2004 giugno 6 Il Papa e Bush
2004 giugno 6
Perché i padroni del mondo hanno tanto bisogno del Papa?
E’ utile domandarsi perché anche l’uomo più potente del pianeta sia giunto da Washington per
piegare la schiena in due nel prendere tra le sue mani quelle del vecchio Papa polacco, stanco e
tremante per il morbo di Parkinson, non più auto-sufficiente ma limpido nel pensiero come un
salmo di David. Può inciampare la sua parola , non la visione del nostro tempo:” Un incontro
straordinario con un uomo forte”, l’ha definito George Bush nella conferenza stampa finale.
Attraverso l’ ambasciatore americano , il presidente degli Stati Uniti aveva fatto di tutto per
incontrare il Papa nel primo giorno del suo sbarco nell’Europa del D-Day e delle radici cristiane. Ha
modificato il programma di viaggio, ha forzato il cerimoniale, é arrivato di notte appena in tempo
per l’udienza nel salotto rinascimentale prima che il pontefice si recasse in visita in Svizzera.
“God bless America”, Dio protegga l’America gli ha ripetuto due volte Karol Wojtyla. Sulla
poltrona bianca alla destra del Papa sedeva appunto l’America non solo l’amministrazione Bush;
non un presidente repubblicano eletto con soli 500 voti di vantaggio sul candidato democratico ma
gli Stati Uniti, l’unica super-potenza planetaria.
In una saletta attigua a quella dell’udienza papale, un maggiore dei Marines aveva in custodia la
valigetta che accompagna sempre e ovunque ogni presidente Usa con i codici per il lancio di missili
a testata nucleare. Il simbolo del massimo potere militare era impossibilitato a fermarsi anche per
una sola ora alle soglie del Vaticano: ieri il Male permanente era il comunismo, oggi un terrorismo
islamico nomade .
Il professore in scienze politiche Toni Negri nega che ci possa ancora essere una nazione leader
mondiale o imperialista, come si diceva una volta, perché oggi l’”Impero” del potere globale
frantumerebbe ogni vecchia sovranità nazionale senza avere né un vero centro né un vero luogo
imperiale. Nemmeno gli Stati Uniti.
Studioso di politica estera, Robert Kagan non ha invece dubbi e fa un esempio molto attuale:” Gli
americani – spiega – sono abbastanza potenti da non dover temere gli europei neppure quando
recano doni.”Comunque la si giudichi e la si misuri, l’America é l’America.
Un paese liberale e religioso che ha fede nella Borsa di Wall Street. Il paese meglio armato e mai
coloniale, la cui presenza é ora ripudiata come “occupante” ora invocata in ginocchio come
nell’Africa dei genocidi in corso o nel Kosovo della pulizia etnica. Un paese tecnologico che
investe in ricerca quasi il tre per cento del prodotto interno e che registra 66 computer ogni 100
abitanti. Un paese che, nonostante il sanguinoso labirinto iracheno, sta discutendo più di sanità
carente che di politica estera a pochi mesi dalle elezioni presidenziali.
“Elettorale” sarebbe stato appunto il sospirato incontro con il Papa a detta di quanti accusano Bush
di aver pensato soltanto al voto dei 63 milioni di statunitensi cattolici. Che lo dicano tanti politici
italiani da almeno un anno impegnati a sfruttare per il voto europeo anche l’aria che respirano, fa
parte della impudenza diffusa. Gli esperti internazionali fanno oltretutto notare che il voto dei
cattolici Usa é molto indipendente in un paese tanto religioso quanto costituzionalmente privo di
ogni connessione fra Stato e Chiesa.
A mio parere, il fatto é che tutti hanno bisogno del Papa. Anche Bush il preventivo, anche la
stressata America di oggi che si specchia nell’immagine deformante della tortura. “Lo spirito
dell’America” non é questo, ha scandito ieri Bush a Roma quasi confessandosi in mondovisione.
Il nostro doveva essere il tempo della morte di Dio, dello svuotamento del sacro, della
privatizzazione della religiosità, del silenzio delle grandi voci spirituali, della società tutta Pil, Bond
e Consumi. Ma non funziona; al contrario é fallito il mondo senza Dio.
Il mondo senza gerarchia di valore civile e senza autorità morali paga un vuoto che rende dubitante
e confuso perfino il potere più orgoglioso di sé. All’inizio degli Anni Sessanta, con la terza guerra
mondiale alle porte, papa Giovanni contribuì a disinnescare la crisi di Cuba tra Usa e Urss, tra
Kennedy e Kruscev: i grandi papi sono sempre stati grandi attori del proprio tempo, anzi contro il
tempo, mettendo scandalosamente in campo l’umanità contro l’istinto di potenza.
Un giorno Stalin chiese al presidente americano Roosevelt notizie su Pio XII, il papa che scomunicò
i comunisti.”Chi é ? – domandò – Quante divisioni ha?” Nemmeno Karol Wojtyla può schierare un
esercito ma é armato fino ai denti di coerenza storica, di coraggio polacco, di potere etico, di
disarmata diplomazia, di confidenza cristiana.
Hanno tutti bisogno di un Papa dentro fino al collo nei drammi e nei sogni del mondo ma
intenzionato a dar conto di sé soltanto a Dio.Un uomo forte, di fede, una voce oltre, una coscienza
universale che consuma il fisico non il messaggio.
A volte i potenti sono deboli. Karol Wojtyla spiega loro perché.