2004 giugno 14 Europei/2

14 giugno 2004 – Europei di Calcio

Cari super-professionisti in maglia azzurra, imparate da Valentino Rossi che ogni volta rimescola il
sangue ai telespettatori! Senza fare tante storie, vince, sfida la moto, diverte, si diverte e non ha
bisogno di sentirsi dire che é il più bravo perché lo dimostra dribblando in curva come un Maradona
in campo. Provate da oggi a vincere l’Europeo di Lisbona e poi ne riparliamo, sennò buoni e zitti.
Meno male che si gioca. Meno male che i greci hanno subito dimostrato che nel football europeo
niente é assodato. Meno male che stasera toccherà finalmente all’Italia, da settimane raggomitolata
in parole, parole, parole.
Carlo Goldoni, che ambientava le Commedie veneziane nei caffè e nelle locande, in piazza o nei
crocicchi, di sicuro avrebbe aggiunto ora anche lo spogliatoio dei calciatori. E Lino Toffolo si
domanda : ”Togli il pettegolezzo da un gruppo cosa ti rimane?”, ma con una ironica saggezza del
vivere che soprattutto la Nazionale trascura.
Il calcio é radicalmente cambiato – questo il punto – anche se pochissima gente ne ha preso atto e
dunque continua imperterrita a guardare ai calciatori come a “eroi” o a “traditori”, ad attori di
un’epopea o di un misfatto. Nei cartelli esibiti allo stadio, lo stesso campione può di volta in volta
conquistare la scritta “Sei un dio” come degradare fino al “Sei un pezzo di m.”, e viceversa. Gli
allenatori poi, come tanti padri di famiglia, li considerano vita natural durante i loro “ragazzi”.
I ragazzi sono diventati tanto adulti da assomigliare a capitali finanziari in carne e ossa. Trattano
l’ingaggio attraverso i procuratori o agenzie d’affari con il pelo economico per statuto. Sono spesso
più legati allo sponsor che al club.
Vivono a tempo, senza fissa dimora, secondo contratto, mercato e parametro. L’avverbio “mai” é
stato abrogato anche per Totti e Capello, personaggi/bandiera di una città come Roma dove uno
slogan dice: ”l’identità é una sciarpa giallorossa.”
Sono il prodotto coerente di un calcio business che li vuole ad ogni costo vincenti. Se ogni giorno
dicono la loro in Nazionale, é per difendere la posizione personale: la Nazionale passa, il campione
resta.
Quando Totti diventa il numero uno a furor di popolo e di Trapattoni, Del Piero deve per forza
tentare di salvaguardare la propria reputazione/quotazione. Nel rivendicare lo scudetto del Milan,
Pirlo e Gattuso qui pretendono aggiornate gerarchie di valori e di immagine. Nessuno accetta più di
stare in panchina con la disciplina di un soldatino e la patriottica pazienza di chi si considera già un
privilegiato. Un tipo futurista come Cassano mai e poi mai si sentirà riserva di qualcuno, visto che
lo sport gli ha insegnato che “essere secondi” non vale niente.
Mentre il calcio cambia pelle siamo noi tifosi in ritardo, noi popolino passionale, romantico,
violento e retorico che sogna una Nazionale con lo spirito dei fratelli Bandiera e di Enrico Toti (con
una t); che vorrebbe un attacco alla “Fratelli d’Italia”, che cerca come negli spot pubblicitari una
sfilza di “azzurri” dello stesso stampo del 1982, da Zoff a Paolo Rossi. Tra le aspettative
romanzate e la realtà del campo, c’é di mezzo l’Europeo.
A questi livelli, il professionismo spinto e l’innata passione possono trovare un onesto
compromesso. Ma sapere quanto vale questa Nazionale resterà un mistero, fino a stasera.