2002 settembre 29 Berlusconi
2002 Settembre 29 – Berlusconi
Silvio Berlusconi è stato di parola. L’anno scorso aveva annunciato di volere “passare dall’Italia
delle parole all’Italia del fare” e oggi, puntualmente, invita tutti a fare. A “fare sacrifici”.
Una storia tutta italiana anche perché, nel chiedere i sacrifici, il presidente del Consiglio indica due
strade divergenti. Al cittadino manda a dire: devi consumare non risparmiare. Agli enti locali
invece: dovete risparmiare non spendere.
Con ciò la dissociazione tra privato e pubblico è massima; il primo nel nome del consumismo, il
secondo nel nome dell’ austerità. Cavia perfetta di questa doppia vita sarà da oggi in poi il cittadino
che fa anche l’amministratore locale: formica in ufficio e cicala in negozio. E’ l’inedita evoluzione
della specie economica nostrana alle prese con i conti che non tornano.
Il risultato è assolutamente paradossale. Si chiede di consumare a più non posso al cittadino proprio
quando lui non ha più una lira. Si pretende di tagliare la spesa agli enti locali giusto nella fase in cui
vengono loro trasferiti poteri, competenze, funzioni, per esercitare i quali servirebbero semmai
maggiori risorse non certamente minori.
Prendiamo il cittadino, che si vorrebbe consumatore a tempo pieno per patriottismo di bilancio
quanto gli enti locali per dovere d’ufficio. Ci sarebbe ancora un mare di consumatori in condizione
di non-sazietà, come la chiamano gli esperti del ramo,solo che non ce la fanno a spendere.Non sono
affatto cattivi patrioti o avaracci; il fatto è che, nonostante la buona volontà,a fine mese non
riescono a piegare la curva dell’indifferenza rispetto agli articoli in vetrina. Né Bot né Borsa né
prezzi danno più una mano.
E’ persino banale, ma è così. Il consumatore non si diverte a smentire la sua naturale propensione al
consumo; non può perché non ce la fa di tasca propria oppure, anche potendo, rinuncia per
prudenza. Nessuna persona normale, in carne e ossa, va oggi a comprarsi un paio di braghe in più
perché glielo consiglia la macro-economia, la legge Finanziaria o l’on. Berlusconi in persona
neanche fosse Evita Peròn che si appella ai propri descamisados.
Magari a sua stessa insaputa la nuova parola d’ordine, “consuma non risparmiare”, rischia a mio
parere di creare una vera e propria nevrosi sociale. E’ infatti difficile che l’idea stessa di risparmio
esca illesa da questa caduta di auto-stima economica.
Fino a ieri i governatori della Banca d’Italia all’unanimità consideravano il risparmio una virtù di
stampo quasi risorgimentale; di colpo, il governo lo accredita come un freno allo sviluppo, un
intralcio ai consumi, insomma una palla al piede del Prodotto interno lordo e della ricchezza del
nostro Paese.Tra i due messaggi passa la stessa differenza che tra la notte e il giorno.
Non fosse molto seria, la condizione degli enti locali sarebbe invece divertente, ai confini della
burla istituzionale. Proprio nelle stesse ore in cui si annuncia il federalismo fiscale, si comincia
timidamente ad applicare l’autonomia impositiva e, per quanto caoticamente, si trasferiscono
competenze dalla Stato a Regioni Province e Comuni, in queste stesse ore gli enti locali ricevono in
rapida successione tre tassativi ordini di servizio all’incontrario.
Primo: taglio dei trasferimenti statali. Secondo: ulteriore riduzione della spesa locale. Terzo: divieto
di compensare la perdita di risorse con tasse locali. E i servizi? Scelte “dolorose” le definisce il
presidente del Consiglio.
Così è stato accreditato anche il falso secondo cui il federalismo sarebbe un “costo” per il cittadino,
dimenticando però di spiegare perché, al passaggio di poteri e funzioni sul territorio, non
corrisponda mai e poi mai il contemporaneo taglio di pezzi rilevanti di Stato centrale. A dire il vero
l’on. Berlusconi, in un sussulto di sincerità, lo ha spiegato raccontando cosa gli capita quando si fa
la barba.
“Ogni mattino – ha confessato- penso a quanti enti inutili ci sono, che non producono niente, ma
che non abbiamo la possibilità di smantellare.” Il promesso Attila della burocrazia si é risparmiato e
consumato, infine arreso: parola sua.