In un ambiente
protetto, sistemato, garantito, climatizzato come una navetta spaziale se si vuole, ma a casa sua,
dove ha sempre abitato, per fare ciò che ha sempre fatto: guardarci attraverso i colori di Giorgione e
con lo stesso sguardo pietoso della Madonna e dei due santi che le fanno buona compagnia da
cinque secoli.
La Pala non è un quadro. E’ Castelfranco.
Si va dal macellaio o in municipio, all’edicola o all’erboristeria o all’enoteca. La piazzetta del
Duomo è tutta là. Si entra, si fa quel che deve fare un cristiano a casa di Dio, ma si può anche
scantonare in silenzio subito a destra, laggiù in fondo. Si accende la lucetta e la Pala ha sempre
l’aria di aspettarti, come tra compaesani che s’intendono a occhiate.
Alle strepitose Gallerie dell’Accademia, a Venezia, la nostra Pala del cuore non si troverebbe male,
questo no. Farebbe anzi il paio con la Tempesta, altra meraviglia di Giorgione, e incontrerebbe
anche i Tiziano e i Tintoretto, i Tiepolo e i Veronese, non so se mi spiego.
Il fatto è che la Pala è di Castelfranco, dell’abate mitrato del Duomo e del sindaco, del popolo
insomma, e perfino di quelli che magari non l’avranno sbirciata nemmeno una volta. Se qualcuno
ha davvero pensato a tenersela altrove, come usava un Napoleone o un Goering, è in peccato
mortale. Se ha fatto soltanto un retro-pensiero, è diffidato dall’esternarlo.
Sullo sfondo della Pala, un torrione lascia intravvedere un leone di San Marco. E’ il massimo che
possiamo concedere all’amatissima Venezia.