2004 luglio 5 Fine dell’Europeo
2004 luglio 5 – Europeo di calcio – Finale
Per dare elegantemente degli incompetenti agli alleati senza nominarli, l’ ex ministro Giulio
Tremonti ha rinfacciato loro una “analisi non particolarmente attenta” dei conti pubblici. Come dire
che non hanno capito un tubo in materia oppure , nella più sprezzante della ipotesi, che si sono
distratti per fini faide di partito.
In politica, al contrario del calcio, si possono tirare sassate anche in guanti bianchi e fare astioso
braccio di ferro con le sofisticate “analisi” delle casse dello Stato. Il teatro del pallone é tutto
diverso; senza batter ciglio sbatte in piazza ogni reputazione personale e, al contrario di Tremonti,
non fa sconti sul linguaggio.
Se lo spettacolo fa schifo, si dice che “fa schifo”; se i campioni del gol sono diventati assi dello
spot, si conclude che é “una vergogna”. Se una squadra non ce la fa a governare il gioco, diventa
un’armata brancaleone e il suo tecnico merita la pensione.
A campionato europeo concluso, che cosa ne ha ricavato l’Italia? Niente, tranne Cassano, che si
sapeva essere un artista ma che si temeva si comportasse, soprattutto in campo internazionale, da
bullo riconoscibile più che altro per il tatuaggio.Mi ha sorpreso la disciplina di Cassano, non la sua
classe.
Questo é oggi il solo attivo azzurro nel bilancio finale. Abbiamo anche ammirato stadi bellissimi,
spettatori carichi di folklore, partite sempre tirate, arbitri non ostruzionistici, vecchi spompati
squadroni giustamente messi fuori da nuove squadre fisicamente ben preparate. Abbiamo ammirato
inoltre la disinvolta fusione di trentenni orgogliosi con ventenni già avviati a una grande carriera e
le due finaliste allenate da un brasiliano e da un tedesco forniti di una personalità spesso sconosciuta
a tante panchine nostrane.
L’inventore della Grecia, Rehhagel, mi ricorda il lavoro collettivo di Luigi Del Neri con il Chievo.
Il tecnico del Portogallo, Scolari, ha dimostrato che anche la tattica fa parte da sempre della miglior
cultura calcistica brasiliana.
Purtroppo un allenatore con il curriculum di Trapattoni non ha invece lasciato alcuna traccia
europea degna di menzione, lui stesso attore e comparsa della generale mediocrità dei suoi
“ragazzi”. Un giorno ha dichiarato: “Qui devo fare il prete”, ma in genere i gol non nascono in
confessionale.
Così il nostro Europeo ha chiuso un fascicolo senza lasciare appunti per il futuro.Dal Portogallo
sono rientrati una nazionale amorfa, un presidente federale colpevole (Carraro:”La colpa é mia”),
un tecnico ridotto alle sue battute, troppi giocatori narcisisti, uno sputo e i più brutti schemi del
continente. Soltanto la Francia mollacciona e dimentica di sé ha fatto brutta figura quanto l’Italia.
Il bello é che questi non sono nemmeno i guai peggiori, visto che nessuna delle palle al piede del
calcio sono state sollevate di un solo centimetro. Ignoro se l’annunciato addio a “questo” calcio sarà
portato fino in fondo dal presidente del Palermo, Zamparini; di sicuro certifica che il baraccone non
ce la fa più a stare in piedi economicamente nemmeno per un dirigente di successo che, appena
lasciata l’accidiosa Venezia, é sbarcato in Sicilia con il piglio di Garibaldi.
Dopo l’Europeo, ci conviene aspettare il campionato. Di riffe o di raffe, sarà la sola consolazione,
l’eterna libido del gol. Indebitato fino al collo, ma sempre gol.