2004 gennaio 2 Tattica
2004 gennaio 2 – Calcio e tattica
Chissà se il 2004 inventerà tecnicamente qualcosa : la Roma ci sta provando, ad esempio. Vedremo,
vedremo già domani sera con Roma – Milan per la Befana.
Il football é tante cose assieme, anche manipolazione di pedine e di risorse insospettate.Un buon
allenatore può ricreare un giocatore , cambiandogli dalla mattina alla sera il ruolo in campo. Lo ha
fatto bene Ancelotti, arretrando il geometrico Pirlo a fare il regista del Milan, e lo ha fatto
altrettanto bene Lippi trasformando l’ala Zambrotta in terzino. Capello poi ha quasi addomesticato
Cassano.
Avesse occupato una panchina invece che la tribuna stampa, ai suoi tempi Gianni Brera avrebbe
trasformato il terzino Facchetti in centravanti torre. Rimase un sogno di magnifica calligrafia
critica.
Negli Anni cinquanta con il tecnico Alfredo Foni e negli Anni sessanta con Helenio Herrera, l’Inter
vinse cinque scudetti trasformando due terzini – il goriziano Ivano Blason prima, Armando Picchi
dopo – in altrettanti battitori liberi alle spalle della difesa. Quello di Foni fu bollato come
“catenaccio”; quello di Herrera fu catalogato come “contropiede” di lusso.
In realtà, organizzavano entrambi grande architettura difensiva a sostegno di un pugno di assi in
attacco. L’Inter di Foni aveva davanti fenomeni come Skoglund e Nyers, oltre a Lorenzi. L’Inter
euro-mondiale di H.H. realizzava il contropiede con Suarez, Corso, Jair e Mazzola, tutta gente da
albo d’oro.
Adesso le squadre italiane giocano con il 4-4-2, cioè due punte mentre la fabbrica degli schemi si
dispone in doppia linea, 4 difensori mobili, 4 centrocampisti flessibili.Secondo Capello, il segreto
della sua quasi imbattibile difesa (4 gol in 14 partite!) é la sincronia dei movimenti, ma poi sarà
sempre l’asso che fa la tattica. Come affidare un freddo blocco di marmo ad Antonio Canova.
L’esempio più chiaro l’ha fatto sulla “Gazzetta” il selezionatore della nazionale francese, Jacques
Santini. “La Francia – ha detto – può vincere una partita senza Zidane ma, per arrivare in fondo al
campionato europeo, di partite bisogna vincerne sei. Senza Zidane sarebbe praticamente
impossibile.”
Fra pochi mesi agli Europei faranno la differenza i talenti puri, come gli Zidane o i Totti . Il saggio
Costacurta, stopper a 38 anni, ha spiegato ieri:”Se in vena, Totti é immarcabile.”
Quando l’Udinese disponeva del brasiliano Zico, la tattica imponeva che la sua rara classe
giocasse per tutti ma tutti per lui. Il gioco ha sempre un suo centro. Perfino il calcio olandese, totale
perché collettivo, cercava a memoria il suo sublime Cruyff di riferimento.
E il massimo si ottiene quando il centro risolutore coincide con il centro estetico. Un esteta come
Gianni Rivera ama non a caso ricordare ancora oggi:” Dopo aver visto Pelè trovo qualche difficoltà
a entusiasmarmi per un calciatore.”
Lo capisco. Con tutto il rispetto per un Gattuso, vera rivelazione del 2003, il calcio si concentra da
sempre nella liturgia del gol. Anche per questo tendiamo a premiare come simboli i Nedved
piuttosto che i Maldini. E’ sbagliato ma comprensibile.
Il calcio italiano vive una interessante simbiosi: una legione di giocatori stranieri di ogni
provenienza é in mano a tutti tecnici nostrani. Forse lo scudetto multietnico ha sempre più bisogno
di una comune tradizione tattica almeno in panchina.
E adesso la parola alla Befana.