2004 marzo 14 Papa

2004 marzo 14

Oggi 14 marzo, terza domenica di quaresima nella quale Gesù cacciò i demoni “col dito di Dio”,
sono 9.281 giorni che Karol Wojtyla é papa. Dopo san Pietro e Pio IX, nessun pontificato ha avuto
più durata di quello di Giovanni Paolo II.
Doveva essere morto da un pezzo il papa polacco, che porta per sempre nel corpo le ferite di un
terrorismo intenzionato a ucciderlo a colpi di rivoltella come in un qualunque regolamento di conti
tra il papa del dialogo senza fine e i mutevoli demoni della violenza. Lo volevano ammazzare in
piazza, fra i fedeli, coram populo, davanti alla sua basilica, perché doveva essere chiaro che ogni
terrorismo non si dà più confini e limiti né fa eccezioni in un mondo fattosi piccolo, enormemente
più piccolo. I nuovi riti sacrificali sono planetari.
Anche quando gli assassini si celano dietro le sigle, i silenzi e le mancate rivendicazioni, il gesto di
morte deve parlare da solo, dichiararsi spettacolare, intasare di immagini la diretta televisiva: più
sparpaglia sangue e pezzi d’uomo più il terrorismo comunica con chi intende colpire e con chi cerca
di intimidire. Di volta in volta può prendere di mira il bersaglio più speciale a san Pietro; oppure
scegliere a casaccio venti militari italiani in Iraq, una discoteca in Israele come 200 passeggeri
qualunque a Madrid o 3000 vite all’ingrosso a New York..
Il papa sopravvissuto all’attentato ha visto in questi lunghi anni moltiplicarsi per cento un
terrorismo che uno o mille fa lo stesso e che non distingue nemmeno tra militari e gente comune, tra
bersagli ideologici e obbiettivi civili, tra il papa e l’ultimo anonimo pendolare di un treno del
mattino. Se i carnefici di Madrid volevano mandare a dire agli europei che il terrorismo sta entrando
a tempo indeterminato nella nostra più banale quotidianità, non potevano scegliere un mezzo più
eloquente.
Quei treni sventrati segnalano la fine degli obbiettivi mirati e l’avvento della normalità della
strage.Nella società di massa la folla d’ogni giorno si scopre nel mirino senza nemmeno sospettare
perché, ma oggi le si spara nel mucchio proprio perché nessuno possa ritenersi al riparo, neutro,
astenuto rispetto alle infernali “guerre sante” del tempo meno sacro della storia dell’umanità.
Nei suoi viaggi Wojtyla ha percorso tre volte abbondanti la distanza Terra/Luna. Ha accolto in
udienza a Roma 17 milioni di persone; ha incontrato in ogni dove altri milioni e milioni di uomini
che lo hanno visto di persona. E’ l’uomo più visto da vicino e più tele-visto del pianeta. Non ha mai
smesso di sentirsi in missione contro la roulette della paura.
Nessun papa é “urbi et orbi” quanto lui, qui e ovunque, nel centro e nelle periferie del
cattolicesimo. Gli economisti annunciavano il mondo globale dei commerci; lui lo pensa ecumenico
e almeno un po’ impegnato a quotare i valori oltre che i titoli in borsa. Ma quante tremende
delusioni.
Se da anni la sua parola più usata é “pace” nel nome del Signore, soprattutto il terrorismo islamico
la espropria di significato nel nome della religione.Il termine “kamikaze” é entrato non per nulla a
far parte dell’arsenale degli attentati come un esplosivo, una bomba, un’arma qualunque, un
detonatore in carne e ossa. E proprio i mezzi della mobilità del mondo, dagli aerei ai treni, sono
diventati i simboli della sua vulnerabilità.
Corriamo addirittura l’infame tentazione di scegliere il meno scomodo tra il terrorismo interno e l’
esterno, come se ogni Paese potesse badare al “proprio” incubo chiudendo in fretta gli occhi
lacrimevoli su quello “altrui”. Diciamo la verità con il massimo della brutalità: se l’orrore di Madrid
fosse opera di criminali baschi, l’Italia si sentirebbe probabilmente rassicurata; se l’attentato
risultasse di marca islamica, l’Italia avvertirebbe la minaccia imminente per effetto domino. Ma
sarebbe folle reagire così.
Ormai il terrorismo é sempre interno. Fa parte del nostro territorio anche quando ne sembra a
distanza di sicurezza. A maggior ragione fa venire la pelle d’oca questa Europa gelosa, ottusa,
imprevidente, malata di apparati e di privacy nazionalista, che fa ancora tanta fatica a mettere
insieme tutto il meglio delle informazioni proprio contro un nemico che le teme più di ogni altra
arma.

E’ difficile abituarsi alla paura e a una guerra senza fissa dimora. La stessa mattina dell’attentato –
quando la notizia non aveva ancora fatto il giro del mondo – la copertina del settimanale Donna
Moderna lanciava “Il tailleur che fa primavera”, Gioia “La mania delle tribù metropolitane”,
Panorama “Essere & Benessere” , Grazia “Gli abiti per far stupire”, Chi “Gli amori di Alessia”,
Flair “La moda é libertà”. Un minuto dopo sembravano tutti invecchiati, come i giornali dei
mercatini.Il terrorismo della nuova quotidianità del mondo cambia anche il sillabario della nostra
vanità.
Sarebbe questo il momento della razionalità e del coraggio, lo stesso di papa Karol Wojtyla. Da
9.281 giorni predica futuro, senza soste, impermeabile anche al terrorista mandato a ucciderlo a san
Pietro.