2004 agosto 23 Milan scommesse

2004 agosto 2 – Campionato di calcio

Shevchenko si è fatto più biondo, Berlusconi trapianta capelli, il Milan resta l’intatta fotocopia di se
stesso, lo squadrone che mette buonumore negli spettatori. Non è stabilmente psicanalitico come
l’Inter e si fa un baffo anche delle pulsioni di supremazia della “Signora” Juve; gioca a geometria,
abbonda di personalità, esibisce in Paolo Maldini il prototipo della classe che rifiuta il crepuscolo
dell’anagrafe.
Oggi come oggi le altre squadre da scudetto 2005 devono basarsi su qualcosa di ancora indefinito
perché ignorano quanto valgano sul campo dopo il luna park del mercato. Il Milan no, non deve
aspettare un bel niente, è quello, anzi meglio con un paio di acquisti.
L’argentino Crespo conosce il mestiere del gol come pochi e renderà lussuosa perfino la panchina;
l’olandese Stam porta già nel cognome un sentore di Stop al centro della difesa. Quanto a
Shevchenko, l’altra sera è sembrato un maestro di scuola che s’impegna a parlare attraverso gli
esempi figurati: questo, ragazzi, è il gol mezzo al volo di sinistro, per quest’altro basta il colpo di
testa e per finire ecco la confezione tutta al volo di destro.
Al terzo gol dell’ucraino Berlusconi lo ha paragonato a Van Basten, attaccante del tipo “m’illumino
d’immenso”, pure lui completo come un manuale. Sono assi diversi in un sacco di cose Van Basten
e Shevchenko, però è vero che entrambi marcano il football del proprio tempo. Sono pezzi firmati,
il meglio di un grande sport virile nel contatto corpo a corpo e femmineo nei tocchi più raffinati.
Da anni rimango della mia opinione. Se togli lo sguardo dal gesto tecnico, con il calcio italiano si
rischia sempre di posare l’occhio sull’ immondizia.
L’ambiente ci ha fatto il callo a mescolare reti e sentenze, classifiche oneste con vermi da due lire.
Se alla fine dei processi venisse provato ciò che si sospetta, saremmo di fronte all’ennesima prova
di avidità. Questo il nocciolo. I calciatori hanno tantissimo, meglio dire che sono in generale pagati
uno sproposito, eppure non basta ancora.
Nella migliore delle ipotesi impazziscono, nei club come in nazionale, per ogni euro, premio,
sponsor, pubblicità televisiva, commercio di marchi e via. Nella peggiore scommettono sulle loro
stesse partite, intrallazzano, falsificano, giocano sui telefonini per ingannare il campo. Sono questi
gli estremi legali o illegali della stessa cultura da corsa all’oro.
Ci mancava soltanto Bettarini il bello, che il suo avvocato difensore ha dovuto per forza far passare
per un bambino che si trastulla innocente con cellulari e messaggini come con giocattoli. Ai nostri
scandali non manca mai un’incipriata di ridicolo.
Come dar biscotti ai mussi, direbbe la proverbiale saggezza di popolo. Nonostante tutto, la
popolarità del calcio si conferma infatti impressionante. Gli italiani sopra i 15 anni sono 49 milioni,
27 dei quali seguono lo sport in tv così suddivisi: 23 milioni per il football, 4 per tutti gli altri sport
messi assieme.
Non per nulla c’è chi vi investe sopra decine di milioni di euro. L’esempio più clamoroso lo dà il
Friuli, con Maurizio Zamparini che ha conquistato alla grande Palermo e con Giampaolo Pozzo in
corsa per fare a Napoli quello che Diego Della Valle ha fatto a Firenze.
Due imprenditori friulani alla guida della rivincita del Sud sarebbero stati fino all’altro ieri realtà
romanzesca.