2004 maggio 2 Europeo di calcio

2004 maggio 2 – Europeo di calcio – al via.

Niente sogni, illusioni, megalomanie; vietato andare in Portogallo a caccia del vento avrebbe scritto
Gianni Brera. Su undici campionati europei l’Italia ha vinto una sola volta: era il dimenticato 1968
ma nonostante si giocasse a Roma con un arbitro buono come gli spaghetti e con un Gigi Riva
predestinato al gol fin dall’embrione, ci vollero due finali nel giro di 48 ore per battere la
Jugoslavia. Che notti quelle notti slave del triestino Ferruccio Valcareggi. Alla prima delle due
partite non erano bastati nemmeno i tempi supplementari per rompere la parità.
Lo so bene che non vuol dire niente però, per gustosa coincidenza, allora come quest’anno lo
scudetto era stato vinto dal Milan, il cui mediano Giovanni Trapattoni, lombardo di Cusano
Milanino, aveva 29 anni e navigava a centrocampo a quota periscopica per non perdere mai le
distanze dalla difesa. Il vangelo del calcio secondo Nereo Rocco si fondava appunto sugli spazi
garantiti dietro per poter schierare davanti quattro grandissimi attaccanti come Hamrin, Sormani,
Rivera e Prati. Altro che catenaccio!
Soprattutto in nazionale Trapattoni resta tuttora figlio di quella esperienza tattica, semmai con una
spanna di precauzione in più e di slancio in meno. E’un nobile conservatore che, pur molto meno
flessibile di Rocco, tiene alla stabilità dello “spogliatoio” assai più che agli estri o alle novità: per
questo non ha mai pensato né a un vecchio giocatore-bandiera come Baggio né all’invasivo
Gilardino dei 40 gol di stagione.
Poiché lo inquietano, annulla gli estremi. Se il filosofo Platone ha inventato il dialogo, questo
commissario tecnico si sente a proprio agio solo dialogando con calciatori esperti.
Il Trap ha vinto tutto, in Italia e all’estero, campionati e coppe. Una carriera tanto datata quanto
indiscutibile: dico questo per il rispetto che gli si deve anche quando sbaglia di grosso.
Eppure la nazionale é adesso più di Totti che di Trapattoni. Il tecnico ha selezionato il suo gruppo di
fiducia, ma soltanto Totti dà finalmente identità a una squadra spesso impersonale. Lui che esordì a
17 anni in serie A, scoppia di classe, da leader.
Basti pensare al momento di Del Piero e di Vieri, il primo quasi trentenne, il secondo presto
trentunenne. Arrivano all’europeo con l’aria dei tardivi esordienti, costretti quasi a rifare i conti con
il proprio valore, a misurarsi ex novo, a restaurare profili di campioni alla ricerca del tempo e/o del
gol perduto. Se, scandalosamente, Gilardino non fa parte delle alternative ai due , Cassano c’é.
Credo che da mesi Del Piero abbia saggiamente dato appuntamento a se stesso in Portogallo per
tenere a bada sconcertanti indizi di crepuscolo. Non sarà uno spot con l’uccellino, ma una prova di
nerbo. Un fiasco o il “cuore che non trema”.
Trapattoni scommette su tanta repressa ambizione di Del Piero su per giù come, al Mundial 1982 di
Spagna, Enzo Bearzot modellò la risurrezione di Paolo Rossi. Dopo l’amichevole di Tunisi, il Trap
lo definì “brillante”! Nooo, mentiva.
Dalla prossima settimana servirà tutt’altro Del Piero, come del resto un Vieri meno in conflitto con
il pallone tra i piedi e più in fiato sul gioco aereo, cioè più in forma in area. Vieri non é “il più forte
centravanti del mondo”; basterebbe che fosse il più forte in questa nazionale.
Con Danimarca, Svezia e Bulgaria, all’Italia tocca un girone aspro, enigmatico, molto fisico.
Andando avanti, si misurerebbe poi con il meglio su piazza, vedi Francia, Spagna, Inghilterra,
Germania, Olanda, anche Russia. Un Europeo di ferro, con tutte le grandi scuole continentali in
vetrina.
Se vincitori a Lisbona, gli italiani riceveranno 250.000 euro a testa; se secondi, 120.000. Vale solo
la finale, nessun altro premio sarà loro pagato. Dopo un’annata di conti in rosso e di neri scandali,
di inchieste penali in corso e di regole finite fuori corso, l’industria-calcio cerca reputazione
attraverso il prodotto nudo e crudo: campo, partita, calciatori, gioco, risultato.
Più che una squadra, la Nazionale é la piazza d’Italia. Può tutto e il contrario; al confronto, l’Under
21 resta un gioco da ragazzi.