2003 gennaio 5 Sophia Loren

2003 gennaio 5

LUNEDI’ 30

Sophia Loren, 68 anni, attrice:”Io ho una grande ammirazione per le donne e penso che gli uomini
italiani non le rispettino quanto meritano.” (da “Repubblica”)
Monica Bellucci, 35 anni, attrice:” Sono doppia nel carattere. Mi piace rappresentare una donna
sensuale, ma sono anche infantile, incapace di disgiungere realmente il sesso dal sentimento.” (dal
“Corriere”)
Anna Valle, 26 anni, miss Italia 1995:”Non ho nulla contro l’omosessualità femminile. Non avrei
perplessità ad avere un rapporto omosessuale se fossi innamorata di una donna. Quali donne di oggi
mi attraggono di più? Una come Paola Barale. O Francesca Neri.”( dal mensile “GQ” 2000)
Clara Sereni, 51 anni, scrittrice:”Fretta è parola che le casalinghe conoscono bene. La fretta è il
modo affogato che abbiamo per sommare pezzi di noi che faticano a stare insieme. La fretta è una
maledizione.” (da “Taccuino di un’ultimista”, Feltrinelli)

MARTEDI’ 31

Messaggi/1

A fine anno, per tradizione, due comunicazioni di massa. Berlusconi ha risposto alle domande dei
giornalisti per 2 ore; Ciampi ha letto un messaggio di 22 minuti.
Secondo me, i messaggi sarebbero molto più efficaci se più concisi. Il presidente del Consiglio di
turno dovrebbe limitarsi al massimo a un’ora di botta e risposta, anche perché gran parte delle cose
dette in chiusura d’annata sono già state consumate prima, trite e ritrite nella quotidiana raffica
televisiva.
L’overdose di tv distrugge la solennità. Anche per il capo dello Stato diventa controproducente
apparire troppo spesso nei titoli di giornata dei telegiornali. Persino il Papa corre lo stesso rischio
d’usura della parola.
Per le grandi istituzioni vige una regola che punisce la quantità. A volte, più spesso intervengono
meno comunicano. E meno a lungo parlano, più trasmettono.
Soltanto il primo presidente della Repubblica tacque, rinunciando a fare agli italiani persino gli
auguri di Buon Anno. Ma Enrico De Nicola, provvisoriamente in carica tra il 1946 e il 1948, era
monarchico, e a quell’Italia in sfacelo dopo la guerra non aveva altro da offrire che una riservata e
spartana transizione verso la Repubblica.
E’ del 1949 il primo, breve messaggio repubblicano, che il liberale Luigi Einaudi dedica alla
“ricostruzione”. Per dire Italia dice “patria” non “Paese”, come usiamo oggi. Quella patria aveva
cinque milioni di famiglie che non consumavamo mai carne e non aveva ancora ricuperato Trieste
al territorio nazionale.
Il più corto messaggio dal Quirinale è anche il più dirompente; dura tre minuti e 20 secondi ma
lascia nel 1991 il segno come nessun altro. Lo pronuncia Francesco Cossiga, il dc “picconatore”
della Dc, praticamente tacendo per rendere visibile lo strappo in atto tra prima e seconda
Repubblica.
Volendo, 3 minuti bastano e avanzano per entrare nei pensieri della gente oltre che negli annali
politici. E del resto, alla radio, una fortunatissima rubrica religiosa riesce da decenni a spiegare Dio
in 3 minuti alla volta.

MERCOLEDI’ 1

Auguri/2

In pratica, Berlusconi augura agli italiani Berlusconi. Trascurando ogni altro tipo di augurio
politico, almeno in questo è del tutto sincero. In democrazia, nessun leader si è mai considerato
altrettanto provvidenziale. Ma, per paradosso, il silicone del suo Io coincide con il Berlusconi al
naturale.
Nel suo schema mentale esistono due Italie. Quella che purtroppo c’è, più che altro lasciatagli in
eredità dalla “sinistra”. E quella che non c’è ancora, però dietro il suo angolo oramai. “L’Italia che
ho in mente”, ripete dalla campagna elettorale.
Avendo molto promesso, il pessimismo gli è tassativamente vietato. Infatti dichiara di considerare
l’ottimismo un “dovere” della carica, contro la depressione degli italiani.
Ho notato un solo cedimento strutturale, quando ha messo le mani avanti:”Non si può cantare e
portare la croce.” Finalmente normale.
Se gli chiedono a che punto sia con la realizzazione delle promesse di governo, non batte ciglio e
assicura di avere rispettato al minuto la tabella di marcia, anzi di avere mantenuto tutti gli impegni
già prima del previsto. I treni del Cav. Benito Mussolini arrivavano in orario; quelli di Berlusconi
arriverebbero in anticipo.
Scherzi a parte, non è che Berlusconi faccia l’ottimista. La faccenda è molto diversa: anche ci
credesse poco o niente, è semplicemente condannato ad esserlo, sennò tradirebbe non tanto gli
italiani quanto se stesso.”Io voglio essere imprenditore d’Italia”, ha detto un anno fa escludendo
geneticamente qualsiasi ipotesi di fallimento o di dismissione delle speranze.
Piuttosto, si è avuta la sensazione che forzasse il suo ottimismo. E proprio la forzatura della fiducia
deve nascondere qualche imprevista preoccupazione.
La sua “missione” – come la chiama Berlusconi – ha perso per strada almeno qualche pezzo di
realtà. La realtà è persino più dura della missione.
E’ toccato a Ciampi verbalizzare la realtà: “ Non viviamo tempi tranquilli.” Più che augurale, il suo
è stato un messaggio di auspici.
In Berlusconi parlava la maggioranza . In Ciampi la media ponderata tra fiducia di governo e
sfiducia d’opposizione.
Ciampi ha fatto il notaio dei problemi dell’opinione pubblica; Berlusconi li ha elencati solo per
scommettere che li risolverà. La (fiduciosa) cautela di Ciampi e il (disperato) ottimismo di
Berlusconi rappresentano a guardare bene l’Italia così come sta il primo giorno del 2003.

