2004 dicembre 13 Milan
2004 dicembre 13 – Milan
Roberto Mancini, allenatore dell’Inter, andrebbe licenziato. Se valesse il metro di giudizio utilizzato
per anni da Massimo Moratti, l’attuale tecnico meriterebbe senza dubbio di essere sollevato
dall’incarico, per i patetici risultati in campionato, per il terno al lotto del gioco, per la più
strampalata difesa degli ultimi campionati, per una prodiga campagna acquisti dettata anche dai suoi
desideri. Per molto meno Cuper o Simoni o Zaccheroni o chi vi pare sono stati accompagnati,
naturalmente tutti garantiti fino all’ultimo euro e oltre, all’uscio della sede sociale di via Durini 24.
Cordialità vivissime, il ventisette del mese vi sarà assicurato fino alla fine del contratto, arrivederci
e grazie.
Ieri Adriano ha sprecato un gol fatto sbattendo il calcio di rigore su un palo. Nessuno è perfetto,
prima o poi anche gli Dèi del pallone hanno sempre posato il piede sulla terra sbagliando grosso.
Capita a tutti, qualunque mestiere si faccia nella vita. Un maestro del giornalismo americano diceva
che “il miglior giornalista è quello che sbaglia meno.”
Non ho statistiche, soltanto ricordi, mi resta però in mente quasi con un’aureola di infallibilità
Sergio Cervato, padovano di Carmignano su Brenta, ufficialmente difensore ma dotato di un tiro di
tale potenza e di tanta precisione da pesare come un attaccante. Negli anni ’50, tanto per gradire,
vinse tre scudetti, uno con la Fiorentina di Julinho e due con la Juve di Omar Sivori.
Rigori a parte, mi domando dove si troverebbe l’Inter senza Adriano. Forse si giocherebbe l’ultimo
posto in classifica con l’Atalanta. So bene che nella grande Coppa europea la squadra sta finora
andando bene, ma è impossibile dimenticare che lo scudetto le manca da 15 anni! Non solo:
l’armata di Mancini doveva rappresentare la svolta storica, addirittura un altro modo di essere Inter.
Non so come faccia a tenere l’umore dell’azionista di riferimento Moratti il quale, tifoso di famiglia
com’è, di tanto in tanto si eclissa nelle sue delusioni per legittima difesa. Non so nemmeno come
riesca a reggere l’aplomb del presidente-bandiera Facchetti, ai suoi tempi abituato a entrare in
campo come in terra di missione.
Vedo che Toldo ha perso la carta d’identità. Che Recoba ha interrotto le relazioni diplomatiche con
l’allenatore. Che i Vieri e i Recoba assicurano di confidare soltanto nel collaudato rapporto
personale con Moratti. Che Stankovic è sempre meno determinante. Che i vari Emre vagano in
libertà. Che Materazzi fa sentire insicuro perfino il telespettatore comodo in poltrona. Che
l’affollata arca di Noè nerazzurra, carica di uomini-gol, è diventata la Premiata Ditta del pareggio.
Mancini si dice sereno, imperturbabile quanto un baronetto di sua maestà. Si sente protetto, carta
bianca e sole dell’avvenire. Di sicuro nessun allenatore dell’Inter ha mai goduto di tanto favore
della critica, del pubblico e dei suoi datori di lavoro. Quasi un tabù, che comincia a pesare troppo su
Moratti e Facchetti.
Per adesso se vuoi andare sul sicuro con il Gioco maiuscolo, prendi il Milan o l’Udinese e guarda in
santa pace. Il 6-0 di san Siro è da bibbia del calcio e, con fatale sberleffo, è anche il 6-0 di Adriano
Galliani a Diego Della Valle, il patron della Fiorentina deciso a far sloggiare Galliani dalla
presidenza della Lega Calcio.
E sabato vedremo Juve-Milan. Nessun dorma.