2004 giugno 20 Prodi

2004 giugno 20

Qui si fa l’Europa o si muore. Varata in extremis la cosiddetta “ Costituzione europea”, Romano
Prodi e Silvio Berlusconi si sono dichiarati contenti. Il primo, commissario in scadenza a Bruxelles,
la definisce “bella”; il secondo, portavoce dei paesi più piccoli, ha sventato assieme all’inglese Blair
la pretesa supremazia del francese Chirac e, a ruota, del tedesco Schroeder.
Né il cattolico di destra Berlusconi né il cattolico di sinistra Prodi sono riusciti a far introdurre nel
testo il riferimento alle “radici cristiane” che avrebbe reso la Costituzione dei 25 più identificabile
spiritualmente e meno vile storicamente.Gli analisti internazionali la considerano fin da ieri un
compromesso al ribasso.
Europa a parte tendono al ribasso tanto Berlusconi quanto Prodi, da una decina d’anni leader
alternativi del bipolarismo all’italiana. Lo sconfitto delle elezioni europee é Berlusconi ma dello
stesso Prodi gli americani direbbero che é in fondo una seconda ”anatra zoppa”.
Il Cavaliere ha visto smagrire di colpo “Forza Italia”, partito protesi del premier; il Commissario
europeo uscente ha dato il suo nome a una Lista statica nella percentuale, soltanto aritmetica per
adesso. Il carisma televisivo di Berlusconi rincula; quello pane e salame di Prodi é da ciclista
sfiatato. Tutti e due sembrano in crisi di effetti speciali: alle rispettive coalizioni o hanno tolto
qualcosa o stavolta non hanno aggiunto niente.
La loro stanchezza da consenso si legge in faccia. Prodi é del 1939, Berlusconi ha tre anni di più ,
eppure tutti e due esibiscono segni di logoramento e di cottura ai quali non si può certo porre
rimedio con la plastica facciale. Dopo il voto europeo dovranno fare un profondo lifting, ma tutto
politico, sia a destra che a sinistra. Per questo sorridono meno; la coppia ha perso qualche umore e
si guarda perfino più a muso duro di ieri.
Incredibile ma vero, da qui alle elezioni politiche del 2006 Prodi & Berlusconi avranno però lo
stesso lavoro da fare, cioè re-inventarsi da capo due coalizioni che il voto europeo ha cambiato
dentro, con un centrodestra meno subalterno al perdente Berlusconi e con un centrosinistra meno
moderato dalla indebolita Margherita. Al confronto, la fatica per la Costituzione europea sembrerà
una gita a Bruxelles..
Il sociologo Ilvo Diamanti ricorda che il Berlusconi “leader vincitore” torna per ora in archivio,
tanto che non vuole ancora commentare a voce la sconfitta elettorale. Quanto a Prodi, non credo
che lo storico inglese Denis Mack Smith, tornerebbe a prevedere nella sua storia d’Italia che con
Prodi al governo si realizzerebbero i sogni di… Cavour e di Mazzini.
Sono costretti entrambi a tenere i piedi rigorosamente per terra, anche se due tipi più diversi tra loro
é praticamente impossibile andarli a scovare negli annali. La loro prima repubblica insegna. Di
Berlusconi si diceva che era “vicino a Craxi”, di Prodi che era “ di area Dc”. Prodi, professore di
economia e politica industriale, diventa ministro dell’Industria mentre Berlusconi compra il
“Giornale” di Indro Montanelli. All’inizio degli anni Ottanta, sono rispettivamente un “magnate”
del capitalismo privato (Fininvest) e un “boiardo” del capitalismo di Stato (Iri).
In politica, Berlusconi materializza il nemico nei comunisti d’ogni ordine, grado e sospetto; Prodi si
allea con Rifondazione Comunista. Bonaccione e confidenziale, il professore sostiene che
l’economia globale premia il cervello e la solidarietà considerando davvero ricche le aree con più
scuole tecniche. Dalle riforme alle tasse, l’imprenditore promette invece il “sogno”, il “ secondo
miracolo italiano”, il “cambiamento titanico dello Stato”: soltanto una volta ammette di “non essere
Mandrake”, inarrivabile illusionista del fumetto americano.
Prima del voto europeo Berlusconi invia una lettera a casa degli italiani per ricordare gli
“innumerevoli” risultati di tre anni di governo. Chi si loda si sbroda. Ha esagerato, edulcorando la
realtà per privilegiare il sogno che non funziona in eterno. Abusando della televisione, ne é rimasto
consumato, proprio lui, l’uomo-antenna.
Dopo il voto europeo, Prodi ha spedito una lettera agli alleati per promuovere alla svelta una
assemblea costituente di tutto l’Ulivo. L’Ulivo é morto, ha chiarito Bertinotti, e ieri su

“Repubblica” D’Alema ha risposto di non aver capito che cosa voglia Prodi quando la sola cosa
urgente a sinistra é un patto federativo.
Berlusconi e Prodi, entrambi indeboliti, hanno lo stesso problema: gli alleati, visto che i piccoli
partiti sono diventati più forti sia a destra che a sinistra. Nella migliore delle ipotesi il craxiano
Berlusconi li considera “ingrati” mentre Prodi, di vecchia “area Dc”, scommette tutto sulla
mediazione.
Nell’Italia politicamente divisa a metà, ognuna delle due metà potenzia le proprie divisioni. Qui si
vincerà o si perderà nel 2006.