2004 luglio 28 Olimpiadi di Atene
2004 luglio 28 – Olimpiadi di Atene
Non esiste campionato del mondo che tenga, soltanto le Olimpiadi assomigliano a se stesse
riportando il tempo a 2700 anni fa. Roma non era ancora nata quando gli antichi greci fecero di
Olimpia il santuario di Zeus, primo fra gli dèi , un incrocio tra uno sciupa femmine alla Rodolfo
Valentino e un caratteriale alla Marlon Brando.
Olimpia diventò anche la capitale del piacere sportivo inventando le gare degli atleti come un rito
religioso, il cui paradiso era rappresentato per il vincitore da una corona d’alloro. Ed eccoci qua,
alle prese con un mito millenario che questa volta sarà visto da circa quattro miliardi di persone
attraverso sedicimila emittenti televisive!
E’ una storia arcinota da ricordare tutta. Se le Olimpiadi antiche morirono di morte naturale, quelle
moderne rinacquero per merito di Pierre Fredi de Coubertin, giovane barone francese che si mangiò
nell’avventura tutto ciò che possedeva.
Le Olimpiadi antiche durarono quasi 1200 anni prima di fare una brutta fine causata, secondo gli
studiosi, dallo svuotamento dello spirito originario provocato dai romani e dai cristiani. I romani
badando al sodo, cioè agli affari e al turismo, altro che alla gloria senza fini di lucro; i cristiani
mandando in pensione Zeus e tutta la combriccola degli dèi tradizionali.
Le Olimpiadi moderne, rinate 108 anni fa, puntavano a conservare sotto vuoto spinto un grumo di
nobili ideali, primo fra tutti il dilettantismo, ma gettarono il seme del futuro come lasciava intuire la
scelta dei simboli. In largo anticipo sul mondo globale, i cinque cerchi stavano per i cinque
continenti. Il motto Citius, altius, fortius”, più velocemente, più in alto, con più forza, sembra scelto
oggi per il mondo di domani che ha la sua Bibbia nella competizione, nell’efficienza, nello show
delle ambizioni, nei record in dollari.
Il romantico barone francese cultore di archeologia pensava di ridare vita a un monumento greco
ma destino volle che, meglio di un manager, lanciasse il più avveniristico spettacolo del mondo. Già
nel 1906 Londra costruì apposta uno stadio da centomila spettatori mentre nel 1932 Los Angeles
inventò il primo villaggio per gli atleti. Il gigantismo era già cominciato, presto seguito dal
professionismo.
Anche la politica intuì la potenza di comunicazione delle Olimpiadi. Hitler le volle naziste e
razziste. Il terrorismo palestinese le usò contro Israele. A turno, fra gli anni Settanta e Ottanta,
furono boicottate per strategia internazionale prima dai Paesi africani, poi dagli Stati Uniti
dall’Unione Sovietica.
Adesso, ad Atene, sono stati piazzati i missili Patriot per garantire la sicurezza del grande “bersaglio
sensibile” del terrorismo islamico. Dove fu inventata la democrazia domina la paura.
Le Olimpiadi moderne mettono in scena tutti i mali della modernità ma, nonostante gli incubi e il
doping strisciante, ne sublimano tuttora lo sport. D’accordo, ogni sport fa storia a sé; ogni specialità
esalta un gesto particolare; ogni campione é imparagonabile eppure, se dovessi portare la mia
testimonianza di giornalista inviato, sceglierei una ginnasta come la cosa più bella mai vista in vita
mia.
Nel 1976 a Montreal la romena Nadia Comaneci volò dalle parallele asimmetriche meglio di un
angelo, fece impallidire sulla trave anche il sogno del miglior acrobata e alla fine ottenne tre 10 di
punteggio, come non era mai capitato a nessuno. Le Olimpiadi sono il museo Louvre vivente dei
più bravi.
Un giornalista americano scrisse che la Grecia assomiglia a un grappolo d’uva sospeso sull’acqua.
Atene sarà l’eterno grappolo di dèi dello sport.