2004 giugno 28 Trapattoni
2004 giugno 28 – Europei di calcio – Trapattoni all’ esonero
A dispetto della patria del pallone, bisognerebbe far festa grande! Meno male che la Nazionale
italiana é stata eliminata in largo anticipo, così non potrà servire da foglia di fico né da “salva
calcio”. Si mostra per quel che vale, cioè poco.
Dico questo. Soltanto nella normalità dell’eliminazione, nel languore dei divi, nel lassismo del
gruppo e nelle fissazioni del tecnico azzurro poteva fatalmente realizzarsi la perfetta coerenza tra il
calcio fallimentare nei bilanci e il calcio fallito in campo, tra un fenomeno da magistratura
ordinaria e un gioco di straordinaria mediocrità. Si evitano scusanti, manipolazioni e illusioni.
Più o meno come ci capitò nel 1966 con la Corea , alla reputazione internazionale penseremo
un’altra volta. Quello fu il mio primo Mondiale da inviato speciale e adesso, da impavido guardone
tv, sostengo che ci é andata benissimo: la cronica mancanza di risultati della Nazionale rende più
plateali tutti i malesseri del calcio. Come detonatore della crisi generale, Giovanni Trapattoni ci
torna utile da perdente.
Con il Trap, la Nazionale perde la guida più simpatica. Lui che da calciatore era il tipo più
silenzioso e riservato del mondo, da allenatore era diventato un Fregoli della battuta, un trasformista
che nello spogliatoio mescolava humour e buon senso , tattica e acqua santa. Sembrava l’uomo su
misura per sdrammatizzare l’eterno drammone nazionale. Invece, ha fallito su tutta la linea.
Dietro la simpatia si camuffava via via la confusione. L’insicurezza decideva il modulo tattico. Sul
buon senso vinceva la cocciutaggine fino al puntiglio di scelte che, per uno di mestiere, dovevano
essere autentiche banalità non grandi scoperte.
Quando un selezionatore non vede Gilardino ma continua imperterrito a vedere gli invisibili Del
Piero/Vieri, vuol dire che ha perso il senso della realtà. Non per nulla il Trap ha fatto la massima
fortuna del processo per direttissima di Aldo Biscardi mentre commentatori e ospiti della Rai
accompagnavano l’incombente brutta figura con vagonate di retorica e di buonismo azzurro. Roba
da non credere.
Nell’Europeo dei grandi scontri da 120 minuti più rigori, l’Italia ha giocato decentemente 30 minuti
per merito di Cassano. Nei 25 milioni di telespettatori non ha mai provocato divertimento, senso di
forza e/o di futuro, ma tensione cronica, crescente paura di non farcela, incazzatura latente. Era,
ancora prima di arrivare in Portogallo, una squadra ansiogena e dubitante, tatticamente ottusa, piena
di titolari fuori forma o in palese declino, dunque una squadra ogni giorno alle prese con le
rivendicazioni personali di chi al contrario si sentiva all’altezza.
Insomma, tutti per uno e nessuno per tutti. E Totti ha trovato in uno sputo il suo tiro più preciso
dopo essere stato presentato non come un asso del campionato italiano ma oramai come un
patrimonio universale dell’Unesco.
Una sola cosa é sicura; più passa il tempo più giganteggia l’impresa della Nazionale di Enzo
Bearzot nel 1982, sulla quale viviamo tuttora di rendita. Via Trapattoni, hanno scelto Marcello
Lippi che porta con sé l’ottimo curriculum alla Juve, ma gli avrei preferito Claudio Gentile, terzino
mondiale con Bearzot, tecnico vincente della Under 21, giovane allenatore federale non di club,
dunque più libero.
Auguri a Lippi, beninteso. Il 1982 aspetta aggiornamenti.