2003 marzo 14 Nebbia Killer
2003 Marzo 14 – La Nebbia Killer
C’è anche la nebbia a Nordest. Non fa parte del modello , non ha niente a che vedere con i “schèi”
né con l’export, ma c’è in abbondanza o a banchi e funziona come un male di stagione, come una
immancabile epidemia di influenza.
In Piazza San Marco manda in brodo di giuggiole gli innamorati e i poeti: il russo Iosif Brodskij,
che vi trascorse diciassette inverni, nella nebbiolina veneziana coglieva rintocchi di campane,
ossigeno umido, preghiere, profumo di caffè. Sulle strade no. Qui la nebbia perde ogni elegia
lagunare e uccide a sangue freddo.
Sulle poche autostrade del Nordest è un ciclico flagello. 15 morti in un colpo solo, con i pompieri
veneti sicuri che ieri potesse andare anche peggio, molto peggio, lungo un rettilineo come tanti di
un’infrastruttura sulla quale transitano 55 milioni di veicoli all’anno, che accompagna verso la porta
dell’Est uomini e camion, cisterne e utilitarie, bus in gita e bombole di idrogeno, lavoro, merci,
pendolari di giornata e Tir trans-europei stracarichi di tutto.
Nella nebbia, la miscela fra traffico pesante e leggero moltiplica all’ennesima potenza i rischi. Un
pilota mezzo tedesco e mezzo romagnolo, specialista nel fare scuola di guida, ha sempre dato un
consiglio: se in autostrada con la nebbi vi vedete sullo specchietto seguiti da un Tir, mettete subito
la freccia a destra e lasciatelo passare. “ In caso di tamponamento – dice la lezione di Siegfried
Stohr – voi potreste anche fermarvi, lui no.”
A volte sarebbe consigliabile evitare le autostrade o abbandonarle al primo casello, ma soprattutto
la normale rete viaria del Nordest è talmente mal messa e mal tenuta da non rappresentare una vera
alternativa di sicurezza. Il rischio è generalizzato.
La nebbia è una brutta bestia, spesso questione di vita o di morte, ma nessuno la prende davvero sul
serio. Né chi viaggia, né chi controlla.
Il nuovo codice stradale è chiarissimo: se la visibilità cala sotto i cento metri, scatta il limite
tassativo dei 50 all’ora su qualunque strada, autostrada che sia o non. Ma quanti lo rispettano e lo
fanno rispettare? In un Paese dove soltanto il 40/45 per cento degli automobilisti mette le cinture di
sicurezza, anche la nebbia diventa una mortale futilità.
Quando si riferisce agli ottomila morti all’anno sulle strade francesi, il quotidiano parigino “Le
Monde” parla di irresponsabilità e di stupidità diffuse. E’ così. Lo sa anche un bambino che, ad
esempio alla velocità di cento all’ora, una macchina ha bisogno di 70 metri per fermarsi, 30 dei
quali se ne vanno con il tempo di reazione necessario al guidatore, gli altri 40 con la frenata vera e
propria. Figuriamoci un Tir, con quel peso.
Qualche anno fa la Polstrada del Veneto, comandata dal generale Poma, sperimentò apposta le
cosiddette safety-car. Nei giorni di grande nebbia, le auto apri-pista della polizia partivano dai
caselli autostradali guidando i flussi di traffico a 50 all’ora, con lampeggianti e frecce accese, al
centro della carreggiata.
I risultati furono molto buoni e avrebbero fatto tendenza in tutta Italia, ma mancavano le lire e gli
uomini. Non se ne fece più nulla, e addio prevenzione. Non a caso la Polstrada è sotto organico di
oltre mille unità, un agente mancante ogni cinque morti per incidente stradale.
Tanta indisciplina, pochi controlli. Il direttore della motorizzazione civile di Venezia, Carmelo
Trotta, ha recentemente scoperto che in Veneto e Friuli erano in funzione soltanto quattro
etilometri, quando ne sono necessari seicento per fare una seria prevenzione contro l’abuso di
alcool. Tenuto conto dei milioni di vetture in circolazione a Nordest, oggi c’è soltanto una
probabilità su 280.000 di essere controllati!
E’ un cimitero la A-4, che il vento ha liberato dalla nebbia quasi per mostrare meglio l’impotenza
su un tratto di strada allo stesso tempo così locale e così internazionale. Chissà se tanto dolore
insegnerà qualcosa, a chi viaggia e a chi controlla.