GIOVEDI’ 2

L’Enorme

L’Etna blocca il volo degli aerei. Lo Stromboli caccia via gli abitanti.
Siamo sempre meno pronti ad accettare l’Enormità della natura. Le due forze latenti, il suo magma
di violenza, soprattutto la sua ineluttabilità.
Dice il maggior esperto di terremoti:” Non sono prevedibili.” Questa imprevedibilità rappresenta la
somma angoscia per l’uomo contemporaneo, drogato dal bisogno di sapere tutto, subito e in
anticipo.
Se dominare equivale a possedere le informazione, la Natura maiuscola si tiene per sé ancora un
sacco di segreti. Non ci permette di essere informati sui suoi movimenti, dunque ci domina.
Senza previsioni, l’uomo d’oggi è niente. Il cratere più temibile si chiama ignoto.
Non c’è Dio, fato, fatalità, destino che tengano. La scienza si sente sconfitta soltanto dalla diagnosi
di imprevedibilità dell’ Enorme.

L’Italia poi è tutta casa e bottega, con territorio densamente abitato. La natura più familiare viene
usata, abusata e spesso maltrattata: siamo noi a metterle paura, non viceversa, e la natura non di
rado si vendica negli spazi urbani, magari con un piccolo fiume che mette sotto Pordenone in un
paio d’ore o con un branco di torrenti che devasta mezzo Bel Paese.
Ma non stiamo alla larga nemmeno dalla Natura con la N grande, onnipotente e misteriosa. Si risale
l’Etna per sciare; si cerca casa a Stromboli anche per godere della gentilezza di un vulcano attivo e
mai in vacanza.
E’ il sogno della Natura che dà spettacolo, che fa colore locale e fa la fortuna delle riprese
televisive dall’elicottero o delle pagine a colori. I napoletani, pur informatissimi sui rischi del
Vesuvio, vi abitano più in su che possono: hanno troppo “’o sole mio” nel sangue per sospettare
che un giorno, chissà mai, la Natura possa essere loro matrigna.
Ci piacerebbe sedere sul nostro pezzetto di crosta terrestre come su un sofà, del tutto ignari del sole
di fuoco e di lava che bolle sotto le nostre zampette di nani. In ogni caso gradiremmo essere almeno
informati per tempo, evitando l’anomalia di un uomo tecnologico in balia degli eventi esattamente
come ai primi passi dell’homo sapiens.
L’Enorme naturale non si concilia più con il nostro orgoglio da terzo millennio.

VENERDI’ 3

Guerra

Massimo Cacciari:”La forza non sta creando nessuna legge. Questo è lo scandalo.” (da
“Repubblica”)

SABATO 4

Gaber

Ovvero la finezza d’animo.

DOMENICA 5

Trapianti

Il re dei trapianti lascia l’Italia. Si trapianta negli Usa.

————— (citazione a parte)

Dal “Galateo dei teatri” ( 1861) ristampato dal Teatro Verdi di Padova a cura di Marina Valenta.
“E’ necessario che le signore vadano sul davanti del palco per vedere, ed esser viste. Vedendole di
faccia o d’accanto, non vi piegate troppo verso di esse: ciò offende l’occhio dello spettatore, e
spesse volte dà luogo a commenti non troppo onesti. La signora che avete accompagnata in palco
non lasciate mai sola. E’ il sommo dell’indecenza voltar le spalle al pubblico: se poi queste spalle
son nude…Io non mi voglio mettere in opposizione col giornale delle Mode. Dio me ne guardi! Ma
credo che a una signora di buon senso non sia lecito portare quelle vesti così sgolate, e sacrificare il
buon nome o solamente il pudore al figurino di Parigi.”