2004 aprile 19 Rossi
2004 aprile 19 – Valentino Rossi
Per una settimana almeno non parliamo di calcio, per favore, delle moviole e dei processi, dei
cocchi di mamma e dei mangia pane a tradimento, dei presidenti da luna park e dei bilanci da
manette, di che cosa farà mai Vieri , e nemmeno dei gol ricercati a peso d’oro più del leggendario
Graal. Non me ne frega niente dopo aver visto Valentino Rossi, 25 anni, nato dalle parti di Urbino,
che ha ricominciato il campionato del mondo delle MotoGp esattamente da dove lo aveva lasciato
l’anno scorso. Vincendo, ma come sa vincere solo lui, tenendoti con il fiato e i visceri aggrappati
giro su giro al televisore.
Mai visto uno spettacolo come quello di ieri in Sudafrica. Rossi non ha più l’Honda; adesso guida
per la Yamaha, multinazionale giapponese che produce grosse cilindrate e strumenti musicali. Lui
ha scelto il contratto più scomodo, mollando il sicuro per l’incerto con l’ambizione di dimostrare
che la prima qualità di una moto é il pilota. In due mesi e mezzo di durissima messa a punto con sé
stesso e con la nuova tecnologia delle due ruote, Valentino ha ribaltato la gerarchia.
Non la moto fa Rossi, ma Rossi fa la moto.
Fino a pochi mesi fa si diceva che la sua Honda facesse in pratica tutto da sola o quasi tanto era
perfetta, mentre la Yamaha si dimostrava in gara un bel gradino sotto. Rossi ha rimosso il gradino:
l’asso ha già colmato da solo l’handicap.
Non é come la Formula uno che ha esasperato la tecnica fino a robotizzare il pilota. Qui il pilota si
vede tutto, é aria, asfalto, polsi, traiettorie come fucilate, contatto a 300 all’ora, arte del sorpasso,
confidenza con la sbandata, gomme da sensitivo, amante del cordolo, volpe dell’ultima curva,
concentrazione cattiva prima della stretta di mano finale tra vincitore e vinto. Ieri Valentino Rossi e
Max Biaggi hanno fatto così per dirsi bravi dopo un testa a testa che non finiva mai, da manuale
della guida estrema.
Non è più il ragazzino degli amici scapestrati della sua Tavullia.Come racconta la mamma,
Valentino ha cominciato a farsi uomo un paio d’anni fa anche nei gesti del vincere. Appena tagliato
il traguardo, ieri si é preso un momento di solitudine e di sublime stanchezza sedendosi sull’asfalto
davanti alla moto. E l’ha baciata, ribaciata, accarezzata come si fa con la propria ragazza.
Non le spara più grosse per divertire i fans più folkloristici. Si dimostra un leader, come quando
confessa che senza i suoi meccanici personali non avrebbe mai vinto ieri. Forse esagera, ma é fine
che lo dica con il garbo di chi sa che cosa vuol dire lavorare in una squadra da corsa. A Maranello o
in Giappone fa lo stesso.
Uno straordinario campione come l’australiano Mick Doohan sostiene che Rossi ha rivoluzionato il
motociclismo. C’é chi lo ritiene già il più grande di tutti i tempi, alla pari di Giacomo Agostini e di
Mike Hailwood. E lo é.
Da parte sua, ammette di essere il più forte sul bagnato assieme a Gibernau. Se deve identificarsi,
aggiunge: ”Sono spettacolare, bello da vedere.”
Sì, Valentino Rossi é bello da vedere. Concilia il brivido con lo stile, il futurismo della velocità con
la imperturbabile emozione di vincere, lo sport che diverte con lo sport che perfeziona il limite.
Guidata da uno come lui, con quella faccia così italiana, persino la Yamaha sembra meno
giapponese. Alla lunga, Rossi le ritoccherà anche gli occhi a mandorla del motore.